Archivio mensile:dicembre 2016

Quali sono i poteri nascosti dietro la Raggi?

Chiunque conosca le dinamiche sociali, economiche e politiche, pur non essendo un esperto, sa una cosa per certa. Come per la materia tutto si trasforma, niente si distrugge e che per un potere che viene combattuto uno nuovo ne subentra.

E’ così in ogni colpo di stato o rivoluzione che sia, persono quella francese soverchiò una monarchia che mangiava tutto l’indotto economico tra poche persone, instaurando una democrazia di facciata che altro non fece che lottizzare quel bene. Per il popolo al di là degli slogan poco cambiò perchè tanto pagavano di tasse prima, tante ne pagavano dopo, tanto erano poveri prima, tanto sono rimasti tali dopo.

Il Popolo signori miei è e sarà sempre e solo un mezzo per far arrivare al potere qualcuno.

Quello che molti si sono chiesti fino a oggi è chi ci possa essere dietro Raggi e la sua gestione misteriosa della capitale. Ha combattuto durante la campagna elettorale contro due forze che da sempre imperversavano a Roma che erano quella Politica (PD) e quella dei Costruttori (Centro destra), una volta che ha vinto lei tutti si sono messi in attesa di capire, attraverso le sue azioni, chi e cosa cercasse di favorire e a quale forza oscura appartenesse.

Ma la Raggi ha fatto qualcosa?

Apparentemente no. Ha detto no alle Olimpiadi e quindi sembra essere contro i costruttori che con le nuove opere finanziate dallo Stato ci avrebbero mangiato da morire. Ha detto no ai lavori della metropolitana e prolungamento della linea C togliendo di fatto pane dalla bocca dalle solite ditte legate con Ansaldo e Finmeccanica e quindi è pure contro confindustria. Ha detto no a qualsiasi cosa sia innovazione, investimento in qualsiasi settore.

Persino l’albero di Natale ha fatto così pena che i negozianti di zona hanno fatto una colletta per cercare di abbellirlo con nuove luci, ma per fortuna poi il comune ha provveduto da se.

Il popolo continua a pagare le tasse ma dove finiscono quei soldi? Gli appalti per la manutenzione stradale sono stati ridotti del 20% e assegnati alle stesse ditte di prima. Allargamenti di carregiata, progetti per la viabilità, tutto assolutamente fermo. Intanto però i nostri soldi continuano ad affluire nelle casse del comune.

Quali poteri dietro la Raggi?

Sinceramente non riuscivo a capirlo ma poi mi si è accesa una lucetta e ho fatto delle indagini attraverso internet e ribadisco che quanto scriverò è solo frutto di una mia opinione che chiedo a voi di approfondire e/o criticare per cercare di capire se quanto dico possa essere terribilmente verosimile

Quando ho visto l’M5s festeggiare insieme ai Tredicine per avergli garantito che pagheremo quasi un milione di euro anno di multe per non aver aderito alla direttiva Europea sulla Bolkestain e che il loro commercio fatto di caldarostari e bancarellari abusivi che distruggono il commercio di chi paga le tasse non venisse toccato, mi sono chiesto come sia possibile una cosa di questa portata. Pagati dai casamonica per farsi approvare l’emendamento? Troppo semplice, non lo potrebbe spiegare del tutto.

Quando ho visto il non intervento in Atac e il garantismo con cui hanno lasciato la gestione fallimentare cosi’ com’era non riuscivo a capire come fosse possibile fare finta di niente davanti a un sistema, scoperchiato da Rettinghieri (ex Ad spinto a dimettersi dalla Raggi), che se gli dai 10 milioni di euro SETTE spariscono misteriosamente.

Quando ho visto che piuttosto che gestire i rifiuti solidi senza problemi ci si è affidati al Rais Cerreoni senza se e senza ma, anche li sembrava una cosa così assurda che nemmeno Alemanno sarebbe riuscito a fare così alla leggera.

Poi ti chiedi “Ma lo studio di Previti” di cosa si occupa esattamente?

Apparentemente è uno Studio Legale, ma uno studio Legale difficilmente avrebbe permesso a un personaggio come Previti stesso di stringere importanti amicizie con Berlusconi e permettergli l’ascesa in politica. No signori miei, lo studio previti è una società di consulenza e aiuto nella gestione dei patrimoni.

Il vero potere oscuro di Roma non sono i costruttori ma chi li ha utilizzati fino a oggi per pulire il denaro sporco proveniente da tutto il losco politico e religioso (Vaticano Spa) di cui è intrisa la città. Se io devo pulire 10 miliardi di Euro sconosciuti al fisco come faccio? Mi rivolgo a professionisti del settore che mi fanno stringere accordi e mi fanno finanziare delle costruzioni, opere, riparazioni.

Un palazzo di nuova costruzione, interamente finanziato da un’azienda appena costituita che poi si riprende il 70% degli entroiti delle vendite è la scusa perfetta. Io costruttore non metto un euro, mi danno la concessione senza nemmeno guardarmi in faccia, costruisco con materiali scadenti e poi mi tengo il 20/30% senza alcun rischio di settore.

Lo studio Legale di Previti da sempre si occupa di queste faccende e le ha curate proprio per Berlusconi per quasi 30 anni facendo un ottimo lavoro, visto che in fondo non è mai stato beccato con le mani nel sacco. Magari sono stati indagati i suoi faccendieri ma mai il cliente finale ed è proprio questo il lavoro di cui si occupava la Raggi.

Fantapolitica? La Raggi ha dichiarato di fare solo le fotocopie nello studio di Previti, peccato che risulta agli atti tra il 2008 e il 2009 è stata la presidente di una società chiamata HGR che si occupava ufficialmente “assunzioni di partecipazioni” (esattamente quello che dicevamo prima) e proprietaria all’80% della Gloria Rojo che appunto investiva nelle costruzioni.

