Fedeli alla logica del rancore.

Fedeli alla logica del rancore. CHI! Ma.Liberi e Uguali

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Dei tre valori fondanti usciti dalla Rivoluzione francese – Liberté, Egalité. Fraternité – i seguacidi Bersani e D’Alema hanno scelto i primi due.
Mentre il presidente Emmanuel Macron, a sfondo del suo pregevole discorso di Capodanno all’Eliseo, aveva piazzato bella grande la parola “Fraternité”. Per sottolineare lucidamente che in momenti come questi rappresenta il valore più importante, di cui c’è maggior carenza.
Ma i fuoriusciti dal PD che hanno deciso di dare vita a un partito che ha come ragione fondante il revanscismo anti Renzi, non hanno certo potuto scegliere “fratellanza” o “fraternità” perchè consci (in questo coerenti) che dalle loro parti ce n’è assai poca. Alla base della loro azione  c’è il desiderio di indebolire la loro ex “ditta” (cfr. Bersani) e di buttar giù Renzi (cfr. D’Alema).
In queste settimane tutti i commentatori più autorevoli, anche quelli che hanno criticato la scissione dei massimalisti del PD, l’hanno inserita nel contesto della tradizione di rotture e spaccature della nostra sinistra, da Craxi a Bertinotti, in giù.
Ma non è esattamente così, perchè  sinora non c’era stata nessuna scissione motivata  tanto profondamente da problemi psicologici personali come questa. I D’Alema, i Bersani con al loro seguito Speranza, Cofferati e il drappello dei rancorosi, sono stati mossi dall’egocentrismo psicologico dei ruoli, illustrato da Massimi Recalcati.
Non sono, di fatto, dei nostalgici di una sinistra “vera”, dura e pura, non inquinata dalla devianza renziana, ma sono dei nostalgici di se stessi.
Qualche sera fa, nella trasmissione della Gruber, anche Massimo Cacciari (che non è certo un simpatizzante di Renzi) ha ammesso che l’unica motivazione degli scissionisti è stata la voglia di vendetta dei confronti del segretario del loro partito. Poi, un po’ preoccupato dell’eccesso di chiarezza, ha allungato il brodo, ma il succo rimane quello.

Ovviamente, gli ex leader PD, oggi a capo del partitino antagonista, tutto ciò lo negano. D’Alema in un comizio nel Salento (16 febbraio), parlando della “certa sconfitta del PD per responsabilità di Renzi”, ha detto che loro (di L. e U.) “non sono nati per far perdere il PD, ma il nostro progetto è far rinascere la sinistra”. Che la sinistra possa rinascere da un vecchio perdente come l’ex leader Maximo è già un discreto paradosso. Ma che loro non vogliano “far perdere” il PD di Renzi è una falsità palese.
Tanto che proprio a cominciare dal Salento, in tutto il Sud e non solo, L. e U. è andato all’arrembaggio dei circoli PD per svuotarli e/o convertirli.
Bersani, da Floris a di Martedi,  è partito lancia in resta: “Il Pd di Renzi ci ha liquidati perchè eravamo di centro-sinistra”; Renzi e Gentiloni hanno fatto delle riforme, ma tutte al rovescio di come andava fatto”; “Non siamo noi che abbiamo spaccato, la spaccatura è nel popolo”; “La legge elettorale voluta dal PD è demenziale”…
La legge elettorale demenziale ? Ma non è che Bersani e D’Alema (anche lui in un’intervista a Corriere del 18  febbraio ha parlato di “un’orrenda legge elettorale di cui porta grave responsabilità il gruppo dirigente del PD”) hanno gravi vuoti di memoria ?
Scordano di essersi battuti in prima fila, con Salvini, Berlusconi e Grillo, per il NO al Referendum che è servito a buttare all’aria (tra le tante altre cose) una legge elettorale a doppio turno, senz’altro migliore, più europea e funzionale, di quella che per responsabilità (anche) loro ci troviamo tra le mani.
E vi ricordate cosa andava garantendo serafico D’Alema durante la sua campagna per il NO ? “Che problema c’è ? Dopo la vittoria del NO, in poche settimane faremo una legge elettorale molto migliore”. Si è visto.
Le riforme tutte a rovescio ? Lasciando perdere Jobs Act e Buona scuola che naturalmente L.eU. vogliono abolire (malgrado i concreti buoni risultati certificati da tutti i misuratori, nazionali e internazionali) perchè prodotte dal nemico, vediamo, ad esempio, i diritti civili.
In cinque anni di Renzi e Gentiloni sono state fatte: la legge sul biotestamento che ha colmato un ritardo di 25 anni; la legge sulle unioni civili che è arrivata a un risulato dopo 20 anni di chiacchiere su Pacs e Dico; la legge sul divorszio breve che ha sciolto un nodo quarantennale; la legge sulla tortura che ha sanato un vuoto denunciato dall’ONU e dall’Europa; la legge sul “dopo di noi” in favore dei disabili; la legge sul femminicidio che inasprisce le pene.
Tutte cose che in trenta e passa anni i vari D’Alema, Bersani, e anche Prodi, non sono riusciti a mettere in cascina. Una consapevolezza che attizza il livore. Una realtà che quelli di L.e U. dovrebbero avere l’onestà di riconoscere e la dignità di non parlare di “riforme tutte a rovescio”. Ma la nostalgia di se stessi e l’indulgenza verso i propri insuccessi sono più forti.

