Archivio mensile:dicembre 2018

*Le buche a Roma? Le ripara l’esercito (con i soldi degli italiani)

virginia raggi buche roma

240 milioni di euro per 200 chilometri di strade: per le buche di Roma a cui il MoVimento 5 Stelle non è in grado di provvedere interverrà l’esercito. Alla faccia dei vari Piani Marshall e degli annunci pomposi, l’amministrazione Raggi ammette la propria impotenza nei confronti del problema chiamando in causa il governo:

Dalle prime indiscrezioni funzionerà così: nell’emendamento Silvestri si dispone per l’anno 2019 l’erogazione al Genio di cinque milioni di euro per comprare le macchine asfaltatrici e al Campidoglio invece si danno 60 milioni di euro perché si doti della materia prima: il bitume per colmare materialmente le voragini. In questo modo la giunta Raggi avrà letteralmente a disposizione un esercito che lavorerà gratis per Roma.

Dai primi schemi abbozzati in Comune si stima un intervento ad ampio raggio su oltre 200 chilometri di strade e lavori di manodopera, a carico della Difesa, per 240 milioni di euro. Per l’anno successivo la cura di divise e bitume continua. Nell’emendamento si riservano altri venti milioni di euro al Comune per continuare il lavoro di risanamento completo delle strade. La sindaca Virginia Raggi e il deputato romano Silvestri lo considerano un vero e proprio piano Marshall in grado di traghettare l’amministrazione M5S fino al termine del mandato con la consapevolezza di aver fatto «quello che serve». 

buche roma esercito

Buche a Roma, dove interverrà l’esercito (Il Messaggero, 18 dicembre 2018)

Inutile star lì a ricordare che il Piano Marshall per le buche lo aveva promesso già l’assessora ai Lavori Pubblici e alla Naturopatia Margherita (c’era una volta una) Gatta. E come al solito è andata come è andata.

I cantieri straordinari si concentreranno nelle strade di grande viabilità e più malandate. Le sorvegliate speciali sono via Casilina e via Cassia. Qui i militari dovranno lavorare sodo per rifarle da cima a fondo. Il Genio si metterà al lavoro con interventi mirati su via Prenestina, via Ardeatina e via Isacco Newton. Questi sono i cantieri programmati e che secondo la giunta hanno priorità assoluta.

L’iter è ancora lungo: bisogna aspettare l’approvazione della manovra innanzitutto e poi il Campidoglio dovrà siglare un protocollo d’intesa con il Ministero della Difesa a cui spetta la scelta degli uomini da mettere in campo e il concreto pagamento della manodopera. Si parla di lavori che ammontano a 240 milioni di euro da cui, in questo modo, il Campidoglio sarà completamente sollevato.

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IL TRAMONTO DELLA SINISTRA

Risultati immagini per IL TRAMONTO DELLA SINISTRAAnti-renziani contro anti-dalemiani: ecco la ricetta perfetta per fare fuori il Pd.

Il “leader Maximo” ipotizza un listone con Nicola Zingaretti alle europee, e nel Partito Democratico è guerra. Accuse, smentite, minacce, anatemi. L’ennesima baruffa interna, che non servirà ai candidati, non serve al partito. E non serve agli spaesati elettori

Poteva mancare il posizionamento di Massimo D’Alema in un dibattito congressuale del Partito Democratico? Ovviamente no. E infatti il tema, negli ultimi giorni, è tornato prepotentemente alla ribalta. In particolare, l’ipotesi di un listone con Nicola Zingaretti alle europee, nel caso in cui il governatore del Lazio vinca le primarie e diventi il prossimo segretario del Pd, ha scatenato una ridda di accuse incrociate, smentite, minacce di abbandono del partito, anatemi di varia natura. Niente di nuovo. Giusto il tempo di mettere un attimo da parte le polemiche su Renzi, alle prese con il suo discutibile debutto nelle vesti di conduttore televisivo, ed ecco ricomparire D’Alema all’orizzonte. Si sa, è il destino del Pd quello di arrovellarsi sulle divisioni personali.