Ora spiegatemi come una stagista, senza portafoglio, si possa permettere di diventare presidente e Ad di una società che ha gestito più di 190 milioni di euro in due anni. Insomma ha fatto da prestanome a una società perchè serviva una persona esterna all’affare tra due entità (Soldi sporchi – Costruzioni).

Avete capito perchè allora si è detto di No alle Olipiadi? perchè quei soldi sarebbero stati gestiti dallo Stato e avrebbero fatto dei lavori che avrebbero tolto la possibilità di farli fare ai suoi amici per riciclare quel denaro.

Avete capito perchè è ferma la Metro C ? Perchè quei soldi sarebbero passati per finmeccanica e non avrebbe potuto inserire “soldi” all’interno di quelle attività.

E invece perchè Atac? Semplice… perchè i finanziamenti all’Atac avvengono attraverso finanziare appositamente costituite a partecipazione comunale. Indovinate con quali vantaggi potendo tranquillamente far sparire dal bilancio i dettagli della provenienza di quei soldi?

Mafia Capitale ha vinto le elezioni signori miei….. rassegnatevi

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Perchè il terrorismo non preouccupa l’Italia?

Che il terrorismo e gli attentati che stanno avvenendo in tutta l’Europa non debbano preouccuparci è assolutamente sbagliato, ma è abbastanza evidente che se tutti i paesi dell’asse occidentale hanno avuto attentati, l’Italia non è mai stata realmente nemmeno vicina ad averne uno.

Le indagini finora effettuate sui “fermati” (e sempre su indicazione di intelligence estera) non hanno mai portato a evidenze di preparazione di attentati nelle nostre città.

Possiamo e dobbiamo avere paura di chi cerca con il terrore di mettere paura ai governi e falli allontanare dai loro paesi dove, oggettivamente, andiamo a prenderci interessi e ricchezza, ma il fatto che qualcosa non torni è piuttosto evidente.

Spagna, Grecia e Italia al momento sembrano venire risparmiate, ma fondamentalmente mi chiedo come mai un paese come il nostro, così esposto e facile da raggiungere, poco protetto, con un sistema di sorveglianza inadeguato e con l’aggravante di ospitare il Vaticano che, insomma, non  è che sia propriamente visto con simpatia dagli estremisti religiosi, non riceva le attenzioni riservate a paesi che invece hanno livelli di sicurezza sicuramente più professionali.

E’ di oggi la notizia che il terrorista Anis Amri, quello dell’attentato con il camion ai mercatini di Natale a Berino, è stato ucciso da una pattuglia a Sesto San Giovanni nel milanese ed è abbastanza evidente che non è stata la nostra intelligence a individuare e fermare un pericolosissimo criminale inseguito da tutti i servizi segreti mondiali, ma il puro caso e due volenterosi agenti chiamati in zona per un controllo.

Perchè uno che era già noto all’Italia e che ci era sfuggito e di cui, postumo, si erano fatte tutte le analisi, tirati fuori i documenti usati, fatte le foto segnaletiche, dovrebbe tornare in quel paese? Sarebbe illogico e da pazzi….

Probabilmente si sentiva al sicuro nel posto in cui anche se lo avessero cercato era più improbile che lo trovassero

Il motivo è semplicemente lo stesso per cui da noi attentanti (e spero mai) non li hanno ancora fatti.

Se dovessero alzare la soglia del terrore in Italia la popolazione chiederebbe maggiore sicurezza e magari potremmo anche avere una rete di videosorveglianza al passo con i tempi, controlli a tappeto e a sorpresa, non dare il semplice foglio di via a potenziali terroristi ma incarcerarli, potremmo insomma fare tante cose che a loro non conviene che facciamo.

Una Bomba nella metro di Roma, terrotorio incontrollato tra borseggiatori, spacciatori e immigrati che vendono, senza avere il permesso di soggiorno, cianfrusaglie è facile come prendere un caffè. Ma se questo avvenisse inizierebbero davvero i controlli e la repressione e i 50.000 immigrati fantasmi annui (quelli a cui viene dato un foglio di via e poi se ne perdono le tracce) potrebbero non essere più il sistema perfetto per far infiltrare i loro terroristi.

Se poi questa bomba venisse messa al Vaticano diventerebbe una guerra santa e ogni reazione, anche la più spropositata, verrebbe accettata dalla popolazione.

Noi insomma siamo al sicuro perchè siamo gli “scemi” del villaggio e a loro serviamo cosi’.. incompetenti, sciattoni, approssimativi… Probabilmente grazie al divieto dei botti di capodanno diramato dalla Raggi saremo ancora più salvi e sicuri.

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Roma – Il punto più basso della propria storia recente

Il 2016 volge al termine e mai come quest’anno non vediamo l’ora politicamente di buttarci alle spalle un anno orribile.A Roma si vive una situazione in cui come cittadini del paese si è senza governo, come cittadino di una città si è senza una giunta e con un sindaco che è seduta sull’ingresso del comune aspettando solo le volanti dei carabinieri che vengano a prelevarla.

Tutto intorno il nulla più assoluto. Una coltre grigia di tristezza ha pervaso la città che si è ritrovata in soli 6 mesi a perdere le Olimpiadi e tutte le speranze di rinnovamento strutturale, ha persona la Fiera di Roma ridimensionata e ridotta a un mercatino rionale, ha quasi perso la possibilità di costruire (senza spendere una lira) uno Stadio al passo con i tempi come tutte le città degne di nome al mondo ne hanno, hanno perso la dignità guardando un albero di natale che sembrava quello di Dismaland, hanno perso la possiblità di vivere il capodanno in piazza perchè anche il concertone di Natale non si farà e infine, in un ultimo impeto è stato deciso che a Roma saranno vietati tutti i fuochi pirotecnici.

Non vorrete mica guardare fuori casa e vedere un pò di colori e gioia?

L’assurdità di questo divieto viene dalle correnti interne che vedono i botti di capodanno come spaventosi per i poveri animali domestici che per via del rumore si spaventano. Questo amore per gli animali mentre sulle loro tavole si staranno mangiando qualsiasi forma vivente possibile, marine montane d’aria e di terra.

