Archivio mensile:giugno 2018

Intellettuali all’Italiana, tutti zitti di fronte allo strapotere della Lega.Abbiamo i personaggi pubblici meno riservati degli ultimi cinquant’anni ma non riescono a dire una parola sulle piccole disumanità in scia di un partito che instilla una campagna elettorale permanente intenta ad agitare le folle.E succede così che Marchisio e Totti spicchino come liberi pensatori in mezzo a tutti i nani. Ci sono loro, Saviano e quelli che non hanno mai smesso di dire e di lottare. I nostri influencer continuano a cucinare

In Italia assistiamo ormai alla proliferazione di due categorie opposte di intellettuali: quelli che hanno sempre preso posizione e che difendono con coerenza i propri valori e quelli che non toccano mai le corde sensibili del Paese ma sono sempre in prima fila per prendersi gli applausi.

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Benvenuti nell’estate 2018, quando Claudio Marchisio e Francesco Totti diventano l’argine nazionalpopolare alla merda che ogni giorno viene sparsa dai vomitatori d’odio (esclusi i fine settimana, avete notato? perché il week end è sacro quasi come l’aperitivo) e intanto rimbomba l’assenza degli intellettuali prêt-à-porter, quelli che tutti i giorni sui loro account social o nelle ospitate televisive ci propinano le loro fondamentali idee sul cibo, sull’abbigliamento, sul caldo d’estate e sul freddo d’inverno, sulle molestie subite dagli altri, sulla simpatia di Renzi e dei genitori di Renzi e dei cugini di Renzi, sul bere molta acqua, sui programmi in prima serata, su quanto sia rivoluzionario il Papa, su quanto fosse forte Maradona, sui litigi di tronisti e grandifratelli, sulle loro ex mogli, sull’educazione dei figli, su Corona e don Mazzi, sulle troppe tasse, sulle parolacce che si possono dire ma le bestemmie invece no e non hanno nulla da dire, niente di niente, nemmeno una foto su Instagram, su questo tempo in cui si augura la morte ai profughi, si spera che affondino i barconi, ci si chiede perché Saviano non sia ancora morto, si discetta sugli stupri che devono capitare alla Boldrini e ci si ingegna nell’analisi lessicale delle cazzate di qualche ministro fingendo di non sapere che certa retorica serva solo come miccia per accendere la feccia.

Abbiamo i personaggi pubblici meno riservati degli ultimi cinquant’anni, ne conosciamo i gusti sessuali, le intolleranze alimentari e i soprammobili in salotto ma non riescono a dire una parola, prendere una posizione sulle piccole disumanità in scia di un partito che pur essendo azionista (di minoranza) del governo instilla una guerra continua, giorno dopo giorno, in campagna elettorale permanente intenta ad agitare le folle. Sia inteso: non è obbligatorio essere contro questo governo per dichiararsi estranei alla ferocia che si annusa nell’aria ma è obbligatorio ribellarsi (sì, è obbligatorio, e come dice giustamente Roberto Saviano “chi non prende parte ora sarà colpevole per sempre”) al razzismo becero di chi considera l’etnia e la provenienza geografica un valido motivo per morire e essere lasciati morire.

Personaggi televisivi che da anni ci impartiscono lezioni di benpensantesimo da tutte le reti televisive preferiscono parlare della penuria di ombrelloni piuttosto che lasciarsi scappare un giudizio sul presente, sacerdotesse della domenica pomeriggio (quelle maestre dei selfie a culo di gallina con gli ospiti politici e di giudizi censori sullo scibile umano) galleggiano tranquille nella melma di questi giorni, opinionisti apodittici (di politica, calcio, tennis, moda, reality anche tutto contemporaneamente) scrivono messaggi privati per esprimere una solidarietà che non renderebbero pubblica nemmeno sotto tortura, saggisti tuttologi che vendono sugli scaffali futuri apocalittici ma trovano potabile il presente.

In Italia assistiamo con sgomento ormai alla proliferazione di due categorie opposte di intellettuali: quelli che hanno sempre preso posizione e che difendono con coerenza i propri valori (anche scontrandosi con il pensiero della maggioranza, consapevole delle fetide idee che alla maggioranzaè capitato di appoggiare nel corso della Storia) e quelli che non toccano mai le corde sensibili del Paese ma sono sempre in prima fila per prendersi gli applausi. I primi vengono rinchiusi nelle loro gabbie e rimangono a coltivare il proprio giardino di seguaci mentre i secondi temono anche un solo tweet di dissenso e discettano solo di ciò che non rischia di dividere il proprio pubblico.

E succede così che Marchisio e Totti spicchino come liberi pensatori in mezzo a tutti i nani. Ci sono loro, Saviano e quelli che non hanno mai smesso di dire e di lottare. I nostri influencer continuano a cucinare.