C’erano veltroniani e dalemiani, poi renziani e bersaniani, poi sono arrivati gli antibersaniani, gli antirenziani e chi più ne ha, più ne metta. Categorie antropologiche, prima ancora che politiche, la cui rilevanza è andata via via assottigliandosi negli ultimi anni, seguendo la curva discendente intrapresa dal Pd. Schiacciato dalla vertiginosa ascesa dei populismi di varia natura, il dibattito, in quello che, ancora per poco, è il partito più rappresentativo del centrosinistra europeo, è andato avvitandosi su se stesso, con le drammatiche conseguenze a cui stiamo assistendo oggi.

 

Quella tra antirenziani e antidalemiani potrebbe essere la battaglia campale del Pd. Campale perché dietro di sé rischia di lasciare solo macerie

Eppure c’è un’eventualità che non era ancora stata contemplata nella tormentata storia recente del Pd: quella che vede contrapporsi solo gli oppositori. Tra l’altro, in questo caso, staremmo parlando degli oppositori di due uomini che hanno scelto, chi per un motivo, chi per un altro, di stare fuori dal dibattito congressuale. Quella tra antirenziani e antidalemiani potrebbe essere la battaglia campale del Pd. Campale perché dietro di sé rischia di lasciare solo macerie. Renzi si è tirato fuori dalla “rissa”, ma i suoi (ex?) pasdaran si stanno muovendo manu militari contro Nicola Zingaretti, colpevole ai loro occhi – anche se il diretto interessato non l’ha mai confermato, parlando apertamente di “fake news” – di voler “rifare i Ds”, di voler “fare l’accordo con i Cinque Stelle” e di voler “riciclare i D’Alema e i Bersani”.

Al tempo stesso, il variegato mondo che sostiene la corsa del governatore ha messo nel mirino Maurizio Martina per aver catalizzato sulla sua candidatura il sostegno di tutto lo stato maggiore renziano, abbandonato dal leader e in cerca di un approdo dopo il rovinoso ritiro di Marco Minniti. Spetterà proprio a Zingaretti e Martina, i principali competitor che si contenderanno la leadership del Pd (non ce ne vogliano la coppia Giachetti-Ascani, Francesco Boccia e i giovani Corallo e Saladino), provare a spostare il focus su altro.

Affrancarsi da questo cortocircuito politico e comunicativo è tutt’altro che semplice. Almeno per tre motivi. Il primo è che, per vincere il congresso, mandare dei messaggi chiari da questo punto di vista è fondamentale. È vero che gli iscritti e i militanti del Pd chiedono (invano) unità al gruppo dirigente, ma è altrettanto vero che sono particolarmente sensibili quando si parla di grandi totem, come sono Renzi e D’Alema. Apparire renziani o dalemiani, per i candidati in corsa, è pericoloso, almeno quanto non prendere rispettivamente le distanze da essi. Il secondo motivo è che la stampa e i media in genere sono e saranno morbosamente condizionati da questo tipo di dialettica interna. Il terzo motivo è che, purtroppo, molti degli equilibri interni sono ancora condizionati da questa polarizzazione e i candidati hanno bisogno di voti per vincere, prima il congresso nei circoli tra gli iscritti e poi le primarie tra gli elettori.

Questa situazione ha stancato i (pochi) elettori del Pd che ancora resistono e che, davanti a tutto ciò, potrebbero definitivamente voltare le spalle ai dem

Al tempo stesso, però, emanciparsi da questo dibattito autoreferenziale, è assolutamente determinante. Questa situazione ha stancato i (pochi) elettori del Pd che ancora resistono e che, davanti a tutto ciò, potrebbero definitivamente voltare le spalle ai dem. Continuare ad alimentare una narrazione tossica del Pd, anche e soprattutto agli occhi del mondo esterno a questa specie di Truman Show politico, potrebbe portare all’autodistruzione. 