Pero’ i botti no… ? Sono pericolosi? certo, ma infatti quelli potenti sono vietati, quindi visto che sono incapaci di produrre qualsiasi forma di controllo e verifica sul territorio, meglio il coprifuoco.

Un pò come vietare la circolazione della macchine a Roma perchè è risultato che l’anno scorso una decina di macchine hanno superato la soglia dei 50km/h e non sono riusciti a identificarle.

E’ questo quello che lasciamo del 2016.

Una imbarazzante situazione di abbrutimento e tristezza grazie al movimento 5 stelle che prima ha fatto sperare i suoi elettori, simpatizzanti e forse anche qualche oppositore (tra cui il sottoscritto) che non li ha mai visti di buon occhio, convinto che fossero solo dei cialtroni, ma che sotto sotto mi dicevo “fosse mai che poi invece riescono a fare qualcosa di buono” ?

La verità è che mai e poi mai sarei potuto aspettarmi così male da loro e che nelle peggiori previsioni, anche esagerando, non sarei mai riuscito a immaginarmi una cosa del genere.

Il risultato è che si andrà a breve a nuove elezioni e che la loro cialtroneria ha leggittimato tutto ciò che c’era di male prima di loro, riuscendo a far dire ai cittadini che persino Alemanno alla fine poi non era cosi’ male., con il risultato che chi verrà eletto come nuovo sindaco potrà macchiarsi delle peggio nefandezze, tanto potrà dire sempre che quelli prima di lui erano peggio.

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I Codardi grillini che appena le cose si mettono male, spariscono..

Ve li ricordate con i loro SVEGLIAH!!!!! Siete tutti dei cretini, volete capire che è in arrivo l’Honestà!??!?! Basta la K4$t$!!11!! e così via.  Un orda di persone collocabili socialmente tra il ceto medio basso e con un istruzione media pari a quella del seguaci del movimento Salviniano, che dopo aver fatto finta di combattere una guerra in cui stavano mettendo tutto loro stessi (e cioè il nulla più assoluto), i grillini sono scomparsi improvvisamente.

Avevamo già parlato di chi è il tipico elettore grillino (Leggi qui) e come ci si poteva aspettare iniziano già a scomparire e si è buttato sul sociale parlando in generale di un mondo migliore, di povertà nel mondo o della vecchietta che finalmente dopo 50 anni da barbona ritrova la famiglia.

Parliamoci in maniera chiara e sincera

I Grillini medi sono persone senza carattere e senza la capacità di produrre un pensiero autonomo, sia perchè non ha l’istruzione sufficiente ma sopratutto perchè è oggetivamente uno stupido. Nel preciso momento in cui il loro capo, quello che gli ha detto per due o tre anni cosa dovessero dire o pensare, si è eclissato  a causa delle continue figure di emme per via del suo partito, non sanno più cosa dire.

Hanno difeso la Raggi contro tutti e tutto, nonostante le evidenze delle collusioni con la malavita di tutta la giunta, e ora che ne è comprovata la colpevolezza fanno finta di niente. La capitale d’italia è diventata la città più triste del mondo, senza un albero di natale degno del nome, senza un mercatino di natale, senza botti di capodanno, senza un concerto di capodanno e nemmeno senza una qualsiasi manifestazione comunale fatta per il turismo. Ma le altre città dove hanno vinto i grillini se la stanno passando tutte male ugualmente

Torino ha perso una marea di eventi, riesce a galleggiare grazie alla precedente gestione, ma gli indicatori danno un outlook negativissimo per il 2017 perchè non sono stati emanate una serie di iniziative tese al recupero dei crediti o sbloccato fondi necessari per la gestione cittadina che una volta scaduti non sono piu’ esigibili. Incapaci….

A Livorno a Nogarin tirano le pietre se lo incontrano per strada, mentre Pizzarotti è l’unica eccezione ma, per sua fortuna, non è più dell’M5S

Dove sono finiti i grillini?

Ma veramente eravate voi quelli che parlavano di democrazia e trasparenza? Siete più finti delle promesse di dirette in streaming sulle riunioni della giunta romana. Come si può costruire un paese migliore con gente come voi che vi vergognate di voi stessi e vivete nella perpetua rancorosa speranza che il vostro padrone rimetta tutto a posto per tornare a odiare qualcosa o qualcuno senza motivo?

Tanto tornerete… lo sappiamo benissimo…

Le elezioni si avvicinano e l’ordine di scuderia sarà non parlare del passato e se messi in un angolo utilizzare a caso queste tre opzioni:

  • Errori di inesperienza
  • Non erano persone interne al movimento
  • Colpa dei poteri forti

Solo che questa volta la gente l’avete veramente svegliata e che nessuno riuscirà più a tollerare la vostra totale , disinibita, immensa e quasi professionale “insufficenza sinaptica”

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L’unica strada possibile per fermare questa deriva è un’informazione migliore e riconosciuta per la propria attendibilità.

  • Vincere la battaglia delle bufale digitali: così salveremo il giornalismo.

  • In termodinamica l’entropia è la misura del grado di equilibrio raggiunto da un sistema in un dato momento. Descrive cioè il caos, che aumenta a ogni cambiamento del sistema osservato. Il concetto di entropia viene utile anche in sociologia e politica. Dagli albori dell’umanità il caos cresce perché, all’innalzarsi del numero di esseri pensanti, si moltiplicano le interazioni. Non è uno sviluppo lineare, ci sono discontinuità forti come le guerre, le epidemie, le carestie, le migrazioni, le tensioni sociali e razziali, i conflitti economici e religiosi. Influiscono anche eventi storicamente minori: per esempio, in queste settimane l’entropia italiana è condizionata dalle conseguenze del referendum costituzionale, dal pasticcio grillino a Roma, dall’attacco bretone a Mediaset, dalla crisi bancaria.