Perché, diciamolo, prendere posizione oggi significa essere pronti a ingoiare una quintalata di merda come risposta: centinaia di insulti che non leggono nemmeno le parole scritte ma che eiaculano a spargere un po’ di odio personale. Come scrive un ignoto giornalista in un pezzo de la Provincia Pavese che andrebbe ripubblicato sui quotidiani nazionali: «è chiaro che, nei giorni dell’omofobia e del razzismo, una persona con toni pacati e rispetto per gli altri se ne sta in disparte. Come biasimarlo? I pochi che si arrischiano lo fanno a loro rischio e pericolo. I violenti prosperano, rimpallandosi la bile, dandosi forza l’uno con l’altro con fiotti di mi piaceai peggiori strafalcioni linguistici e concettuali e alle presunte notizie che, nel malefico passaparola, perdono via via un livello anche minimo di attendibilità. Vero o falso, chi se ne frega?»

E quindi? E quindi gli intellettuali de noantri hanno bisogno di like e clic per alimentare il proprio ego e preferiscono fare finta di niente. Quelli che si scuoiano in piazza contro le pellicce sopportano tranquilli senatori della maggioranza che ucciderebbero i negri o comunque li vedrebbero bene marcire a casa loro, quelli che si strappano i capelli per l’illegalità di Fabrizio Corona non hanno nulla da dire sui «rom italiani che purtroppo ci dobbiamo tenere» e quelli che chiedono la condanna di morte per gli stupratori sopportano sereni che la morte di Giulio Regeni sia un affare di famiglia tra lui e i suoi poveri genitori: l’importante è non disturbare il potere, non inimicarsi il reggente di turno anche se dovesse essere un patetico buffone, ciò che conta è non irritare i propri followers. E succede così che Marchisio e Totti spicchino come liberi pensatori in mezzo a tutti i nani. Ci sono loro, Saviano (che però è della prima categoria di intellettuali, quellicatalogati) e quelli che non hanno mai smesso di dire e di lottare. I nostri influencer continuano a cucinare, scoreggiare, abbronzarsi e pregare per il prossimo personaggio pop che verrà a mancare. Ogni tanto, se serve, una citazione di Pasolini la troveranno sempre da spiattellare.

 

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En marche? Ormai, non c’è rimasto altro.Ormai è un partito inutile. Novità forse dalla Leopolda 9 di fine ottobre. Macron, Sanchez e Merkel sul palco?

E’ esplosa la Galassia centrale e pezzi del Pd si ritroveranno negli angoli più lontani dell’universo. Il Pd, la sinistra riformista, è ormai una realtà irrilevante e balbettante dello scenario italiano. Giusto per la cronaca si può spiegare come fa Salvini a vincere: sa che la questione immigrati imbarazza il Pd e quindi insiste su quello, picchia sempre più duro. E prende voti, conquista città da sempre di sinistra.

In questo è aiutato, almeno a livello mediatico, anche da una banda di distinte signore e signorini di sinistra che continuano schifati a lamentarsi dei troppi immigrati, anche quando il loro arrivo è sceso dell’80 per cento rispetto all’anno scorso. Si è arrivati al ridicolo di calcolare quanti immigrati ci sono in carcere: e chi volete che ci vada in galera? I ragionieri di Unicredit con posto fisso e 14 mensilità? Ci vanno gli ultimi arrivati, i più poveri e i più abbandonati, esattamente come accade in tutto il mondo.

Chiarito che il Pd è vittima spesso e volentieri anche dei suoi stessi elettori, che vorrebbero un’Italia simile alla Svizzera, rimane il problema del che fare.

Non è facile. Il punto da cui partire sarebbe probabilmente la constatazione che il Pd è morto. Non ha un gruppo dirigente di apprezzabile qualità, balbetta sciocchezze invece di dire quello che vuole davvero, una quota rilevante del partito sogna solo di andare al governo con i 5 stelle, considerati meno forcaioli dei leghisti. In più c’è un populismo serpeggiante e ci sono anche pulsioni anti-Merkel e anti-Macron (gli unici due che in Europa potrebbero aiutare l‘Italia)

Un arnese così combinato non serve a niente. Serve solo a perdere un’elezione dopo l’altra. Fino a quando non sarà rimasto più nessuno.

Come rimediare? Non è facile. Renzi non è il massimo, ha perso troppe elezioni e ogni tanto ha le idee un po’ confuse, ma è ancora l’unico leader esistente in quell’area.

Non si sa che cosa abbia in mente per la sua Leopolda di fine ottobre.

Quello che è certo è che il Pd andrebbe sciolto o comunque abbandonato al suo destino, ormai è un vuoto a perdere, una specie di asino in mezzo ai suoni. Tutto il gruppo dirigente del Sud avrebbe dovuto essere cacciato platealmente anni fa.

