Il Pd è quello che ne esce di più con le ossa rotte

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Non è mia consuetudine insultare ed offendere le persone. Tanto meno su un social. Tuttavia osservando il comportamento e la strategia politica di Zingaretti mi viene da dire che gli insulti, le calunnie e le diffamazioni che per anni i pentastellati hanno rivolto al PD forse non erano del tutto immeritati.Penso a tutti coloro che hanno dato la propria vita per darci la libertà ed ora il PD accetta il voto di una Senatrice fascista.

Vergognatevi VERGONATEVI
Flash di premessa che nasce dall’evidenza. Proprio quando c’era bisogno di un governo saldo, robusto, spezza ferro, perché prima di questa crisi non lo era, dal voto del Senato inizierà quel di tutto e di più, un secondo tempo tragico, che la mossa di Renzi, se fosse andata a buon fine, avrebbe evitato.

Per questo, oggi, classificare un vincente e un perdente è uno score da retroscena leggermente offuscato. Una gara alla bisogna che non regala trionfalismi. Anche se, sarebbe indelicato, esclusivamente per storicizzare la sequenza degli eventi, non dire che il Pd è quello che ne esce di più con le ossa rotte. Vittima, ancora una volta, di un complesso edipico irrisolto. Renzi. L’ex segretario, l’ex premier che aleggiava sui destini di tanti piddini.

Di fronte all’occasione propizia di metterlo da parte, metterlo in cattiva luce, gli strateghi del Pd non si sono trattenuti. Tanti, ex ministri, ministri in carica, ex renziani, ex devoti beneficiati dal tocco del fiorentino, protagonisti della retorica compassionevole, il bene degli italiani e dell’Italia, quelli della citazione in Parlamento di un poeta, di uno scrittore mai letto, di una frase rubata su facebook, tutti questi e altri si sono concentrati a volersi liberare del rottamatore. Per sempre. E a ben guardare la strategia è attenta. Misurata. A tratti spietata. Però a parti invertite. Renzi è il buono. Il Pd è il cattivo.

È evidente che Renzi è partito con un passepartout del Pd. Vai avanti tu che mi viene da ridere. E buona parte di quelli del Pd erano convinti che Conte e ministri del governo fossero il problema. Renzi ha accelerato, facendo una cosa giusta e poi quelli del Pd hanno virato, preferendo alla politica pura, appunto, il bene degli italiani e dell’Italia, le questioni di retrobottega, le ferite aperte, le fratture diventate voragini, quell’alto e basso, quella differenza di statura che consolida una leadership.

È paradossale l’andamento del Pd. Ingrato, verso un leader, Renzi, che evidentemente ha ancora a cuore la sinistra, il centrosinistra, lo stesso Pd, più di tutti quelli che ci stanno in quel partito, quelli usciti, ex segretari ed ex premier che avevano promesso sfracelli, e i rientranti di queste ore. La storia è lì a dimostrarcelo. Quando nell’estate di un anno e mezzo fa Renzi creò il governo in carica, ricreò il premier Conte e la formula Pd-5Stelle che lo sostiene (a magnifiche sorti progressive per future alleanze elettorali) consegnò a Zingaretti, chiavi in mano, strategia e contenuti di cui al momento il presidente della Regione Lazio era sprovvisto. Non c’entrava nulla l’aumento dell’Iva. E io, allora, l’avevo scritto in diversi post.

In quell’occasione sì, se Zingaretti fosse corso al voto prendeva una scoppola senza precedenti rinforzando Lega e 5 Stelle. Anche qui. La politica. Renzi con quell’operazione estiva depotenziò a lungo andare Salvini che oggi rispetto alle europee ha perso il dieci per cento di consenso e ha più che dimezzato la forza dei grillini. Zingaretti, il Pd tutto, avrebbero dovuto ringraziare Renzi lasciandogli scegliere quello che desiderava.

Il copione, il format di questa crisi ha virato nel senso meno opportuno. Primum il rancore irrisolto. Che ha offuscato la strategia. Meglio Conte, irrobustirlo perché comunque andrà è robusto fino a renderlo insostituibile, onnipresente rispetto al futuro, fondamentale in una alleanza 5 stelle-Pd. Favorendo l’entrata di un centrismo a chiamata, dimmi quello che vuoi e ti sarà dato. Così mentre la nebbia si dirada e le menti si schiariscono, la proiezione dei prossimi mesi ci regala un Pd in un vicolo chiuso. A senso unico. A bocce ferme. Che ben gli possa andare ha fatto fuori Renzi (poi non tanto, visto che in questo format di governo, Italia Viva sarà più decisiva) e gli tocca prendersi in spalla Berlusconi, Forza Italia.

La sorte dei grillini è ben più fosforescente. Esuberante. Se non accetta Conte leader indiscusso dei 5 Stelle è destinato a sfiorire quel 15% rimasto, con la risultante plastica, estetica, di un partito irriconoscibile, che non c’entra nulla con i motivi per cui è nato e ha raccolto milioni di consensi.

Renzi che farà dopo che gli hanno servito l’ennesima figuraccia, l’immagine onnipresente del bomba, del giocatore di azzardo a carte scoperte? Sia chiaro, quello appena descritto è il presepe che Pd e compagnia, la comunicazione, hanno costruito attorno alla figura di Renzi nei giorni passati. Quelli ripetono all’ossessione che è finito, che ora basta, che non ne c’entra una. Un patchwork di manie compulsive che nascondono la paura verso un leader di razza che forse sarà stato un po’ ingenuo ma che alla fine non cede. E non cederà, malgrado tutto.

Avremmo preferito che le truppe renziane al Senato (e alla Camera) votassero contro il governo. Oggi difficilmente Conte non si sarebbe dimesso. Ma capisco l’ex premier. Il suo partito, i senatori ballerini tentati dalle sirene ideologiche passionali fuori tempo del Pd, mai voteremo contro il Pd perché i nostri elettori non capirebbero. Quindi Renzi farà con quello che c’è a disposizione.

Il Vietnam della Commissioni parlamentari, per esempio. Nella fluidità della politica italiana è il minimo. Di fronte a un Pd chiuso sempre più a riccio a difendere la posizione, dipendente da Conte e da lì non potrà facilmente ritornare indietro, lo depotenzierà fin che volete, ma il baricentro è stato trovato e guai spostarsi.

Compito di Renzi, stavolta se l’è segnata, è stanarlo, appannarlo, renderlo irriconoscibile, più di quello che già è. D’altronde a fine luglio si entra nel semestre bianco, il rischio delle elezioni che tanto hanno turbato in questi giorni il destino vigile di molti deputati e senatori, cadrà e, a quel punto, si riscriverà il destino del governo e del premier oggi in carica.

Il Pd è quello che ne esce di più con le ossa rotteultima modifica: 2021-01-20T12:01:43+01:00da bezzifer
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