Il secondo principio della termodinamica afferma che l’energia termica (il calore) fluisce sempre da un corpo più caldo a uno meno caldo e mai in direzione contraria.

L’energia, cioè, si ridistribuisce finché il sistema costituito dai due corpi raggiunge un equilibrio completo, entrambi hanno la stessa temperatura e non è più possibile il passaggio di calore dall’uno all’altro. L’entropia può essere definita proprio come la misura del grado di equilibrio raggiunto da un sistema in un dato momento.

A ogni trasformazione del sistema che provoca un trasferimento di energia (ovviamente senza aggiungere altra energia dall’esterno), l’entropia aumenta, perché l’equilibrio può solo crescere.

L’articolo inizia quindi con una frase che può essere considerata corretta (con le dovute semplificazioni accettabili da un giornalista).

Quando si è a libro paga di un editore che fa parte di certi ambienti, il giornalismo vero muore.GRULLO:Abbiamo capito: ci sei rimasto male perché il blog del Movimento è un “diffusore” di bufale.Una dichiarazione di guerra al m5s, se togliete le bufale a loro non resta gnente!!

Se si trovasse il modo di escludere le GRULLO news dal flusso informativo giornaliero, il resto che rimarrebbe RIMARREBBE in massima parte giornalismo di cattiva qualità, ossia tendenzioso e sensazionalistico.Non è che il giornalismo abbia atteso il fenomeno delle GRULLO news per perdere di credibilità e autorevolezza. Feltri e Travaglio sono abominevoli anche senza la concorrenza delle cose che interessano.Esempio se scrivo su un social che gli asini volano ci saranno centinaia o migliaia di persone che rilanceranno la cosa e qualcuno ci crederà’. Che ciò’ sia un pericolo dovrebbe essere ovvio per qualunque persona di buon senso.Quando la professione giornalistica è in mano a pennivendoli a libro paga di affaristi ed imprenditori, anche le bufale assumono dignità di notizie. Voi siete la malattia, non la cura.

L’informazione si deve limitare alla descrizione dei fatti! Se con i fatti si pubblicano anche le opinioni, le teorie, i retropensieri ed addirittura le illazioni come fa anche il FALSO QUOTIDIANO… non cè indipendenza che tenga! Tutto è funzionale ad una scelta di campo sociale, religiosa, politica o economica… quindi le bufale sono parte integrante del sistema informativo. Il problema vero è che la grande informazione cartacea e televisiva vuole mantenere il monopolio delle bufale minacciato dai fai da ti dai commentatori del web.

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Recapitoliamo: questi vogliono continuare ad annettersi terre palestinesi e non solo vogliono che prosegua il il silenzio/assenso delle pigre e svogliate democrazie occidentali, ma ora pretendono pure la benedizione! Sono dei folli…

Netanyahu chiama a Natale ambasciatori che all’Onu
hanno votato stop colonie.Anche rappresentante Usa

“Israele, sbaglia la Palestina se pensa di essere favorita dal voto dell’ONU”. E se invece gli Stati Uniti avessero posto il veto quale sarebbe stato il vantaggio per i palestinesi?

Israele si sta trasformando in quello che i suoi nemici hanno sempre dipinto nella loro propaganda: uno stato sopraffattore e nazionalista, che non si cura dei diritti dei palestinesi. Lo stato di perenne tensione ed assedio in cui è vissuto Israele dalla sua nascita certo non aiuta, ma è giusto ed importante che un paese amico come gli USA dia un segnale di disaccordo con quanto Netanyau sta facendo.

La Palestina è una regione storica, Israele uno stato creato ad hoc e legittimato soprattutto su base religiosa. Negli ultimi settant’anni Israele ha dato vita a una campagna militare di conquista dei territori che neanche a Risiko. Questi scrittori ebrei chiudono gli occhi e aprono la bocca, cercando di leggittimare Israele in quanto unica pseudo democrazia in medio Oriente. Questo sionismo senza freni porterà solo a nuove persecuzioni.

E secondo la superba ricercatrice UNIMED (come se questo fosse un titolo di qualità), Israele è un democrazia? Un paese che ha delle leggi apartheid è una democrazia? Un Paese che dà regole e leggi diverse a seconda se sei arabo o ebreo è una democrazia? Un Paese che stabilisce che ci sono persone che vanno tutelate e hanno diritti e persone che non ne hanno per il loro credo religioso è una democrazia? Un Paese che da 50 anni procede allo sterminio sistematico di chi non è ebreo è una democrazia? Un Paese i cui abitanti distruggono chiese e moschee, sotto gli sguardi compiaciuti della Polizia è una democrazia? Un Paese che decide cosa è lecito leggere e cosa no è una democrazia? Un Paese che ha costruito il più grande campo di concentramento del mondo (2 milioni di persone che a Gaza muoiono lentamente e che nel 2020 saranno in una zona inabitabile secondo l’Onu) è una democrazia?

Ridicoli con cui si cerca di rovesciare su povera gente le responsabilità che sono solo ed unicamente dei governi israeliani e del fortissimo estremismo religioso che è ormai l’unico collante di Israele.

A dire il vero, storicamente (anche secondo la Bibbia) i Palestinesi vivevano in quei posti già prima che arrivassero gli Ebrei.
La conquista della Palestina da parte degli Israeliani avvenne quando David sconfisse Golia (almeno è quello che dicono le “sacre scritture”, che sono sacre proprio per gli Ebrei, oltre che per i cristiani).
Il termine “palestinese” deriva dal Greco “philistim”, che designava le popolazioni che vivevano nell’attuale Palestina e Israele.
Tale termine venne italianizzato in “paletinesi”, ma nell’Antico Testamento si trova tradotto come “filistei” (derivato sempre da “philistim”).
Quindi chi ha abusato del suo potere militare per occupare terre dove viveva già altra gente, già tremila anni fa, furono gli Ebrei, che, con la scusa della “terra promessa”, sterminarono la maggior parte delle popolazioni che già abitavano gli attuali Israele, Palestina, Giordania e Libano.