La Leopolda nove, quindi, dovrebbe essere la fondazione di una cosa nuova, una ripartenza. Suggerirei, ma non sono nemmeno iscritto e quindi non conto niente, di invitare sul palco Macron, Sanchez e la signora Merkel. E insieme discutere come si affronta il populismo, che non è più un problema solo nostro, ma un problema europeo. Come l’immigrazione, verso la quale il “nuovo” Pd deve prendere una posizione chiara: non più un solo immigrato senza una strategia di integrazione. Altro che reddito di cittadinanza. Abbiamo bisogno di 200-300 mila immigrati all’anno (altrimenti diventiamo un deserto economico e sociale), ma li dobbiamo integrare: lasciarli davanti ai supermercati a raccogliere l’elemosina irrita solo le brave signore e non serve a niente. Invece di risolvere un problema (l’inverno demografico), lo crea.

Poi, bisogna decidersi a mettere insieme una piattaforma liberal-democratica vera. Cioè non basata su un aumento indiscriminato della spesa pubblica. Gli esempi della Grecia e del Portogallo (gestiti dalla troika) sono lì a dimostrarlo: esiste la possibilità di un risanamento virtuoso. Ma servono progetti, idee, determinazione. Inseguire i populisti serve solo a perdere voti e a preparare il disastro. Ci porta inevitabilmente al Piano B di Savona, cioè all’uscita dall’euro e al nostro precipitare nel Venezuela.

Insomma, serve ripartire, ma da un’altra parte. Scordiamoci il Pd e Martina. Fra tre anni nessuno li ricorderà più di loro.

En marche? Ormai, non c’è rimasto altro.

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Certo che Saviano è arrogante. Come gran parte dei nostri politici.E dei GIORNALAI COME IL Sig T. Ma la scorta non c’entra.

Saviano, Travaglio: “Ricatto di Salvini inaudito e indegno. Con le scorte non si scherza”

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“È una cosa indegna che il ministro dell’Interno si comporti come fosse il padrone dello Stato in grado di ricattare le persone: se sei d’accordo con me ti proteggo la vita, altrimenti ti metto in pericolo la vita. Con le scorte non si scherza”. Sono le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ospite di Lilli Gruber alprogramma Otto e mezzo, in onda su La7, in merito alla lite a distanza tra il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e lo scrittore Roberto Saviano, al quale aveva rivolto la minaccia di togliere la scorta.

Nell’editoriale di oggi il buon Travaglio (ormai in commentabile) chiama Salvini semplicemente “S”, praticamente come faceva con Berlusconi chiamandolo “B”. La solita tecnica del Fatto, per non essere tacciati di essere di parte, invece di esaltare i loro beniamini denigrano gli antagonisti.

Ahime ho paura che Il sig. T. se non ha qualcuno da usare come bersaglio ha poco da dire. Adesso vive una seconda giovinezza con il felpato padano, dopo aver perso per strada l’unico argomento di cui abbia scritto (il RENZI) sembrava non aver più quella verve da gattino attaccato ai maroni.

Sig T se vengono tolte le scorte a ingroia e Saviano, è copla pure TUA di Di Maio e del 5 Balle. Non si fa figli e figliastri. e’ inutile che si nasconda dietro una S. . Deve usare anche una D. o una C. E le faccio sapere che aborro l’operato di Salvini. e di conseguenza quello di Di Maio.

Un ministro dell’interno ha responsabilità e doveri assai più alti di un comune cittadino. Saviano rappresenta se stesso, Salvini rappresenta lo Stato e non può permettersi queste affermazioni e questo linguaggio. Mi viene sempre più la paura che in realtà si stia preparando a una nuova campagna elettorale – magari dopo aver accoltellato alle spalle il M5S su conflitti di interessi, corruzione e media…

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Benissimo ha fatto quindi Renzi ha alzare un muro di separazione contro i 5 stelle. Oggi non sono un’organizzazione politica, ma qualcosa che sta fra l’organizzazione mafiosa e Cosa nostra, con capi dal potere misterioso e immenso, auto-nominati.

IL TEOREMA TRAVAGLIO. Solo un’alleanza Pd-5 stelle può fermare la destra razzista della Lega, si dice. Ma la proposta non sta in piedi. Vediamo perché.

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Per un giorno proviamo a lasciar perdere Salvini e le sue sparate da bulletto della Val Brembana, tanto ormai ne fa una ogni dieci minuti. E occupiamoci di cose più serie. Ad esempio del teorema Travaglio.

 E un teorema semplicissimo e apparentemente inattaccabile. Ma non è vero.

Il teorema Travaglio consiste in questo:

1- La Lega di Salvini è di destra. Probabilmente diventerà la più grossa formazione di destra (e razzista) europea.

2- L’unico modo per fermarla è che si formi un’alleanza 5 stelle-Pd, una sorta di Santa alleanza anti-razzista.

3- Ma questa alleanza (salvifica) non si può fare fino a quando il Pd è schiavo di Renzi, che addita i 5 stelle come il nemico da battere.

4- Tutto cambierà il giorno in cui il Pd si libererà finalmente di Renzi e potrà così costruire l’alleanza anti-razzista con i 5 stelle.

