Strano, solo 4 su 10 trovano lavoro tramite raccomandazione! La mia percezione del fenomeno mi faceva pensare che la media fosse molto più alta.

Lavoro, Istat: “6 giovani disoccupati su 10 non sono disposti a trasferirsi. 4 su 10 trovano posto grazie a raccomandazioni” È quanto emerge dal focus dell’istituto di ricerca sui giovani nel mercato del lavoro, che sottolinea come tra coloro che sono usciti dal sistema di istruzione nell’ultimo biennio la quota di occupati in lavori atipici è del 51,7% per i laureati e del 64,4% per i diplomati.

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Guardate che la percentuale di raccomandati è più alta. E la maggior parte sono laureati. Non stiamo parlando del posto da panettiere, stiamo parlando di altre tipologie di posti di lavoro. Ho citato i panettieri perché loro offrono posti di lavoro che restano vuoti.

LA FACCENDA Andrebbe approfondita un po la cosa. Trasferirsi costa caro sia per molti che ancora abitano da mamma sia per coloro che hanno un mutuo da pagare, un affitto che non possono disdire (nel caso il/la compagno/à non possa seguirli). Discorso raccomandazioni, salvo quando si parla di impiego pubblico, un privato assume chi ritiene essere più efficace alla propria attività, che non sempre corrisponde a colui più preparato e con più titoli. E anche se fosse la scelta sbagliata ne risponde in prima persona. È ora di smetterla con ragionamenti ipocriti, la raccomandazione esiste ovunque, e quasi chiunque se può preferisce affidarsi a chi conosce o da chi li è stato presentato. D’altronde se avete bisogno di un meccanico/idraulico ecc non chiedete mai consiglio ad amici e conoscenti?o indite un concorso…. E questa è la ragione anche per la quale a volte qualità relazionali prendono il sopravvento di altre qualità… Ora senza arrivare all’estremo delle partite di calcetto di poletti, se non ci si fa conoscere (diciamo non si fa rete, un network che suona meglio) é molto più difficile che qualcuno si accorga di noi e delle nostre competenze. Senza contare che se una persona manda cv a raffica senza riscontro il minimo che dovrebbe fare è mettere in dubbio il proprio sistema di ricerca

Non è una novità che molti preferiscano rimanere a casa piuttosto che trasferirsi dove c’è domanda di lavoro. Succedeva anche una ventina di anni fa quando le aziende del nord (soprattutto Lombardia e Veneto) non riuscivano a trovare lavoratori soprattutto per i lavori meno qualificanti. E succede anche adesso (è notizia di oggi la difficoltà di una nota catena di panetteria/ristorazione di Milano a trovare panettieri e baristi con un contratto regolare a tempi pieno): chi ha un titolo di studio preferisce aspettare, spesso invano, di trovare un lavoro corrispondente agli studi fatti. Gli immigrati regolari che risiedono nel ns. paese sono oltre 5 milioni: in fondo hanno occupato posti che gli italiani hanno rifiutato. Chiaro che non vogliono trasferirsi. Pensano e affermano di essere i nuovi Einstein ma se si allontanano da casa poi dovrebbero dimostrare di esserlo. Più comodo invece è restarsene a casa, almeno non si viene a scoprire che sono degli incapaci con la laurea.E aspettano il miracolo alla Di Maio che non e nemmeno laureato.

Dico solo una cosa cari ragazzi.Dividere le spese esempio  fuori Milano (ma ciò succede a Londra Barcellona in ogni parte del mondo) abbonamenti necessari fanno 350 euro al mese. Mangiare ne fanno 100 al mese. Le bollette altri 100 in un appartamento condiviso. Non sarà una vita agevole ma è una vita assolutamente possibile. Come in tre quarti del resto del mondo un 22 enne vive per una fase della propria vita. Perciò se hai voglia di lavorare e essere indipendente dalle famiglia,Basta non vivere a Milano. Sembra una frase ridicola ma un abbonamento ferroviario per una delle città a 50km da Milano costa 50 euro al mese. In tali città affitti case a 300 euro al mese. La verità è che in Italia, una significativa parte della popolazione, nemmeno considera dover spendere 1hx2 al giorno di viaggio perché vogliamo la pappa pronta. Nell’hinterland, puoi serenamente affittare una singola a 300 euro al mese ancora oggi, legalmente. Se da un lato avete ragione da vendere in quanto dite, dall’altra la motivazione per molti nel non spostarsi è che si sta meglio a casa, non che non si sarebbe indipendenti fuori. Dopo di che condivido che sia una situazione difficile.