E poi, se il Pd non si evolve, rischia di giocare un ruolo sempre più marginale nella partita più grande, quella per il governo del Paese. L’epilogo di questa vicenda potrebbe essere il protrarsi di una sorta di sindrome da pop-corn, che obbligherebbe i dem ad assistere impotenti a ciò che avviene fuori dal loro recinto. Il problema è che, prima o poi, i cinema chiuderanno e non si sentirà più il bisogno neppure dei pop-corn.

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C’È UN 2011 NEL NOSTRO FUTURO.La partita vera è appena iniziata.

Risultati immagini per BLOCCO DELLA RIVALUTAZIONE PENSIONISTICAC’È UN 2011 NEL NOSTRO FUTURO. I conti italiani sono sballati, una crisi dello spread è inevitabile.

Sono i consueti bugiardi. I soldi c’erano (anzi, di più…), ma siamo quasi a Natale e stanno affannosamente cercando gli ultimi tre miliardi per chiudere i conti entro il 31 dicembre, come prescrive la legge. Come previsto, stanno andando a saccheggiare anche le pensioni già in essere, secondo una cattiva abitudine ormai diventata regola: tanto i pensionati che possono fare?

La buona notizia è che quasi certamente verrà evitata la procedura di infrazione da parte di Bruxelles. E questo non perché i nostri conti siano convincenti, ma solo perché nessuno dei grandi paesi ha voglia di aprire un contenzioso con l’Italia. Secondo alcune indiscrezioni anche il presidente Mattarella sarebbe intervenuto su Bruxelles per evitare un conflitto troppo aspro. Meglio fare finta che tutto sia a posto.

I due galletti, a questo punto, stanno andando in giro a dire che tutto quello che avevano promesso verrà mantenuto, ma ovviamente non è vero. Il tanto sbandierato reddito di cittadinanza si riduce a una piccola mancia, sempre che siano in grado di distribuirla davvero. La flat tax è stata del tutto dimenticata. E così via.

Inoltre, la manovra non fa affatto crescita: è fatta solo di spesa corrente, pochissima per investimenti.

È quindi assai probabile che nei prossimi mesi il governo perda il controllo del paese: siamo già in recessione e la questione potrebbe aggravarsi nell’immediato futuro.

Difficile dire che cosa succederà a quel punto. Bruxelles può prendere per buoni i conti italiani per ragioni politiche, ma non così i mercati, che non votano e che non devono essere eletti.

Nel nostro futuro, non immediato, c’è quindi una crisi dello spread. In sostanza: più Bruxelles lascerà correre, più i mercati si irriteranno con l’Italia.

La partita vera è appena iniziata.

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Di Maio non funziona, è evidente… Ma se sperano in Di Battista, mi viene in mente un detto: “il cieco che aiuta lo zoppo…”Il movimento cinque stelle (TUTTO) non ha un problema di “comunicazione”: ha un problema *psichiatrico*. Quella gente (TUTTA) ha perso ogni contatto con la realtà.

Five-Star Movement leader Beppe Grillo, left, is flanked by MP Alessandro Di Battista as he addresses a rally in Rome, Wednesday, Oct. 25, 2017. Italy's anti-establishment 5-Star Movement has filled a Rome piazza to protest the expected passage of a new electoral law that will likely hurt its chances in next year's elections. (AP Photo/Andrew Medichini)Grillo e Di Battista, il tandem per rivoluzionare la comunicazione 5 stelle.Il fondatore incontra i ministri e invoca un ritorno ai temi storici M5s. Per l’ex deputato si pensa a un ruolo di peso nel partito.