Cosa non funziona in questo ragionamento, apparentemente perfetto? Molte cose.

1- E’ vero che la Lega è ormai una formazione politica razzista e come tale preoccupante.

2- i 5 stelle sono però una sorta di buco nero, di male oscuro della politica italiana. Sono una cosa che non ha uguali nel mondo conosciuto. Quasi certamente extra-costituzionale se non anti-costituzionale.

3- In pratica sono una formazione politica che ha esternalizzato (si passi l’orrenda espressione) il controllo dei propri comportamenti.

4- Noi  vediamo delle figure politiche, ma non contano niente. Sono intercambiabili, come le carte da gioco. Non ci sono organi dirigenti eletti, non ci sono mai stati congressi, non ci sono discussioni. I loro rappresentanti in parlamento sono più di 300, ma parlano sempre e solo i soliti 10-15.

5- In realtà, chi comanda sono Beppe Grillo, mai eletto da nessuno e che non ha alcuna posizione di responsabilità, a parte quella generica e messianica di guru. Lui è lì, fa e disfa, ma nessuno se lo può togliere di torno. Condivide il potere con Davide Casaleggio, che controlla la piattaforma Rousseau, sulla quale “gira” tutto il Movimento (iscritti, consultazioni, sondaggi per decisioni, ecc.). Solo che il Movimento, che paga riccamente questo servizio (300 euro al mese per ogni deputato eletto) non ha alcun potere sulla piattaforma. Nessun controllo. Non esiste nemmeno un controllo esterno, neutrale: tutto è nelle mani del solo e unico Casaleggio. Cosa avvenga davvero su quella piattaforma solo lui lo sa.

6- Ma non basta. Come stanno rivelando le cronache giudiziarie romane Grillo e Casaleggio mandano in giro dei loro pro-consoli (tipo Lanzalone) che gestiscono il comune di Roma, al posto della sindaca Raggi, o che scrivono lo statuto del Movimento. Altri pro-consoli sono stati infilati nella presidenza del Consiglio e nei ministeri. A sorvegliare, orientare, dirigere. Tutta gente mai eletta da nessuno e mai indicata da alcun congresso.

7- Poiché la Casaleggio è una robetta (dieci impiegati al massimo), non è esattamente l’Ena francese, non ha preparato tecnocrati di altissimo livello. Quindi si arrabatta, pesca nel vasto mondo dei faccendieri e di quelli che “ci sanno fare”, spesso personaggi che girano per ministeri da decenni.

Questa è la “esternalizzazione”: il potere viene sottratto al Parlamento e trasferito nelle mani di Grillo e Casaleggio, che a loro volta lo girano a altri, faccendieri tipo Lanzalone o esperti di comunicazione come Rocco Casalino, nessuno dei quali è mai stato eletto o ha mai affrontato un dibattito in un congresso regolare.

Tutto ciò fa dei 5 stelle una formazione politica anomala, lontana dal normale gioco democratico, che porta in parlamento gente che ha avuto magari solo 36 clic sulla piattaforma Rousseau (gli amici del bar più quattro parenti). E che non ha la più pallida idea di quello che deve fare.

In sostanza, i 5 stelle sono un finto partito. Sono, nella realtà, una struttura di servizio del duo Grillo-Casaleggio. Con chi andrebbe fatta l’alleanza allora? Con loro due? E il parlamento e le elezioni a che cosa servono?

Ma, soprattutto, un’alleanza con loro servirebbe a legittimare una politica gestita da gente, Grillo e Casaleggio, mai legittimata e che non ha mai ottenuto alcuna investitura pubblica, principi e comandanti per diritto di clic. Un po’ medioevale come cosa.

Si aggiunga, inoltre, che la linea politica viene dettata da Grillo e Casaleggio, i quali non sanno niente, certo non hanno letto Adam Smith o Hayek o Wright Mills. Vanno avanti con le schedine di Vikipedia, cercano le cose più strambe (tipo reddito di cittadinanza o città a rifiuti zero) e ne fanno un programma politico. Un minestrone indigeribile per chiunque e per qualunque paese.

Se i 5 stelle ambiscono davvero a fare un fronte comune anti-razzista insieme al Pd, devono prima fare una serie di cose: rompere i legami con Grillo e Casaleggio, diventare autonomi, darsi uno Statuto decente e democratico, presentare leader eletti per davvero e rappresentanti di qualcosa. Insomma, devono trasformarsi in un partito normale. E, già che ci sono, devono buttare nella spazzatura quella belinata della democrazia diretta, una sorta di non-senso della politica, che fino a oggi è servita solo a giustificare appunto la “esternalizzazione” delle decisioni politiche.

Benissimo ha fatto quindi Renzi ha alzare un muro di separazione contro i 5 stelle. Oggi non sono un’organizzazione politica, ma qualcosa che sta fra l’organizzazione mafiosa e Cosa nostra, con capi dal potere misterioso e immenso, auto-nominati. Dei padrini, insomma. Non politica, quindi. Ma solo potere e ancora potere.