Italiani gran lavoratori. Nessuno vuole trasferirsi, in compenso i giovani hanno tutti smartphone sigaretta elettronica. Con gente simile c’è poi da stupirsi se arrivano gli extracomunitari? Il 6 su 10 tra i giovani che non vogliono trasferirsi per motivi di lavoro, sparato così, è un titolo che avvalora troppo facilmente il legame atavico giovani famiglia. E’ un contrapposto all’etica americana del vado dove sbarco il lunario. Il lunario da sbarcare dunque dove il pigro italiano non si impatta cedendo al facile usbergo della protezione uterina della famiglia. Una ancestralità, dove il pigro italiano è ulteriormente schifato, naturalmente da chi la panza la riempie con pranzo e cena regolari. Un pigro italiano che sa anche dove e come viaggia il merito, inno del quale i rimpinzati si consolano. Non è così: il pigro italiano è quello degli oltre 30 milioni che sono emigrati in una trentina d’anni sia con la bisaccia e nulla più che con la valigia di cartone e il caciocavallo al seguito nel dopoguerra. Il pigro italiano allora si mosse perché la rete della famiglia veniva sostituita dalla rete dei connazionali che lo avevano preceduto. Oggi il pigro italiano non istruito sa che la precarietà è ovunque la cifra che lo attende sia in questa Europa dal “lavoro riformato” sia in Italia, laddove se gli va bene non riesce manco con i salari e soprattutto la sicurezza che circolano a pagarsi l’affitto di una branda. E piantatela di sputargli addosso con l’aria tronfia dell’io che mi son fatto da solo; ma dove???

Se pensiamo che i nostri padri andavano in capo al mondo per un posto di lavoro (e non per un lavoro da manager…anzi ma per lavori molto umili che un giovane non vuole fare neanche se glielo trovano sotto casa)….poi si pontifica sulla disoccupazione giovanile….rimangano a casa a giocare con la PlayStation e farsi imboccare i tortellini da mamma’…..e che cosa vogliono il REDDITO di Cittadinanza? Si sui denti!!! Ci sono migliaia di ragazzi italiani, diplomati e laureati, che si trasferiscono in altre città europee e fanno i camerieri o i lavapiatti pur di non fare il medesimo lavoro in Italia, ragazzi che vengono puntualmente dileggiati da molti italiani della serie ” che senso ha fare il camerieri a Londra quando potevi rimanere a farlo qui?”. Ebbene questi ragazzi condividono lo stesso destino e meritano lo stesso rispetto dei nostri padri, da VOI CRITICATI mitizzati nel VOSTRO commento. E se i ragazzi vanno fino a Londra a lavare i piatti facciamocele due domande. E NON DENIGRARLI COME FANNO I BULLI.

E VOI IN TIPICO STILE GRILLINO SPOSTATE IL CONTESTO DEL ARGOMENTO DICENDOMI: Vogliamo i dati veri sulla disoccupazione in cui vengano inseriti: 1) Quelli che lavorano part-time o poche ore la settimana ma che in realtà vorrebbero lavorare a tempo pieno 2) Quelli che guadagnano meno di 600 euro al mese che mi permetterei di chiamare “finti occupati” 3) Quelli che lavorano gratis (in contratti di apprendistato, etc..) 4) Quelli che ormai non cercano più lavoro (cioè neppure più iscritti agli uffici di collocamento)

Vi rispondo subito: 1) Quelli che lavorano meno di 10 ore a settimana sono appena il 2,7% https://pagellapolitica.it/dichiarazioni/7931/un-milione-di-posti-di-lavoro 2) consideri sempre che l’80% delle persone vive in nuclei familiari, coppie, convivenze, familia e quindi il reddito reale non è della singola persona ma del nucleo…una donna può scegliere di lavorare 18 ore a settimana per 600 euro perchè magari il marito porta a casa 2.200…quindi quella signora non vive con 600 euro ma con il reddito del nucleo familiare che è di 2.800 3) nel contratto di apprendistato si viene retribuiti come nel normale contratto di categoria il vantaggio per il datore di lavoro è solo che risparmia il 20% di contributi…quindi non si lavora affatto gratis 4) Non è in base alle iscrizioni agli uffici di collocamento che si calcola la disoccupazione 5) Io le aggiungerei un’altra osservazione: quelli che lavorano IN NERO che quindi ufficialmente nelle statistiche risultano disoccupati ma in realtà sono occupatissimi e si stima essere circa il 6% della forza lavoro Quindi se lei detrai dal tasso ufficiale di disoccupazione 11% i lavoratori in nero (6%), i disoccupati che si godono tranquillamente i sussidi sul divano senza nessuna fretta di trovare lavoro (casse integrazioni, naspi, mobilità etc etc) di disoccupati veri con l’acqua alla gola non è che ne trova tanti

 

 

 

Strano, solo 4 su 10 trovano lavoro tramite raccomandazione! La mia percezione del fenomeno mi faceva pensare che la media fosse molto più alta.ultima modifica: 2017-10-28T18:00:45+02:00da bezzifer
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