Era naturale che gli ex leader Pd scissionisti e alleati con altre piccole identità dell’estrema-estrema sinistra, non potessero guidare in prima persona il nuovo partito. Avevano bisogno di una testa di legno che si presentasse come elemento unificatore. E chi si sono andati a scegliere ?
Il ragazzo Pietro Grasso, presidente del Senato, ex Procuratore nazionale anti-mafia, tutto quello che c’è di più istituzionale e rispettabile. Non proprio, però,  un uomo simbolo della sinistra, anche non estrema..
Di fatto un anziano ambizioso narciso che ha subito piazzato il suo nome a caratteri cubitali nel simbolo, quando, vale la pena ricordarlo, la sinistra PD era contraria a ogni “personalizzazione”. I tempi  cambiano e Grasso val bene un’eccezione.
E amen se non è proprio un fulmine di guerra, già a detta di alcuni suoi colleghi del tribunale palemitano, e non è dotato di fluente dialettica. Imbarazzante la sua prima conferenza stampa in cui ha saputo quasi solo ripetere “io ci sono, io ci sono, io ci sono” (tre volte). Un imbarazzo non dissipato dai suoi successivi interventi pubblici: “il mio obiettivo è quello di ricostruire il paese”, “rifondare la democrazia in Italia”, “abolire la mafia”, “eliminare l’evasione fiscale…”. Vaste programme, direbbe De Gaulle. Ottimi propositi, forse un tantino generici e irrealistici. Se non si dice come realizzarli.
Lo deve aver sospettato lo stesso ex magistrato che allora ha tirato fuori la proposta concreta di abolire le tasse universitarie. Purtroppo, oltre a non apparire a tutti come una priorità per il paese, la proposta si scorda  che già adesso i meno abbienti in pratica non pagano le tasse e che abolirle a tutti significherebbe un favore ai più ricchi. Non proprio una riforma da sinistra dura e pura. E neanche da centro-sinistra.
Ovviamente non si limitano a questa le proposte di L. e U. , ci sono anche la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, l’estensione del reddito di inclusione, l’aumento delle spese sanitarie, l’abolizione dei ticket…Oltre all’abolizione del Jobs Act, anche se in buona parte sta fuzionando. Senza scordare il totem dell’articolo 18, glorioso simbolo da riesumare, ma sul quale andrebbe scritto un pezzo a parte.
Un programma basato su molte voci che comportao maggiori spese, ma che non fornisce indicazioni sulle coperture finanziarie e rimane quindi una dichiarazione di intenti astratta. Salvo la speranza di un maggior recupero dell’evasione fiscale. Sperare non costa niente.