Di Maio è il primo leader politico della storia a essere riuscito a fare un governo con un partito che aveva la metà dei suoi voti, diventarne comunicativamente succube, e in pochi mesi, far quasi raddoppiare gli elettori dell’alleato e perdere quasi un terzo dei suoi. Il fatto che l’unico sostituto possibile sia Di Battista da la misura del livello di incapacità, pressapochismo e improvvisazione del “movimento”.

E così occorre rafforzare la strategia comunicativa e chiamano il re dei contaballe, quello che la Tap si chiude in 15 giorni. Certo, in campagna elettirale le puoi soarare grosse quanto vuoi ma poi devi FARE e tra il dire e il fare …
Ben lo sa il Di Ballista che, infatti, da furbacchione qual è si è fatto da parte nel momento in cui c’era da titrar su le maniche ma è di nuovo in prima linea per la campagna elettorale.

Le vostre menzogne ormai stanno strabordando, aggiungere il bugiardo seriale non cambierà molto. SETTARI: Non vi bastano 2 anni di governo romano e quasi un anno di un governo nazionale balbettante. A quali origini torniamo? alle idee del clown Grillo?

Due anni fa toccava alla Virgi, oggi a Di Mail, domani, se siamo fortunati, al Grillo Parlante in persona. Evviva! Il problema e la selezione che si fatto nei 5 stelle Diba e Di Maio sono la copia del altro e queste persone di avanspettacolo tutte due figli di piccoli imprenditori con problemi con il fisco e con i loro dipendenti e come se Grillo gli avesse stampati con la stampante 3d tutte due fascisti in fatti con Salvini ci stanno bene e faccio presente che la lega a rubato agli italiani e il tema dell’onesta e andata a quel paese cioè l’onesta va bene per gli altri e non per loro voi guardate Toninnelli che fa con la tav per prendere in giro gli italiani mette una commistioni di persone per valutare se conviene fare quell’opera peccato che quelle persone si erano già espresse per non farla, ma questa non è secondo voi una disonesta e una presa in giro.

Comunque in questi anni c’è una preoccupante aumento degli psicopatici al potere. Macron, Trump e noi, nel nostro piccolo, vogliamo mettere il nostro di Battista. Ma possibile che nessuno si renda conto che è Un ragazzo disturbato? Credete che la rabbia che evacua continuamente sia indignazione? Sono le botte che ha preso da suo padre molto probabilmente unite ad un rapporto simbiotico con la madre che gli ha fornito una potente spunto narcisistico. Queste persone non lottano per gli altri (ai quali sono totalmente indifferenti). Lottano esclusivamente per sé stesse. Per vendicarsi della propria infanzia ferita.

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*Il Felpa che attacca Renzi su una trasmissione culturale . Persino Hitler disse di Mussolini che NON capiva NULLA di arte , che dopo 3 quadri visti era già annoiato, quindi nessuna sorpresa che IL FELPA decida di NON vedere la trasmissione. D’altra parte il livello infino culturale dei LEGAIOL-GRULLI è ben noto.. Felpa mira ad un ventennio? Se continua con le performance attuali insieme al SUO AMICO GIALLO NON dura manco 20 giorni!

Risultati immagini per Il Felpa che attacca Renzi su una trasmissione culturale .L’Auditel boccia la Firenze secondo Renzi, Salvini se la ride”Firenze secondo me”, il viaggio alla scoperta di Firenze condotto da Matteo Renzi è stato visto da 367mila spettatori

 

Ogni sabato “Firenze secondo me”, un viaggio indimenticabile alla scoperta di Firenze. Prometteva molto il programma in quattro puntate, sulla città, sulla sua storia, la sua grande cultura, le sue meraviglie artistiche ed architettoniche, con una guida d’eccezione: Matteo Renzi. Peccato che il pubblico non l’abbia colta e la trasmissione su Canale Nove – quattro puntate –  si e’ fermata all’1,8% di share raccogliendo appena 367mila spettatori.