Un errore storico nell’aver riconosciuto legittimo il Sionismo. Quante sono le etnie nel mondo che non hanno una terra, per essere Nazione? Sul Sionismo si sono poi costruite favole sulla “democraticità” di Israele, che fanno comodo ai governi atei-laici dell’occidente in appoggio a Israele. La Costituzione di Israele è la Torah! Al pari dei suoi fratelli Arabi, Israele è una Teocrazia. Già ai tempi dei Romani l’unico fazzoletto di territorio Ebreo era Giuda. E tutta la Filistea, compresa la Giudea, era abitata da ogni tipo di Etnia. Il minestrone di razze arriva fino ai giorni nostri. Il territorio del resto è troppo piccolo per accomodare 2Stati- 2Nazioni! Dovranno trovare il modo di vivere insieme. (Alternanza di Primo Ministro in carica: Palestinese/Ebreo!) Se la comunità internazionale continua a dare uno spudorato vantaggio a Israele sui Palestinesi, è il modo sicuro per tenere “calda” tutta la regione.

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La presunzione del potere di governare le libere coscienze non è certo la soluzione ai mali della civiltà contemporanea.

“I politici non si approprino di Gesù, lui non voleva il potere per cui loro si dannano”

Date a Cesare quel che è di Cesare, ed a Dio ciò che è di dio… Gesù e potere viaggiano su binari diversi

Per la verità c’è chi sostiene che la scritta INRI sulla croce non era affatto uno sfregio dei romani ma un preciso atto d’accusa verso un tentativo di ristabilire una monarchia ebraica contro Erode, il Quiling romano. E i nazareni erano la setta politica che covava questo progetto (la città di Nazareth non esisteva ancora, a quei tempi, e dunque nazareno non significava “nato a Nazareth”).
Ma al di là di questo si conferma la deplorevole tendenza degli intellettuali laici italiani a definire la propria posizione con un confronto subalterno verso la chiesa cattolica. Chi si è spinto più avanti è Eugenio Scalfari e la sua grottesca mania esegetica per ogni starnuto di Bergoglio.
Fare i laici è troppo audace per i laici italiani.

Solo in Italia abbiamo questa reverenza genuflessa per il cristianesimo e Gesu’, anche (forse soprattutto) degli intellettuali di sinistra. Gesu’ era (se mai e’ esistito) uno dei mille profeti girovaganti di quel periodo, un po’ illusi un po’ farneticanti un po’ rivoluzionari, tutti fanatici come gli islamisti radicali di oggi. Senza Paolo di Tarso, il vero teorico inventore del cristianesimo, non ne sarebbe rimasta traccia. La religione e’ un fenomeno immenso, la nostra visione cristo-centrica e’ del tutto parziale e offusca la comprensione storica.

Il valore di fondo che proviene dal Cristianesimo e che viene fatto risalire a Gesù Cristo è la fratellanza,il rispetto,la solidarietà tra tutti gli uomini.Con questi principi e solo con questi dovremmo fare i conti per dare un senso dignitoso all’esistenza,senza sottovalutarne tutte le grandi difficoltà.Tutto il resto,per me,equivale a scappatoia magari anche mascherata,malamente, da sofisticati ragionamenti,Purtroppo è questa la scelta prevalente,fonte da sempre di tanta infelicità.

“non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi” ama il tuo prossimo come te stesso” chi è senza peccato scagli la prima pietra” , Chi, fra noi contemporanei, può dire di rispettare queste semplici e apparenti ingenue direttive? Frequenta ladri e prostitute, dicevano di Gesù i benpensanti. Quanti di noi oggi possono dire di NON FREQUENTARE ladri e “prostitute”,ma non metterei in contrapposizione il messaggio di Cristo con la “dannazione” del potere. E’ banale ma, soprattutto, fuorviante. Gesù era un’uomo che rivolgeva l’istinto vitale del potere nella forma dell’amore verso il prossimo, che è una enorme forma di potere. La prevaricazione del potere è un’altra cosa, confondere i due concetti penso sia sbagliato.

Gesu’ storico di Nazareth non ha mai dettato regole per questo mondo .Lui parlava del suo Regno .Il messaggio di Gesu’ voleva essere solo una bussola che indica la strada nei momenti in cui l’uomo si sente smarrito.Una luce da seguire .Per Gesu’ in questo mondo non c’e’ ne’ punizione ne’ perdono .La religione afferma che bisogna amare tutti.Anche se e’ necessario amare ,nella condizione ordinaria questo e’ impossibile ,a meno non ci sia trasformazione interiore e si sviluppi una grande compassione .Individui capaci di intrattenere un dialogo con loro stessi e comprendere l’errore ,diventano quello che si puo’ definire una persona.Ma se l’uomo e’ incapace di dialogare con se stesso ,allora non c’e’ neanche una persona da perdonare.La religione pretenderebbe di applicare il messaggio di Gesu’ in questo mondo,e in piu’ senza una fase preparatoria, una prereligione.E cosi’ non riuscendoci ,abbassa il Suo messaggio al livello dell’uomo .Un esempio puo’ essere l’invenzione del matrimonio visto che per la Chiesa riusciva difficile escludere il sesso.dalla vita degli uomini .D’altra parte,come affermava Paolo,noi siamo gia’ risorti con Cristo ..Ora la nostra parte materiale puo’subire una trasformazione e connettersi a quella spirituale gia’ risorta.

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La Germania discute e si divide sulla sicurezza PER Amri e strage a Berlino.

La morte di Amri, considerato l’autore della strage di lunedì 19 gennaio nel cuore di Berlino, oltre a essere riportata a caratteri cubitali anche su tutti i siti dei media tedeschi, ha ulteriormente infiammato il dibattito in Germania sulle forze di sicurezza tedesche, sui piani di sicurezza in vigore nel paese per sventare possibili attentati, sullo scambio di informazioni tra i servizi di sicurezza interni, organizzati a livello federale e, come ripetutamente hanno sottolineato i media, poco comunicativi tra di loro.