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Vedo già gli operatori ecologici, netturbini, giardinieri impiegati al comune che lasciano il lavoro per prendere il reddito di cittadinanza e lavorare 8 ore a settimana invece di 40 e prendere piú o meno lo stesso stipendio.

Di Maio: “Otto ore gratis di lavoro a settimana per il reddito di cittadinanza”

Di Maio: "Otto ore gratis di lavoro a settimana per il reddito di cittadinanza"
Il vicepremier parla davanti alla platea della Uil della misura chiave dei 5Stelle: “Non daremo soldi per stare seduti sul divano”. In cambio di un reddito, saranno previsti lavori di pubblica utilità nei Comuni. Ieri il ministro del Lavoro aveva lanciato l’obiettivo di varare la riforma entro il 2018 con i fondi europei, ma il ministro dell’Economia Tria frena.
Fatemi capire, allora io lavoro 8 ore alla settimana per il mio comune (a far cosa? non si sa!) e questi mi pagano 780 euro al mese? In sostanza, è come essere assunti come dipendente pubblico che però lavora solo 4 giorni al mese… Che bengodi!
Non vi preoccupate  non potranno superare le panzane della “Voce del Trombone” padano. Intanto dovranno trovare le coperture poi creare i nuovi Centri per l’Impiego e per fare questo necessitano di due anni come minimo e in ITALIA si sà come va a finire. poi…..Poi questo governo sarà finito da molto tempo e il Feroce RENZINO non avrà da gareggiare con questi ingenui a chi la spara più grossa. Dormite tranquilli,   che il meraviglioso futuro ci attende. Io, ex buonista mi sto avvicinando a voi cattivisti (o vi offende il termine?)
Dai GENTE A parte il mucchio di bufale che ha rispolverato non ti rendi conto CARO MINISTRO DEL LAVORO che è impossibile mettere su una efficiente organizzazione per realizzare tutto ciò?  Smettila di credere alle favole che poco ci rimani male!
Tutto molto bello, ma i soldi da dove li prendiamo? Prima di proporre di tutto e di più, almeno diteci dove sono le coperture, promesse tante, soldi 0…  Attendiamo fiduciosi!
In Sicilia la regione più indebitata d’ITALIA del EUROPA del MONDO il reddito di cittadinanza l’hanno inventato 30 anni fa e si chiama lavoro socialmente inutile e dannoso.Purtroppo anziché investire come il Trentino A.A. sul turismo la Sicilia con risorse naturali,paesaggistiche,storiche artistiche hanno investito su questi lavoratori,ma non scherzano nemmeno tutti gli altri dipendenti pubblici.In un Comune del Friuli capoluogo di mandamento ai servizi demografici c’erano a parità di abitanti(nel 1986) c’erano 19 dipendenti e per avere una carta di identità dovevi aspettare un nel po.Ma devi aspettare pure ora Nel 1988 ne hanno assunto altri 180 come lavoratori socialmente inutili e dannosi.Le campagne sono state abbandonate ed hanno costruite migliaia di case per l’estate.Il lavoro ora preferito e’ quello di bagnino perché in campagna e’ troppo faticoso lavorare.Mentre i meridionali emigravano quelli che rimangono aspettavano il posto ora chiamato reddito di cittadinanza.
Intanto ci sarà un Maxicondono fiscale (quello che ipocritamente viene chiamato pace fiscale) e che riguarda il 96% delle cartelle esattoriali con debiti fino a € 100.000. Non proprio una cosa da niente. Poi saranno cancellate tutte, o quasi, le detrazioni e le deduzioni fiscali che permettono a tanti cittadini di recuperare preziose risorse. Quindi da una parte si fa un bel regalo a chi ha un debito con lo Stato non di poco conto e dall’altro si organizza una fantastica “partita di giro” dove si tolgono soldi a una parte di contribuenti e si trasferiscono ad altri . Attraverso queste risorse si farà una sorta di Flat tax alle imprese e, forse, qualcosa rimarrà per il reddito di cittadinanza.MA GENTE NON VI ACCORGETE CHE GRANDE PRESA PER IL CULO PER IL POPOLINO ITALICO.
L’elettorato italiano si conferma ancora una volta credulone e abbocca sempre all’amo: basta sceneggiare un contratto in politica prima delle elezioni per fare incetta di voti. Prima Berlusconi (Contratto con gli Italiani), poi il M5S (Contratto di vincolo di mandato – per i suoi candidati – e Contratto di Governo con la Lega); è un dettaglio di poco conto se, poi (cioè a fine legislatura), i termini delle stipule siano stai realizzati o no. Speriamo che la prossima volta si candidi Silvan : lui si che è abilissimo a far quadrare i conti.
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L’Italia non si può permettere un simile governo. Neanche se Piazza Venezia è piena di sondaggi ed i treni arrivassero in orario.