L’ex premier non se la prende troppo: grati agli italiani che ci hanno seguito

L’ex premier pare non se la sia presa troppo, rilanciando: “La trasmissione ‘Firenze Secondo Me’ è per me il risultato di anni di sogni e di mesi di lavoro. Sono felicissimo del prodotto, del risultato, dell`accoglienza, del dibattito suscitato. Grazie a Arcobaleno Tre e Discovery per averci creduto. Le polemiche sull`audience lasciano il tempo che trovano: chi è intellettualmente onesto sa che il risultato è stato superiore alla media della rete, alla media del sabato, a altre iniziative culturali analoghe del canale. Per noi dunque: ottimo”. “Non possiamo che essere felici e grati a tutti gli italiani che hanno seguito un`ora e mezzo di tv diversa dal solito”.

Salvini:  “Renzi ha fatto meno della Signora in giallo”

Parlando alla scuola di Formazione politica della Lega a Milano, il vicepremier Matteo Salvini non si è fatto sfuggire l’occasione per fare ironia: “Basta con gli applausi. Se mi monto la testa finisco a fare i documentari su Milano, che prendono l’1,8% di share, superati anche dalla ‘Signora in giallo’“.

“Sono onorato dell’attenzione – è stata la replica di Renzi – anche se penso che il ministro dell’Interno dovrebbe occuparsi di cose più rilevanti. Se proprio non ama seguire le questioni di sicurezza nazionale, il ministro potrebbe almeno trovare 100 miliardi di euro le coperture per le promesse a vuoto della campagna elettorale o più banalmente recuperare i 49 milioni che la Lega ha nascosto. E invece niente, Salvini parla di ‘Firenze Secondo Me”.

Chissà forse anche una trasmissione su Milano

E per l’ex segretario del Pd, il format potrebbe essere replicato da altri, visto che protagonista è la città più che chi la descrive: “La proposta più bella e quella di chi suggerisce di fare anche una Milano Secondo Me, una Roma Secondo Me, una Napoli Secondo Me. Sarebbe bellissimo, ovviamente condotti da personaggi che hanno una relazione speciale con queste città”.

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Alleanza Pd-M5s? Dico no, senza giochi di parole

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SULL’IDEA DELL’ALLEANZA PD-M5S NON GIOCHI DI PAROLE MA SCHIETTEZZA

In un convegno di Italianieuropei, Gianni Cuperlo,  di cui ho sempre riconosciuto l’intelligenza e lo spessore, anche quando non ne ho condiviso le valutazioni, ha riproposto una lettura a mio avviso profondamente errata della natura del M5S e di come verso il M5S dovrebbe atteggiarsi il Pd.

Secondo Cuperlo, Lega e M5S non sono la stessa cosa, e il Pd dovrebbe prefiggersi di  “disarticolare” l’attuale maggioranza di governo.
Con la stima di cui dicevo poc’anzi, vorrei invitare CUPERLO a non nascondersi dietro a dei giri di parole su una questione fondamentale.

Si privilegi la schiettezza.
Andando al sodo, Cuperlo ci sta dicendo che il Pd ha sbagliato a non allearsi con il M5S dopo le elezioni del 4 marzo. E che deve sentirsi in colpa per il fatto che Di Maio e Salvini governano insieme. E infine che il Pd dovrebbe prepararsi a governare con i grillini dopo averli staccati dai leghisti.

Personalmente, NON CONDIVIDO questa analisi. PENSO che il Pd debba, con buone proposte e comportamenti adeguati, puntare a sottrarre elettori al M5S, non a stringerci accordi. PENSO che M5S e Lega siano, per quanto diversi, ugualmente dannosi.

E PENSO che invece di domandarsi come mai questa maggioranza è nata, ci si dovrebbe domandare come si possa il più velocemente possibile far comprendere a una grossa fetta di italiani che essa è pericolosa e che non merita alcuna fiducia.