Il capo della CSU e governatore della Baviera Horst Seehofer, in una intervista al quotidiano die Welt dice chiaramente che se l’Unione governerà anche nella prossima legislatura, allora vuole vedere scritto, nero su bianco, che la Germania in futuro non accoglierà più di 200mila rifugiati all’anno. Una richiesta che se non verrà accolta potrebbe far decidere alla CSU di andare all’opposizione. Dalla Baviera sono sempre arrivati i toni più forti e risoluti.

È sempre stato compito della CSU fare la voce grossa, non foss’altro per non soccombere a fianco del fratello maggiore CDU. E non a caso il corpulento governatore di un tempo, Franz Josef Strauß, usava dire “più a destra della CSU non deve esserci mai nulla”. Una affermazione non più valida come si sa. Non solo è cresciuto dopo l’arrivo in massa dei profughi il partito populista Alternative für Deutschland (AfD), ma stando al sondaggio dell’Istituto INSA pubblicato dal tabloid Bild Zeitung, anche i fatti di Berlino hanno rafforzato l’AfD e indebolito (portandoli ai valori di questa estate i due grandi partiti CDU e SPD): l’AfD arriva al 15.5 per cento, (più 2.5 rispetto alla settimana precedente, un valore che aveva però già toccato in settembre); la CDU guidata dalla Kanzlerin Angela Merkel, è al 31.5 per cento (meno 1.5 punti); l’SPD scende al 20.5 per cento (meno 1 punto).

Ma molto più pressante è al momento capire come una persona giudicata estremamente pericolosa dalle forze inquirenti e di giustizia, nota per aver cercato di procurarsi anche delle armi, in contatto stretto con gli ambienti salafisti in Germania, abbia potuto “inabissarsi”, scrive la Frankfurter Allgemeine. Come sia potuto succedere che le autorità preposte a sorvegliare il soggetto “abbiano interrotto la sorveglianza perché non vi erano stati elementi che confermassero la supposta pericolosità”. E sempre sulla FAZ un altro commentatore scriveva, invece riguardo ai politici: “Il paese è cambiato. Certo, anche ai politici bisogna concedere dopo un fatto così cruento come quello di Berlino un momento di costernazione e basta. Dopo però i cittadini si attendono dai loro politici non solo appelli a mantenere la calma, a considerare che è umanamente impossibile sventare tutti gli attentati. Non vogliono ben altro dai consigli paternalistici su dove trascorrere le giornate e le serate prenatalizie. Quello che i cittadini si attendono dai politici è che rivedano la politica e le strategie di sicurezza”.

Prima dell’attentato di lunedì, i tedeschi erano abbastanza convinti che l’apparato di sicurezza del proprio paese fosse sufficientemente all’altezza della sfida terroristica. Ora è probabile che molti abbiano cambiato opinione al riguardo, e una operazioni come quella svolta nella notte di giovedì su venerdì, quando le forze di sicurezza hanno fermato a Duisburg due giovani fratelli kosovari, perché sospettati di preparare un attentato a un grande centro commerciale, venga percepita dai più come un colpo di fortuna.

A dibattere in tono piuttosto acceso sull’utilità o meno di rafforzare la normativa vigente sono in particolare i quotidiani progressisti. Così un vero atto di accusa è arrivato dalla Süddeutsche Zeitung, dove Heribert Prantl, una delle penne storiche di questo quotidiano, il quale riassumeva impietoso, uno dopo l’altro, gli errori commessi dagli inquirenti, ben prima della strage di Berlino, e di conseguenza le falle del sistema di sicurezza tedesco. Prantl ricorda che Amri aveva avuto il foglio di via, ma non era stato possibile rimpatriarlo in Tunisia, perché da parte delle autorità tunisine c’era stata molta reticenza: prima non lo si voleva tout court, poi ci sono stati ritardi da parte tunisina nel recapitare i documenti necessari (come peraltro era già accaduto in Italia). Per questo ad Amri era stata riconosciuto il diritto di permanenza provvisoria. La “Duldung” come si chiama in tedesco prevede però l’obbligo di residenza nel Land che l’ha concessa. In questo caso la regione era quella del Nordrhein-Westfalen. Ciò nonostante Amri spesso si trovava a Berlino, e di questo le forze di sicurezza erano al corrente. Vista la pericolosità accertata del soggetto, ci si sarebbe potuti avvalere dell’articolo 58, paragrafo a della legge sul permesso di soggiorno che prevede comunque la possibilità di un ordine di rimpatrio “per scongiurare una particolare pericolo per la sicurezza pubblica” e l’obbligo di firma quotidiano. Dopo aver elencato le norme esistenti, Prantl sottolinea: “Tutto queste misure cautelative esistono dunque già. Tutto questo prevede la legge che si occupa della ‘Sorveglianza di stranieri espulsi per motivi di sicurezza interna’.

Lo spazio di movimento di Amri doveva essere limitata a un unico quartiere. E qualora non si fosse presentato regolarmente alla firma lo si sarebbe potuto sottoporre a carcerazione preventiva e durante la stessa attendere l’arrivo dei documenti per rimandarlo in Tunisia. Invece, anche, la giustizia, anziché avvalersi degli strumenti a disposizione ha lasciato perdere”. La ricostruzione di quanto non è stato fatto serve a Prantl per sottolineare che il dibattito sulla riforma delle strategie di sicurezza in fondo è inutile, una toppa, per nascondere che gli strumenti ci sono già tutti, basterebbe applicarli meticolosamente. E il fatto stesso che non se ne sia fatto uso solleva invece altre domande. Prantl scrive: “Non è che gli inquirenti hanno visto in Amri un potenziale informatore e l’hanno lasciato fare nella speranza di arrivare a complici e sodali? E ancora, non è che le istituzione regionali hanno tenuto per sé dati acquisiti, anziché renderli noti ai colleghi degli altri Länder?.

