CHI STA DALLA PARTE DI CHI?

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "A chi ancora oggi si domanda: ma aveva senso aprire la crisi? Rispondo semplicemente di leggere il discorso del nuovo Premier. E direte insieme a noi: sì, ne valeva la pena M auteo Pous @matteorenzinews"

Sentivo ancora oggi che alcuni esponenti del M5S, che pure hanno votato la fiducia a Draghi, diffidano di lui “perché è una persona che nella sua vita è sempre stato a fianco dei potenti della terra, quindi diffidiamo che, ora, possa fare gli interessi dei cittadini comuni, perché ora non si tratta di salvare una moneta, ma le persone”.

Non c’è che dire, è una bella frase retorica, che certo farà breccia nell’animo di tanti che amano le frasi retoriche più che capire se rispondano alla verità dei fatti o meno.

Quando Draghi “salvò l’euro”, una definizione che ho sempre trovato riduttiva rispetto al senso di quella guerra di annientamento non solo della moneta unica, ma attraverso essa della vera e propria costruzione europea, si impegnò duramente e con estremo coraggio, da solo all’inizio, proprio contro i potenti della terra. I quali avevano deciso che l’occidente non dovesse avere, oltre agli Usa, un altro protagonista mondiale. Un competitor armato, per giunta, di una sua moneta che un numero sempre crescente di paesi economicamente emergenti stavano usando in alternativa al dollaro negli scambi commerciali mondiali.

In realtà Draghi seppe utilizzare al meglio il suo ruolo di Presidente della BCE, quindi privo di poteri di governo nei confronti delle decisioni politiche degli Stati della UE, compiendo una operazione apparentemente tecnica, ma di enorme rilevanza politica.

Tanto che nessuno dei suoi avversari, le grandi centrali mondiali del potere finanziario, si aspettava quella reazione, avendo avviato, da giorni, la svendita massiccia dei titoli in euro del debito sovrano dei paesi dell’eurozona più deboli, tra i quali l’Italia.

La guerra fu su due fronti. Non c’era solo da fronteggiare la grande finanza anglosassone, da sempre la più potente al mondo, ma anche l’ala “rigorista” dell’UE, capeggiata dal ministero tedesco dell’economia sulla spinta della Bundesbank. Che si tiravano dietro una mezza dozzina di Paesi dell’ex area del marco.

Draghi non aspettò di convincere la Merkel, cosa che avvenne subito dopo, ma propose al board delle banche centrali europee il varo immediato del Quantitative Easing, cioè l’acquisto per centinaia di miliardi di euro dei contribuenti europei, attraverso la BCE, dei titoli sovrani dei paesi più deboli, per sottrarli alla speculazione. Lo fece dimostrando, con la sola forza del convincimento dovuto al suo prestigio, che se non avessero fatto quell’operazione non avrebbero avuto, come molti auspicavano, un’Europa a due velocità, una forte con l’euro e una alla deriva, ma si sarebbe dissolta l’intera UE.

Su questo convinse anche la Merkel che approvò la linea di Draghi, nonostante il permanere delle riserve della Bundesbank e del suo arcigno ministro dell’economia Schauble.

Non c’è bisogno di aggiungere che quella “mossa” salvò anche l’Italia. Per questo alcuni lo accusarono di averla giocata in modo partigiano. Ma soprattutto salvò l’Unione Europea, e milioni di posti di lavoro, tra i quali centinaia di migliaia italiani. Non si serve il popolo solo parlando nei congressi.

Dovrà cambiare ancora di più l’Europa a giudicare dal suo primo intervento al Consiglio dei Capi di Governo. Dove ha esplicitato, con nettezza e senza alcun complesso, la necessità di un cambio di passo anche da parte della Commissione von der Leyen.

E’ risibile e meschina la cantilena stucchevole sui grandi meriti da riconoscere a Conte per aver conquistato i 210 miliardi del Recovery Fund che, in realtà, sono stati il frutto di un allineamento divenuto obbligato alla proposta di Macron e Merkel. Ognuno può verificare dagli atti come è andata realmente.

Insistere, come fa il povero Casalino, addirittura attribuendo a Conte l’invenzione del Recovery Fund, è il modo per farci ridere dietro dall’Europa intera, se non ci fosse la voce di Draghi a sovrastarlo.

L’Italia ora può chiedere strada, non ingombrate inutilmente la corsia di sorpasso.

CHI STA DALLA PARTE DI CHI?ultima modifica: 2021-02-28T08:28:43+01:00da bezzifer
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