Cuperlo dice che bisogna dialogare con il M5S.
Bettini ( uomo forte della mozione di Zingaretti ) sostiene che Lega e M5S non sono la stessa cosa. Tradotto dal politichese: con Di Maio si può dialogare.
Dopo le smentite poco convinte, Cuperlo, che sostiene Zingaretti, ribadisce: bisogna dividere il M5S dalla Lega e portarlo dalla nostra parte.
Lo stesso Zingaretti scrive una lettera per assicurarsi il sostegno alle primarie dei fuoriusciti di LeU. Che tutti i giorni, da Bersani a Speranza, chiede l’alleanza con Di Maio. Ma per Zingaretti è il vecchio gruppo dirigente a pubblicare fake news per delegittimarlo. Vecchio gruppo dirigente che, da Franceschini e Gentiloni, è quasi tutto con lui. Di Zingaretti non c’è da fidarsi.

SENTITO CIO Non mi spaventa l’improvvisazione del Governo. Non temo l’impennata del consenso populista né la propaganda battagliera di alcuni Ministri.
Non mi impaurisco per il gigantesco spettro che si sta aggirando per l’Europa né perché si approccerà una campagna elettorale così delicata in un solo mese. Non mi spaventa la prospettiva che il PD affronti il disagio ed il risentimento delle masse.

Non critico il principale partito di opposizione per la lentezza e la fatica con cui tenta di ripartire verso nuovi orizzonti, verso le utopie dei pensieri lunghi.
Non mi terrorizza chi bada alle poltrone prima ancora che alla linea politica.
Non mi preoccupa l’ingombrante figura che aleggia sul partito: il principale leader del centro-sinistra per la dirompenza con cui è arrivato, con cui ha esercitato il ruolo e per i risultati che ha ottenuto, si è chiamato fuori. Va rispettata questa decisione.
Non vengo intimorito dal fatto che viene tutt’ora descritto come il dominus di una situazione caotica, indefinita ed indefinibile, generata soltanto in parte dalla volontà di non fondare una sua corrente personalistica (per fortuna).

In questa situazione il problema è caratterizzato dall’apatia che sta guidando il congresso e che echeggia in modo terribilmente sinistro.

Dunque confrontiamoci senza timori ma usciamo dall’ossessione di Renzi e consegniamo con orgoglio il suo operato al giudizio storico.Basta con l’acredine nei confronti!  Mai come oggi è fondamentale squarciare il velo di apatia prendendo una posizione. Io ho scelto la schiettezza e la determinazione di Roberto Giachetti.

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Ministro Di Maio e Salvini, con quale capriola comunicativa contate di riuscire a giustificare questo incredibile guazzabuglio?

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L’incredibile incoerenza del governo sulle pensioni.Dice di voler tagliare la parte non guadagnata delle pensioni più alte, ma nello stesso tempo ripristina privilegi pensionistici passati e finanzia un lauto prepensionamento di piloti e hostess con una sovrattassa sui biglietti aerei.

Un manifesto recente del M5S.Nel modo in cui il Governo affronta la questione delle “pensioni d’oro” c’è davvero troppa demagogia e, soprattutto, pochissima coerenza.

Il ministro Di Maio dice di voler tagliare “la parte non guadagnata” delle pensioni più alte, cioè quella non coperta da contribuzione, perché – dice – è intollerabile che si accollino alla collettività, quindi alle generazioni future, dei privilegi dei sessanta-settantenni di oggi, retaggio di ingiustizie passate.

Dalle prime indiscrezioni, però, risulta che il ministro stia preparando un taglio indiscriminato di quelle pensioni elevate, che non tiene alcun conto di quanto di esse è coperto da contribuzione e quanto no.

So anch’io che tenerne conto è molto problematico, per la difficoltà di mettere insieme tutti i dati necessari; ma un taglio che prescinda da quei dati è sicuramente incostituzionale.