L’ex direttore del quotidiano progressista di Berlino Tagesspiegel, nonché decano del giornalismo tedesco, Gerd Appenzeller è invece dell’avviso che alcune viti nel sistema sicurezza possano essere ulteriormente strette: per esempio per quel che riguarda la lista dei paesi sicuri dove rimandare chi chiede asilo. Tra questi vanno assolutamente inseriti i paesi del Maghreb, scrive Appenzeller. Chi poi arriva senza documenti in Germania deve sottoporsi a un test del DNA per poter stabilire con certezza la sua identità. Inoltre c’è bisogno di maggior e più rigorosa video-sorveglianza in tutte le grandi piazze, così come in tutti i punti di grande assembramento del paese. “Tutto questo è di una urgenza incredibile e nulla di tutte queste misure trasformerebbero il paese in uno stato di polizia o ridurrebbero la libertà di movimento dei cittadini”.

Il ministro dell’Interno Thomas de Maizière, nella conferenza stampa, dopo aver ringraziato l’Italia per l’ottimo lavoro ha chiuso dicendo: “Adesso possiamo parlare delle conseguenze da trarre. Indagheremo a fondo su come è stata gestita questa situazione (…) Voglio però anche ribadire che da tempo è pronta il disegno di legge su come rafforzare e rendere più efficaci le norme riguardo alla ‘Duldung’ di soggetti considerati pericoloso. E ancora sarà mia cura sottoporre ulteriori misure che possano rafforzare la sicurezza in Germania”

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Obama e Trump bisticciano PER Risoluzione Onu.

Venerdì il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione che condanna gli insediamenti israeliani nel West Bank e a Gerusalemme Est definendoli “flagrante violazione ai sensi del diritto internazionale”. A favore hanno votato 14 dei quindici membri, solo gli Stati Uniti si sono astenuti (è la prima volta che succede su qualcosa che riguarda Israele) “per difendere la soluzione a due Stati” ha detto l’ambasciatrice americana Samantha Power, sostenendo quella che è una posizione che ha accomunato le due Amministrazioni Obama. La risoluzione non è vincolante, e dal punto di vista pratico poco cambierà nella politica con cui Tel Aviv gestisce i settlement, ma è un duro colpo che porta Israele in una posizione più isolata sul processo di pace. Uno dei commenti più duri lo ha espresso il ministro israeliano dell’Energia Yuval Steinitz, falco del partito di governo Likud, che ha detto che il voto è una risoluzione diretta contro Israele, e che gli Stati Uniti hanno abbandonato “il loro unico alleato in Medio Oriente” – il governo israeliano ha ritirato gli ambasciatori da Nuova Zelanda e Senegal, due dei paesi che hanno sostenuto la risoluzione al CdS e Danny Danon, l’ambasciatore all’Onu, ha detto che si sarebbe aspetto che gli Stati Uniti, “il nostro principale alleato”, avesse “messo il veto a quella scandalosa risoluzione”.

In un atto di pressione straordinario quanto unico il presidente americano Donald Trump giovedì aveva chiesto pubblicamente al presidente Barack Obama di porre il veto contro una risoluzione delle Nazioni Unite che avrebbe bloccato la costruzione dei settlement. Secondo il New York Times c’era stato un contatto diretto tra funzionari del governo di Tel Aviv e membri del transition team presidenziale per un’azione di pressing, col sostegno dell’Aipac (la lobby israeliana in America), che però si è rivelata inutile. Mercoledì Trump, nel corso di una conversazione telefonica, aveva addirittura convinto il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi a ritirare temporaneamente la proposta di risoluzione. Sospesa la votazione giovedì, Malesia, Nuova Zelanda, Senegal e Venezuela, paesi membri temporanei nella rotazione biennale al Consiglio hanno riproposto il voto per venerdì, sfruttando le contingenze e la situazione di consenso convergente, hanno spiegato.

The resolution being considered at the United Nations Security Council regarding Israel should be vetoed….cont: https://www.facebook.com/DonaldTrump/posts/10158338539250725 

Trump ha espresso una linea completamente diversa da quella di Obama e molto più incline verso le posizioni israeliane. Un’immagine su tutte, la nomina di David Friedman come ambasciatore americano in Israele: un pro-settlement che vorrebbe spostare la sede diplomatica a Gerusalemme (questo significherebbe considerare la città esclusivamente israeliana, e sarebbe una decisione molto forte).

MESSAGI LATERALI

Due giorni fa un funzionario governativo ha fatto sapere la New York Times che l’intelligence israeliana aveva ricostruito i passaggi di armi americane, fornite all’esercito libanese, poi finite in mano al gruppo paramilitare sciita Hezbollah. Non è una novità assoluta, semmai è la conferma di un’investigazione che il dipartimento di Stato americano ha già avviato. Il partito/milizia è considerato un gruppo terroristico da Washington e gli israeliani ritengono che stia sfruttando il ruolo giocato durante il conflitto siriano, dove è il principale dei gruppi alleati all’asse russo-iraniano che sostiene il regime, sia per armarsi sia per ricevere ulteriore peso politico all’interno del Paese (gli israeliani pensano che alla fine tutto questo movimento possa portare gli Hez a un nuovo conflitto contro lo stato ebraico). Gli uomini di Hezbollah contribuiscono a tenere sicuri i confini del Libano dalle infiltrazioni del conflitto siriano, e questo è il punto di contatto tra esercito regolare, aiutato dagli Stati Uniti, e i paramilitari radicali sciiti – l’esercito libanese ha ufficialmente negato che le armi che fanno parte del piano di assistenza americano siano finite in mano ai miliziani del Partito di Dio. Israele sta già colpendo con costanza gli scambi d’armi che sfruttano il caos del conflitto siriano – e di solito arrivano dall’Iran – ora l’annuncio del funzionario serve anche a ricordare che per muoversi nella regione Washington ha bisogno di Tel Aviv, altrimenti, per esempio, finisce per fornire indirettamente armi a un gruppo che considera terroristi e che potrebbe usarle per sostenere il regime siriano, che gli Usa considerano nemico. È una specie di avviso: per continuare la nostra amicizia serve che cose come quella successa all’Onu non si ripetano.