Lo scontro Saviano-Salvini e la grammatica delle Istituzioni. La scorta è una condanna, ma la protezione di una vita non ha prezzo e al Viminale questo principio dovrebbe essere sacro.

Lo scontro Saviano-Salvini e la grammatica delle IstituzioniLa scorta non è un’auto blu, ma una condanna. È una privazione della libertà, la rinuncia ad ogni impulso vitale di curiosità.La scorta non si sceglie e non si chiede. La scorta non viene assegnata o revocata per motivi politici. La scorta non è riservata agli amici e non può essere tolta ai nemici. E la protezione di una vita non ha prezzo.
Questa è la grammatica minima delle Istituzioni. Al Viminale, dovrebbe essere sacra. In Italia abbiamo pagato troppi tributi di sangue per permetterci un ministro maramaldo che ha fatto del dileggio la sua cifra.

Gli integralisti padani ce l’hanno sempre con qualcuno. Hanno cominciato coi Meridionali (”terún”), poi hanno scoperto che anche loro sono meridionali di qualcuno.
Allora sono passati a Roma Ladrona fino a quando Bossi e Belsito hanno dimostrato che le persone giuste sanno rubare anche a Milano.
Poi se la sono presa con chi si riempie le tasche di soldi pubblici, come quelli che saltano da un partito all’altro per es., ma si sono accorti di avere Salvini.
Allora hanno attaccato i neri, i gialli, i rossi, i gay, i musulmani, i rom, i polacchi, gli albanesi, il ministro Kyenge, i buonisti, i radical chic, ecc. Adesso e’ il turno delle razze, della memoria storica e della cultura.Invece, con i ladri ed i mafiosi non se la sono mai presa. Soprattutto gli evasori e la Ndrangheta. Quelli li aiutano con leggine su misura, tipo lo Scudo Fiscale di Giuliettino Tremonti.
I PENTALEGHISTI FASCIORAZZISTI E OMOFOBI MI FANNO SAPERE !Perché non lasci decidere alla maggioranza dei cittadini/elettori quale governo l’Italia si può permettere?
Gantaglia il fatto che una scelta sia stata presa a maggioranza non significa che sia la scelta giusta. Anche Hitler ha stravinto le elezioni, peccato che poi ha distrutto la Germania e l’Europa… milioni di morti con l’approvazione del popolo! Aggiungo:La persona che voi criticate cioè io non ho detto che il governo è illegittimo, ma che secondo me “l’Italia non può permetterselo”. Ed è nel mio diritto pensare questa cosa, indipendentemente dalla maggioranza. Vi spiego il concetto: dire “questo governo non è legale” è sbagliato (oggettivamente, ha avuto la fiducia del parlamento), dire “il governo PD non è stato eletto” è da ignoranti (i governi non sono eletti), ma dire “questo governo secondo me ci porterà allo sfacelo” è legittimo in democrazia.Capito GENTAGLIA.
Vi offendete perché ho paragonato il vostro leader ad Hitler dicendomi:Quanto a paragonare Salvini con Hitler, credo che prima di farlo bisognerebbe ripassare bene la storia.
Gentaglia:Ripassatevi voi la storia: vedrete delle analogie spaventose e inquietanti sull’ascesa di Hitler e l’ascesa di Salvini. Crisi economica, poi rabbia, poi successo alle elezioni, poi persecuzione delle minoranze… la storia si ripete sempre, tanto più se chi dovrebbe imparare è in realtà un analfabeta di ritorno, di cui l’Italia è ahimè piena vero GENTAGLIA.la storia viene scritta solo DOPO che è accaduta. Hitler non era conosciuto per quello che è diventato PRIMA di diventarlo. La storia va studiata, ma non superficialmente per metterla poi da parte come fate voi, dando per scontato che non si ripeterà, ma piuttosto tenendola ben presente come monito, e ci si impegni attivamente perché certi errori fatali commessi in passato non vengano più ripetuti.
Ma tornando sul tema del POST. Un Ministro degli Interni che non solo minaccia uno scrittore, ma gli fa anche capire che l’obbiettivo è toglierli la scorta per tutte quelle volte in cui ha l’ardire di tornare nel Paese in cui è nato – sotto intendendo di fatto che dovrebbe rimanere confinato a New York – è una roba da Ventennio. Chi non si indigna è banalmente complice. All’intimidazione dei dissidenti ci siamo già arrivati. Se va avanti così, per Natale avremo la polizia politica e non oso immaginare che sorpresa troveremo nell’uovo di Pasqua. Ma come è possibile che Salvini NON dica qualcosa contro le mafie? D’altronde i collegamenti tra Belsito e la ndrangheta erano ben chiari, Maroni disse che ndrangheta non esisteva al Nord e proprio il padano è stato eletto…in Calabria.
Dunque, il curriculum migliore per fare il Ministro dell’Interno in Italia e’ quello di Salvini. Uno che salta allegramente dall’estrema sinistra dei centri sociali all’ultradestra xenofoba, passando per l’integralismo padano. il segretario della Lega Nord secessionista, che da oltre 20 anni trama per smembrare la Nazione, offende i simboli della Repubblica, insulta le istituzioni dello Stato ed i connazionali del Meridione. Un signore che indossa magliette “Prima il Nord”, “Padania is not Italy” e ai raduni del suo partito canta canzoncine razziste contro i Napoletani “che non si lavano”.