Dalle stesse indiscrezioni risulta poi che nella contro-riforma delle pensioni collegata alla legge finanziaria il ministro stia inserendo la possibilità una tantum per il 2019 (!?!) di andare in pensione con “quota 100”, cioè anche senza i requisiti posti dalla riforma Fornero del 2011, e di andarci per di più con la rendita calcolata secondo il criterio retributivo e non quello contributivo.

Dunque, di nuovo, con una cospicua parte di pensione “non guadagnata”. Proprio quel privilegio per i sessantenni di oggi, a spese delle generazioni successive, che il ministro dice di voler combattere.

Un incredibile guazzabuglio.Ma nello stesso provvedimento c’è anche di peggio: una norma che consente a piloti d’aereo e assistenti di volo di anticipare a 60 anni una pensione calcolata col sistema retributivo; il che significa pensioni che in qualche caso arrivano ai 300mila euro annui, in molti casi ai 150mila. Con quali soldi? Con quelli del “Fondo Volo”, alimentato con una sovrattassa di tre euro a carico di chiunque parta da un aeroporto italiano, resa ora “strutturale”.

Ministro Di Maio e Salvini, con quale capriola comunicativa conta di riuscire a giustificare questo incredibile guazzabuglio?

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Al Movimento stanno sulle scatole gli imprenditori che distribuiscono lavoro e stipendi invece di reddito di cittadinanza a debito.

Risultati immagini per ABBATTERE IL PARTITO DEL PILABBATTERE IL PARTITO DEL PIL.Al Movimento stanno sulle scatole gli imprenditori che distribuiscono lavoro e stipendi invece di reddito di cittadinanza a debito.

Nulla va trascurato e i nemici vanno colpiti già nella culla. Adesso tocca al “Partito del Pil”, a quegli imprenditori, cioè, che hanno osato mettersi di traverso rispetto ai 5 stelle. Se ne occupa (poteva essere altrimenti?) il solito Fatto quotidiano, che alla questione dedica un intero paginone, pieno zeppo di grandi e piccole marachelle dei nostri big dell’economia (De Benedetti, Tronchetti, Agnelli, ecc.).

Nella foga, però, vengono commessi due errori:

1- Nessuno dei signori citati è mai sceso in piazza per protestare contro i gialloverdi. Fra l’altro sono tutti ininfluenti nella Confindustria, ormai. A protestare sono altri.

2- Il “partito del Pil” potrà anche stare sulle scatole a Di Maio e a Travaglio, però l’insieme di quegli imprenditori ogni mese distribuisce oltre 16 milioni di stipendi. Stipendi veri, guadagnati vendendo merci e servizi, non reddito di cittadinanza messo insieme facendo debiti. Il partito del Pil, cioè, garantisce la vita alla gran parte delle famiglie italiane. E non lo fa a spese dello Stato, visto che la sua fortuna dipende più che altro dalle esportazioni, dove ci si confronta con gli altri e dove non ci sono raccomandazioni.

Ma la nuova lotta politica è questa: chi dissente va punito, subito.

E il “Partito del Pil” ha osato quello che non andava osato: ha detto chiaro e forte che questa manovra non va bene e che bisogna rilanciare le opere pubbliche (Tav compresa).

Quindi, pollice verso e via con i pettegolezzi.

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A settembre avevano affermato di aver sconfitto la povertà, oggi distribuiscono piccoli oboli. Pasticcioni seriali.

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PICCOLE ELEMOSINE. A settembre avevano affermato di aver sconfitto la povertà, oggi distribuiscono piccoli oboli.

Pasticcioni seriali.

Se Di Maio non dice qualche bugia, non dorme la sera. Ancora ieri pomeriggio andava spiegando su ogni rete tv disponibile che i soldi per il suo maledetto reddito di cittadinanza c’erano. Anzi, ne aveva trovati persino di più. Forse c’erano soldi anche per i nostri vicini di casa albanesi.

