Di fronte al dramma della Siria e a scenari di guerra dalle conseguenze imprevedibili, i gossipari di HP non trovano di meglio che parlare delle schermaglie nel PD. Se questo è giornalismo .

ALTRI  giornali di oggi / Crisi siriana accelera la soluzione della crisi italiana?

Risultati immagini per ALTRI giornali di oggi / Crisi siriana accelera la soluzione della crisi italiana?La crisi Usa-Russia interroga la politica italiana sul possibile uso delle basi americane nel nostro Paese. Intanto, torna forte l’asse Di Maio e Salvini.

Altro che ‘guerra fredda’: il rischio di un conflitto tra Russia e Stati Uniti non è mai stato così vicino e le prime pagine dei giornali raccontano il pericolo incombente. “Trump-Putin, venti di guerra” ci dice La Repubblica e in questa vicenda così pericolosa per il mondo, c’è anche un risvolto tutto italiano che riguarda l’uso delle basi statunitensi nel nostro paese.

Amici dell’Occidente o amici di Putin?

La Stampa lo riporta in prima pagina: “Usa-Russia, sfida sulle basi italiane” e nell’occhiello e nel sommario leggiamo “Lega contraria alla concessione di Aviano e Sigonella. I 5Stelle: siamo con l’Occidente, ma vinca la diplomazia. Siria: Trump valuta la richiesta ma Putin vuole bloccarla per ostacolare l’attacco”.

Nelle pagine interne del quotidiano torinese è un articolo di Francesco Grignetti a descrivere ciò che accade: “nel pomeriggio di martedì, la numero due dell’ambasciata degli Stati Uniti, Kelly Dignan si è recata a Palazzo Chigi per incontrare il consigliere diplomatico del premier. Era un sondaggio preliminare per capire se gli Stati Uniti, nel caso di attacco alla Siria, potranno contare sulle basi di Sigonella e di Aviano. (…) Ma il governo Gentiloni è dimissionario; (…) non potrà essere un governo insediato «per gli affari correnti» a prendere una decisione così importante come l’uso delle basi; soltanto il Parlamento può farlo. Non è un no, ma neanche un sì. Paolo Gentiloni stesso, parlando a un convegno, precisa: «L’uso di armi chimiche da parte di Assad non può essere tollerato». Tuttavia aggiunge: «Le immagini dei bambini uccisi non possono lasciarci indifferenti», ma «se dobbiamo immaginare una soluzione stabile di lungo periodo, dobbiamo scommettere sulla pace con negoziati Onu».

Prosegue l’articolo: “I venti di guerra, invece, soffiano sempre più forti. Al Senato, a margine di un incontro di routine, s’infiamma un dibattito estemporaneo proprio sulla crisi siriana. Comincia il dem Andrea Marcucci e ci va giù piatto. «Ciò che sta accadendo in Siria – dice il capogruppo Pd – è inaccettabile e obbliga noi tutti all’azione politica affinché l’utilizzo delle armi chimiche contro i civili sia immediatamente fermato». Immediatamente? Marcucci conclude chiedendo che il governo riferisca quanto prima. Si associano tutti, ma con posizioni diverse.
“I grillini restano nel vago finché Luigi Di Maio, a sera, si schiera: «Siamo alleati dei Paesi occidentali e credo si debba in un’ottica di pace, sempre, mettere in moto le nostre diplomazie per scongiurare i bombardamenti». Dice insomma la parola fondamentale: Occidente. Con il richiamo alla diplomazia, però, riecheggia echi gentiloniani.
Scontata è la posizione filorussa dei leghisti. Ci pensa il roboante Matteo Salvini a dare la linea. «Non sentite puzza di guerra nascosta – dice – sotto le fake news? Chi parla di missili per risolvere un problema ha un problema. I missili non si usano se non per sradicare i terroristi islamici». Più sorprendente è Lucio Malan, di Forza Italia, che ci tiene a mantenere una certa equidistanza: «La questione dell’attacco chimico va approfondita…». (…) Gli fa eco Paolo Romani, che un mese fa era in visita privata da Assad: «Il centrodestra alzi la voce sull’assurda minaccia di rappresaglia». La questione diventa politica. Polemizza il dem Maurizio Martina: «Salvini vuole cambiare le alleanze internazionali del nostro Paese? Se è cosi, lo dica chiaramente». Oppure il sottosegretario uscente agli Esteri, Enzo Amendola: «Il governo italiano è a fianco dei tradizionali alleati del nostro Paese: Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Se Salvini la pensa diversamente, lo dica con chiarezza». Conclusioni: martedì o mercoledì, il governo riferirà al Parlamento. Al termine, potrebbero essere presentate risoluzioni da mettere al voto”.