Viva l’Italia!
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Come ILVA rischia di esplodere in faccia a Di Maio

Come ILVA rischia di esplodere in faccia a Di Maio

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Lakshmi Mittal lo ha detto chiaramente ieri a Luigi Di Maio: «Arcelor Mittal è pronta a chiudere l’operazione entro il periodo concordato ed essere operativa dal primo luglio». Con o senza accordo con i sindacati, a quanto pare. È stato lui l’ospite “d’onore” della giornata di ieri al ministero dello Sviluppo: il capo del colosso mondiale dell’acciaio che attraverso la newco AmInvestco Italy  ha vinto la gara per l’acquisizione dell’Ilva e ora ha intenzione di andare avanti, anche con altre concessioni dal punto di vista ambientale se necessario.

Come ILVA rischia di esplodere in faccia a Di Maio

Ma Mittal non molla ILVA e la situazione adesso si fa sempre più difficile per Luigi Di Maio. Da una parte c’è Beppe Grillo che vaneggia di fondi europei per la bonifica del sito di Taranto, e lui “parla a titolo personale”. Dall’altra ci sono le associazioni ambientaliste e dei consumatori che premono per la chiusura del sito. Poi ci sono i sindacati che sono in attesa di capire cosa vuole fare il nuovo governo e promettono, in caso di brutte notizie, 14mila operai sotto il ministero. Infine c’è il nuovo proprietario che potrebbe essere l’osso più duro di tutti, specialmente se dovesse rivolgersi ai tribunali.

IL ROVESCIO DELLA STESSA MEDAGLIO? Ilva, le associazioni da Di Maio: “L’abbiamo votato per chiudere, ha preso tempo”

“Sull’Ilva ce la metto tutta e ce la metteremo tutta anche come governo, vengo dalla terra dei fuochi, da me muoiono ancora e il mostro ce lo abbiamo sotto terra”. Così il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, in un video ripreso dagli ambientalisti tarantini durante l’incontro al Mise. “Siamo contenti di essere stati ascoltati ” commenta all’uscita Luca Contrario, di Giustizia per Taranto e Piano Taranto associazioni del territorio che chiedono bonifica, risarcimento, chiusura delle fonti inquinanti e riconversione. “Ma chiediamo risposte certe sul futuro dell’Ilva – aggiunge- che siano coerenti con il mandato che hanno ricevuto i candidati eletti del M5S e che hanno costruito in città il loro consenso parlando di chiusura dello stabilimento. Su questo chiediamo risposte certe”.
AUGURI RAGAZZI AVETE VOLUTO LA BICICLETTA  PE-DA- LA- TE
AUGURI RAGAZZI DEL ILVA E SPERIAMO BUON LAVORO.
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Il comportamento della Merkel molto probabilmente non significa rispetto per Conte e per l’Italia

Angela Merkel rassicura Giuseppe Conte in vista del summit di Bruxelles sui migranti Ieri Palazzo Chigi aveva minacciato di disertare l’incontro dopo la doccia fredda sui movimenti secondari dei richiedenti asilo. Anche la Commissione Ue corregge il tiro

Mentre sui social si applaude o si fischia ai ragli di Salvini/Di Maio, Merkel e Macron, al riparo del polverone anti-immigranti, hanno preparato il vero trappolone agli italiani, anche con l’aiuto dei giornali come Stampa, Corriere, Repubblica e Huffington Post e di quegli idioti integrali minoranza del PD.

Il comportamento della Merkel molto probabilmente non significa rispetto per Conte e per l’Italia. Più probabilmente cerca il più possibile di tenere le discussioni a porte chiuse dove le minacce e i ricatti contro i vari capi di governo sono più efficaci, invece che in una discussione pubblica o parzialmente pubblica che suscita una risposta nell’opinione pubblica e in chi come Salvini e Conte non fa sconti e legge i sondaggi ogni giorno. Comunque è abbastanza comico vedere il continuo richiamo ad essere uniti e a non fare scelte non concordate da parte di Merkel e Macron, che hanno organizzato un intero vertice non concordato, per scavalcare il vertice ufficiale che si terrà tra poco, e imporre le proprie tesi a tutti gli altri