Poi, gran riunione a palazzo Chigi nella notte. Quattro belle ore intense spese nella ricerca dei famosi soldi. Alla fine, sia lui che Salvini han dovuto tagliare due miliardi dai loro provvedimenti bandiera. E, forse non è nemmeno finita. Dipende da quello che dirà Bruxelles, alla quale si sono completamente arresi, avendo capito di non poter andare contro tutta l’Europa.

A questo punto è difficile capire che cosa sia diventato il reddito di cittadinanza. Già prima dell’ultimo taglio era ridotto a 80-100 euro al mese. Oggi saremo a 70 euro o poco più, una misura simbolica. E molto complicata. Infatti, non si sa ancora se e come potrà essere davvero distribuita questa miserabile somma. Alcuni ministri della Lega sostengono che non sarà possibile renderla operativa per aprile, in nessun caso.

Ma Di Maio deve mandare in giro un po’ di soldi prima delle elezioni europee: conta su questo per evitare una sconfitta clamorosa. Alla peggio distribuirà degli anticipi: aveva promesso di aver sconfitto la povertà (a settembre), a dicembre è costretto a fare un po’ di elemosina ai suoi elettori.

Ma questa ridicola sceneggiata non è nemmeno il peggio. Il peggio sta dietro la porta. Ha cominciato qualche settimana fa la grande banca d’affari Goldman Sachs, i cui economisti hanno scritto che l’Italia nel 2019 potrà contare al massimo su una crescita dello 0,4 per cento, con rischi verso il basso. Poi è arrivata la previsione di Oxford economics, una casa inglese di previsioni molto stimata e di solito generosa con l’Italia (dove è molto seguita): 0,4 nel 2019, con rischi al ribasso.

La verità, qualunque stupidaggine dicano Salvini e Di Maio, è che siamo a un passo da una recessione e nella famosa manovra-fantasma non c’è niente per la crescita.

Come ha già scritto qualcuno il peggior governo nel momento peggiore.

 

 

 

 

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Renzi:” Mancano 14 giorni al Capodanno e nessuno conosce quale sia davvero la legge di bilancio”

“Mancano 14 giorni al Capodanno e nessuno conosce quale sia davvero la legge di bilancio.
È una cosa MAI vista.
Hanno presentato una legge festeggiando da Palazzo Chigi e dichiarando abolita la povertà.
Hanno giurato guerra eterna all’Europa dicendo che loro se ne fregavano.
Hanno rifiutato la nostra proposta lanciata con Padoan alla Leopolda.
Hanno fatto retromarcia utilizzando la solita arrogante cialtroneria.
E ancora oggi non si degnano di dirci quali sono le misure su cui dobbiamo votare.
Per dirvi: da giorni la Commissione Bilancio del Senato sta attendendo che Salvini compri il sushi, che Conte torni da Bruxelles, che Di Maio capisca le carte. E nel frattempo il Senato è fermo.
Faccio un appello ai parlamentari della maggioranza.
A quei parlamentari che ci guardano imbarazzati perché si rendono conto di quello che sta accadendo ma cercano di minimizzare.
Vi hanno fatto scendere in piazza per applaudire il leader dal balcone di Palazzo Chigi.
Poi vi hanno fatto votare alla Camera una manovra dicendo che non era quella.
Smettete di farvi trattare da spettatori e passacarte.
Voi non siete le majorette di Salvini e Di Maio.
Avete una dignità. Mostratela, se vi riesce.”In nome del malessere sociale sono stati presi per i fondelli gli elettori meridionali. Il PD tutto deve rimarcare questa grande presa in giro ed inganno perpetrato dal M5S ai danni del paese intero. Se il PD non sottolinea ed evidenzia questa colossale truffa è vera e propria presa in giro, soprattutto della povera gente, si rende semplicemente complice di tutto ciò, alla pari di Grillo e della sua banda di cialtroni.

i.

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