La crisi internazionale e il governo che non c’è

Sul Sole 24 Ore, Lina Palmerini rileva come la crisi siriana possa fare da acceleratore alla formazione del governo, proprio oggi che riprendono le consultazioni dei gruppi parlamentari al Quirinale: “È verosimile che, tanto più in questo secondo giro di colloqui, vista la crisi siriana e lo scontro in atto tra Trump e Putin, la politica esterna torni a essere uno snodo cruciale negli incontri con i leader. E che lo diventi soprattutto tra di loro. Già ieri le posizioni di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio non sembravano vicine anche se si dice siano ormai a un passo da un accordo. Questi sono i rumors politici, che parlano di un patto quasi fatto e agevolato anche dall’elezione del leghista Molteni alla commissione speciale della Camera per tenere libero Giancarlo Giorgetti per un incarico di Governo”.

Lega e 5Stelle, prove di governo

I passi avanti nell’alleanza dei vincitori cui accennava Il Sole 24 Ore, li ritroviamo anche sugli altri quotidiani. “Telefonata Salvini- Di Maio, torna l’asse” titola in prima pagina il Corriere della Sera, e Repubblica “M5S e Lega ci riprovano. Di Maio toglie il veto a Forza Italia, resta il no a Berlusconi”.
Dino Martirano, nelle pagine interne del Corriere della Sera, riferisce che “Dopo giorni di reciproche punture di spillo, Luigi di Maio e Matteo Salvini hanno annunciato, con un comunicato congiunto, la candidatura del leghista Nicola Molteni alla presidenza della commissione speciale della Camera (quella gemella del Senato è presieduta dal grillino Vito Crimi) che in assenza di un governo si dovrà occupare del Def. E così il grande escluso, il Pd, accusa il colpo: «Di Maio e Salvini comunicano su carta intestata l’accordo spartitorio», dice Maurizio Martina. Ma pure in FI c’è nervosismo perché la scelta di Molteni «non è stata comunicata»”.
Il problema, in ogni caso, paiono essere le elezioni regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia: Salvini “guarda alle regionali in Molise e in Friuli: «Se Lega e centrodestra vincono vedrete che il governo arriverà in fretta e qualcuno abbassa la cresta»”.

Anche Stefania Piras sul Messaggero parla di ‘asse’ tra Salvini e Di Maio e scrive: “«Io e Matteo Salvini quando ci sentiamo ci capiamo». Il feeling nato tra il leader M5S Luigi Di Maio e il segretario del Carroccio regge e anzi, lievita giorno dopo giorno. (…) A Sergio Mattarella Di Maio oggi dirà che «ci sono dei passi in avanti». Passi che lasciano tracce. Salvini ieri mattina da Terni ha detto: «Noi vogliamo dialogare con tutti, eccezion fatta del Pd. Se gli altri non ci stanno le vie sono due: o andiamo al voto dove penso potremo vincere da soli superando chi pone veti oppure, come extrema ratio, andiamo da soli, ci facciamo carico noi della situazione». Parole volutamente ambigue che fanno capire che il processo di sganciamento da Berlusconi è iniziato”.

Il quotidiano di Confindustria: basta veti fra Lega e 5S

Insomma, leghisti e 5stelle sono ad un passo da quel bacio che il murales raffigurava tra Di Maio e Salvini, e a questo proposito è interessante il commento di Valerio Castronovo sul quotidiano Confindustria, Il Sole 24 Ore: “Si spiega quanto sia urgente che, in una situazione in cui il Partito democratico si è autoescluso dall’eventualità di un appoggio esterno a un nuovo esecutivo, il Movimento 5S di Luigi Di Maio e lo schieramento di centro-destra capitanato da Matteo Salvini, pongano fine a uno sterile braccio di ferro, a suon di diktat e di veti incrociati e assicurino una guida al Paese in breve tempo un programma di governo realistico ed efficace in un quadro di riferimento europeo. Altrimenti finirebbero per aggravarsi certi cronici nodi economici e sociali e ne risentirebbero intanto le posizioni e le quotazioni politiche dell`Italia in uno scacchiere internazionale le denso di incognite”.