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Gli effetti negativi del referendum della Cgil contro il Jobs Act

Il dibattito sul jobs act e sul refrendum promosso dalla Cgil, mirante a renderlo vuoto, tralascia di prendere in considerazione un aspetto tecnico, in quanto tale ostico, ma di fondamentale importanza. Si tratta del fatto che l’architettura del jobs act delinea di fatto il passaggio dal sistema di inquadramento del personale noto tecnicamente come career system e al sistema noto come job system. Vediamo di che cosa si tratta.

Il career system, che si è affermato all’inizio del ‘900, inquadra – e remunera – il personale esclusivamente in livelli gerarchici tralasciando gli aspetti relativi alla specializzazione professionale e alla produttività. Il job system inquadra – e remunera – il personale per quello che effettivamente fa. Il job system è molto più elastico del career system e più ancorato alla realtà della singola impresa mentre il career system tende ad uniformare tutti i dipendenti a livello territoriale (non a caso nel jobs act, conformemente ai canoni del job system, si dà spazio alla contrattazione aziendale rispetto a quella territoriale). Il job system rappresenta una precondizione ineludibile per l’adozione di un modello organizzativo basato sui processi e non sul potere gerarchico.

Rimanere ancorati al career system significherebbe, dunque, minare la possibilità di migliorare la qualità die nostri prodotti. Il job system si caratterizza per un costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) molto più basso di quello che si ritrova dove vige il career system (secondo i dati trovati da un mio studente durante un lavoro di tesi si arriva a costi più bassi di ca. il 60%), ma per un costo orario più alto (sempre secondo la citata tesi, dove vige il career system il dipendente guadagna ca. il 20% in meno rispetto a dove vige il job system). In altre e più crude parole: dove vige il job system (quello di fatto prefigurato al jobs act) il dipendente guadagna di più e i prodotti/servizi realizzati costano di meno e sono di migliore qualità.

Va qui di sfuggita accennato al fatto che la riforma Cassese del pubblico impiego del 1993 (il decreto legislativo numero 29 del 1993) ha introdotto significativi elementi del job system nel nostro pubblico impiego. Probabilmente la riforma Cassese non ha raggiunto tutti gli effetti sperati (anche se ha indubbiamente migliorato significativamente la nostra amministrazione pubblica) proprio perché non si è fatto il passo seguente: l’adozione di un modello di organizzazione del lavoro basato sui processi.

Il jobs act, in linea con i canoni del job system, si basa sulla competizione tra gli individui e sulla collaborazione tra gli stakeholders. Il career system si basa sulla solidarietà tra gli individui e sulla contrapposizione dura tra gli stakeholders. Un modello di inquadramento basato sui livelli gerarchici (come il career system) prefigura una organizzazione intesa esclusivamente come catena gerarchica in cui il lavoratore è passivamente subordinato alla direzione, spesso confusa con la proprietà, ed in cui il management è concepito come alter ego del proprietario e non come professionista. Qui riemerge una tratto culturale della CGIL che concepisce i rapporti di lavoro come rapporti di contrapposizione tra il capitale e la forza lavoro non lasciando alcuno spazio alla professionalità.

Vale rammentare che, quando lo statuto dei lavoratori fu approvato (1970), in Italia si era raggiunta da poco la piena occupazione (avevamo un tasso di disoccupazione tra il 3% ed il 4%). Era ovvio che i lavoratori dipendenti sfruttassero questo risultato chiedendo miglioramenti delle loro condizioni in azienda, miglioramenti non solo economici ma anche di status giuridico. La stessa cosa stava avvenendo un po’in tutta Europa, visto che ci si era ripresi dalle conseguenze della seconda guerra mondiale. Mentre in Germania (ma anche nel Benelux ed in Francia, sebbene qui in maniera più sfumata) il lavoratore dipendente acquistava un nuovo ruolo attraverso meccanismi di coinvolgimento nelle decisioni strategiche d’impresa partecipando allo Aufsichtsrat (organo sovra-ordinato al Consiglio d’Amministrazione dove siedono i rappresentanti della proprietà, del management e dei lavoratori, strumento generalizzato recentemente dalle direttive comunitarie in materia di diritto del lavoro, direttive mal digerite dalla Cgil), in Italia si è affermata la posizione della contrapposizione.

Al “diritto delle società” non fa più da contrappeso un “diritto del lavoro” mirante a garantire un nocciolo duro di guarentigie a chi si trova sottoposto alla gerarchia d’impresa ma un vero e proprio “statuto dei lavoratori” che si contrappone al “diritto delle società”, cioè alle norme che regolano i diritti di proprietà. In questo modo, l’impresa diventa un’arena di contrapposizione e scontro tra due principi opposti: quello della proprietà e quello del lavoratore subordinato. Questa contrapposizione cristallizza l’equazione imprenditore = padrone, rendendo non facile il passaggio ad una governance manageriale dell’impresa (in Germania i primi imprenditori stipendiati risalgono al ‘600, in Svezia al ‘700 negli USA all’800) e misconosce una terza, oggi cruciale, componente della realtà imprenditoriale (oltre al capitale ed alla forza lavoro): la professionalità.

Questo ancoraggio culturale al passato è idiosincratico, non solo con i principi del total quality management (basato sulla collaborazione, la competizione e il miglioramento continuo), ma anche alla legislazione comunitaria in materia di lavoro che oramai ha superato l’approccio delle relazioni industriali per adottare quello del dialogo sociale, ponendo la Cgil in una posizione al limite della legalità comunitaria.

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