Nell’ultimo scorcio di campagna elettorale il principale sforzo di L.eU. è quello di smentire la dignosi renziana e gentiloniana secondo la quale un voto dato al partito della scissione rafforza Salvini e i 5stelle perchè indebolisce il PD che li contrasta. Noi non sottraiamo voti al Pd, vanno ripetendo D’Alema e Bersani, con l’eco di Grasso, ma miriamo a riportare al voto gli astenuti e a recuperare i consensi dei grillini pentiti e delusi.
Sarebbe bello, se fosse vero. “Ma nei collegi uninominali si vince con un voto in più o in meno e se in un collegio L.eU. toglie al PD anche il 2-3% rischiamo di perderlo e cederlo ai leghisti o ai grillini”, risponde Dario Franceschini (La Repubblica. !8 febbraio).
Dalle parole ai fatti. Il leghista Attilio Fontana sarà molto probabilmente il prossimo Governatore della Lombardia, visto lo strepitoso successo della sua dichiarazione sulla necessità di “difendere la razza bianca”.
E questo perché neanche di fronte a tale preoccupante razzista, la direzione di L.eU., si è convinta della necessità di appoggiare il candidato PD, Giorgio Gori. Come invece hanno scelto di fare nel Lazio con Nicola Zingaretti. Perché ? Perché Gori è vicino a Renzi, mentre Zingaretti no. Quando la priorità è i rancore personale, si arriva anche a questo.
Una brutta storia che ha permesso al Giornale di Sallusti di titolare: “Lombardia: Il centrosinistra è morto, grazie Grasso”.

PS: Ieri mattina gli hanno trovato la neve, sulle strade, davanti ai portoni e ai negozi, sulle macchine. Io sono uscito nella tarda mattinata per fare le spese necessarie e ho trovato la neve imputridita, davanti ai portoni, ai negozi, ecc. ecc. ecc. In qualunque altra capitale, cittadini, portieri, commesse e commessi di negozi e supermercati alle 9 di mattina avrebbero ripulito tutto e permesso in questo modo un regolare transito dei pedoni e degli acquirenti.Siamo italiani sempre ad aspettare altri che ci puliscano il culo,e quando ce l’hanno pulito,giù a contestare a criticare,ditemi che non e vero,e questo atteggiamento e lo stesso che LeU a verso la segreteria Renzi e il PD. 
Questa premessa per dire che dopo il il referendum una improvvisa voglia di decidere/non decidere si è impadronita degli italiani, facendo naufragare la proposta riformatrice di Renzi e del gruppo dirigente del PD.
Non decidere, nascondersi i problemi, allontanare chi si propone di affrontarli, raccontare un sacco di chiacchiere e di bugie pur di raggiungere l’obiettivo, lasciare che la neve marcisca ed evitare di assumere una responsabilità, di fare una scelta.
Buona notte, popolo, così si chiudeva un film di Luigi Magni su Targhini e Montanari ghigliottinati a Piazza del Popolo, con la consapevolezza che la storia si presenta una volta sotto forma di tragedia e poi come farsa, che è quella che stiamo vivendo, cittadini del 2018.

CONCLUDO POSTANDO CIO CHE A DETTO RENZI IERI A FINE GIORNATA.

Burian o non Burian, siamo arrivati a Roma. E siamo pronti per la diretta in prima serata su Canale 5, a Matrix. 
Mentre scendevamo dal profondo Nord, attraversando l’Italia innevata, mi sono tornati in mente i volti di questi giorni. Da Milano a Torino, da Brescia a Livorno. Sono volti emozionati e sorridenti mentre guardano i video dello spot PD, di Totò o di Obama. Che bello fare questo percorso con voi, amici. Forse è più facile urlare, insultare, denigrare sui social. Ma mettersi assieme, fare fatica, provare a cambiare è decisamente meglio che vivere di rancore. In questi anni il PD ha salvato l’Italia da una crisi devastante. Oggi siamo quelli che parlano di futuro, che vogliono andare avanti, che non insultano ma propongono soluzioni concrete per l’Italia. Siamo quelli che tutti attaccano perché sanno che l’operazione #primoposto è alla nostra portata. Siamo quelli che non puntano sulle fake news perché abbiamo i risultati dalla nostra. Siamo noi, quelli che credono alla politica. E che credono nell’Italia. Avanti, insieme.

TENETEVI IL RANCORE IO STO CON RENZI  PER IL BENE DEL ITALIA.

Fedeli alla logica del rancore.ultima modifica: 2018-02-27T08:56:22+01:00da bezzifer
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