Pd: le donne, il social party e il richiamo di Morando

In casa Pd, fa discutere l’appello delle donne Pd che criticano la scelta delle pluricandidature. “La carica delle 500 donne Pd: gestione maschilista, ora basta”, titola il Quotidiano Nazionale, che commenta: “Nel PD non amano farsi mancare nulla. Ieri è stato il giorno della rivolta delle donne. Al grido di TowandaDem!, mutuato da quello con cui la protagonista del cult movie ‘Pomodori verdi fritti’ raggiunge la propria emancipazione, circa 500 donne del Pd hanno rivendicato la loro centralità nel partito. In un documento, di cui è prima firmataria la ex deputata bolognese (non rieletta) Francesca Puglisi e condiviso, tra le altre, dalle deputate Chiara Braga e Antonella Incerti, dalla senatrice Vanna lori e dalla sottosegretaria Sesa Amici, le donne democrat prendono posizione contro il gruppo dirigente: «Per la prima volta il Pd è sovrastato nella rappresentanza femminile parlamentare dal M5S e dalla Destra. (…) Replicano le renziane Silvia Fregolent, Teresa Bellanova, Tini Di Salvo, Raffaella Paita e altre: «Stupiscono i toni contenuti nell’appello firmato da alcune donne del Pd, che vorrebbe addirittura paragonare il nostro partito a M5S e Lega, quanto di più lontano possa esistere oggi in Parlamento non soltanto dalla difesa dei diritti delle donne, ma anche dai principi democratici»”. Sullo stesso argomento, segnaliamo le interviste a Francesca Puglisi che pubblicano Corriere della Sera e Repubblica, e ad Anna Ascani su Repubblica.

A proposito del fatto che il Pd non si faccia mancare nulla, i giornali di oggi si buttano sul poco felice “R.I.Party”: “una festa rilanciata sul social network – racconta La Repubblica – e organizzata per domani dalla sezione dei Giovani democratici della Balduina, quartiere che si arrampica sulla collina di Monte Mario, a due passi dal Vaticano. “R.I.party” (nel senso di “riposa in pace”) si intitola l’evento pubblicizzato con una locandina in cui Matteo Renzi è raffigurato come Frankenstein, di profilo, vicino a una bara aperta in una stanza che sembra essere la segreta di un castello”.

Secondo il parlamentare Pd Luciano Nobili “«Si tratta di un atto indegno che meriterebbe provvedimenti immediati ed esemplari. Ne va della vita della nostra comunità politica»”, mentre secondo il segretario giovanile romano del Pd, Guido Staffieri: “«Se una locandina di un evento che rilancia una festa goliardica rende il dibattito interno così scottante, allora significa che la situazione dentro al Pd è peggiore di come la conoscevamo». Staffieri ricorda che «i Gd di Balduina sono gli stessi che fecero satira su Ignazio Marino e sul Papa e nessuno se l’è mai presa, anzi: hanno riso tutti».

Intanto, sul Mattino, Enrico Morando, “viceministro uscente all’Economia, più volte senatore con i Ds e il Pd, una carriera politica che comincia nelle file del Pci piemontese”, risponde alle domande di Federica Fantozzi: “«Credo che fare il congresso due-tre anni dopo una sconfitta così drammatica sarebbe letteralmente insostenibile. L’assemblea elegga un segretario che in questa fase possa dirigere il partito nella pienezza di poteri e contemporaneamente fissi la data del congresso secondo le regole statutarie». Quando? «È necessaria un’ampia fase di preparazione, ma credo che non si possa andare oltre dicembre o gennaio al massimo. Il nodo da sciogliere è l’apertura a chi non si rassegna al rischio di un nuovo bipolarismo Lega-M5S e che, pur non facendo oggi parte del Pd, è disposto a partecipare al rilancio e alla ristrutturazione di quest`area». Pensa al rientro dei fuoriusciti a sinistra? «Penso a chi ha partecipato alle primarie del 2007 e che noi non siamo più stati capaci di coinvolgere. Forze che vanno sollecitate, non scoraggiate. Lo ripeto: apertura e non chiusura in conventicole che non sono nemmeno correnti. Io so bene come dovrebbero essere le correnti vere, quelle amendoliane e ingraiane per parlare della mia
esperienza nel Pci: erano strutture con un profilo culturale profondo, prevedibili nelle loro reazioni. Prima ancora di avere dei capi erano luoghi in cui si elaboravano strategie politiche»”.

Di fronte al dramma della Siria e a scenari di guerra dalle conseguenze imprevedibili, i gossipari di HP non trovano di meglio che parlare delle schermaglie nel PD. Se questo è giornalismo .ultima modifica: 2018-04-12T10:24:05+02:00da bezzifer
Reposta per primo quest’articolo
Share