Ecco i fatti:
Con la bozza di Meseberg, il “trappolone” franco-tedesco sta nascosto in tutt’altra parte. E precisamente là dove si parla di banche. Si tratta di meccanismi “tecnici”, come sempre, che si tramutano in cappi politici.
Ad esempio: se si pone l’obiettivo della riduzione al 5% lordo – e al 2,5% netto – dei “crediti deteriorati” in mano alle banche a prima vista sembra una cosa neutra, politicamente indifferente. Stiamo parlando di prestiti fatti a clienti soprattutto aziende, per entità delle somme, che ormai hanno ben poca probabilità di essere restituiti. A noi poveri mortali che ci frega?
Indirettamente, molto. Bisogna infatti sapere che le banche italiane presentano in questo momento una situazione pesante proprio su questo fronte, con NPL (prestiti non liquidabili) lordi all’11% dei prestiti totali, e netti al 6%.
Dunque dovrebbero smettere di prestare soldi alle imprese (e in parte anche alle famiglie) e fare pressione sui clienti per “rientrare”; oppure cartolarizzare queste “sofferenze”, svendendole a qualche pirata della speculazione.
Le conseguenze sono immediate anche nella vita economica: rallentamento del credito, rincaro dei tassi di interesse praticati sui prestiti privatidifficoltà aggiuntive per imprese e famiglie a corto di liquidità, dunque frenata nella crescita economica e nei consumi. Insomma, meno posti di lavoro, salari più bassi, contratti più precari.
Qualcuno può dire: “beh almeno si risanano le banche”.
Col cavolo. Se si guarda alla situazione di altre grandi banche europee. Quelle francesi e tedesche, per esempio, sono messe malissimo sul fronte dei “titoli illiquidi”, ovvero di “prodotti finanziari derivati”, carta straccia speculativa messa in circolazione al tempo del denaro facile, creato dal nulla. Il 75% dei titoli illiquidi vaganti in Europa è in mano a banche francesi o tedesche.

Ma di questo, nella bozza di Meseberg, non si fa menzione. Risultato: le banche di Parigi e Berlino possono essere considerate “sane” anche se alcune sarebbero tecnicamente sull’orlo del fallimento (un nome per tutti: Deutsche Bank), mentre quelle italiane sarebbero “a rischio”.

Di fatto, dunque, Merkel e Macron hanno messo a punto un pacchetto che stringe i vincoli europe, ma salvaguardando i propri interessi nazionali. Il prezzo, ovviamente, va scaricato sui partner.

La sostanza è dunque chiara: se gli scricchiolii franco-tedeschi sono “sanati” per via politica, quelli italiani (e spagnoli, greci, ciprioti, portoghesi, ecc) dovranno per forza esserlo tramite la riduzione del debito e della spesa pubblica. Deprimendo così ulteriormente le rispettive economie, e dunque di nuovo i conti pubblici; con effetti pesanti anche sugli “asset”, per esempio i valori degli immobili, che favoriranno capitali in cerca di occasioni a prezzi bassi, se non stracciati.

Ecco dunque che l’oscura materia economica, su cui il governo Salvini-Conte non può o non sa reagire, deve essere messa sullo sfondo. Mentre in primo piano deve essere portata la vicenda dei migranti, su cui il ministro razzista può sbraitare a piacere.

Distrazione di massa, tutto qui.

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Zingaretti e la minoranza del PD appaiono più che patetici quando tentano l’inseguimento hai populismi pentaleghisti.

LA TARTARUGA INSEGUE LA LEPRE.

Risultati immagini per Zingaretti e la minoranza del PD

Lazio, dalla Regione prima legge per tutele a rider: no al cottimo

Zingaretti: “Siamo contenti che la nostra idea sia stata presa seriamente dal governo”. Due milioni di stanziamenti

Il disegno di legge regionale con l’obbligo di contrattazione per il salario dei rider, oltre a rappresentare un ossimoro, è la rappresentazione plastica dell’”ignoranza” in materia di lavoro e dell’antico vizio della destra e della sinistra di volersi sostituire ai corpi intermedi della società, come i sindacati, le associazioni, ecc.. Nel secolo scorso purtroppo i totalitarismi “inventarono” i sindacati (di regime) corporativi e nell’URSS esistevano i Soviet, per imbrigliare prima e annullare poi le libertà sindacali di migliaia di lavoratori e tramutando strumenti di liberta, le Organizzazioni sindacali, in strumenti di controllo e della loro tirannia.

Zingaretti – inseguendo Di Maio e imitando Salvini con i suoi annunci demagogici irrealizzabili – non si rende conto (spero non lo faccia in malafede) che la Regione non ha nessuna giurisdizione in materia di lavoro e quindi il disegno di legge approvato non ha nessuna incidenza sulla vita dei rider. Sarebbe anche interessante poi vedere come, il Presidente della Regione Lazio, giustificherebbe con la Corte dei Conti, il finanziamento dei milioni da stanziare per le convenzioni con INPS e Inail a copertura dei rider.

Infine, è paradossale come una certa “sinistra” continui a percorrere l’autostrada veloce del terzo millennio guardando nello specchietto retrovisore, dovrebbe comprendere che quando si percorrono le strade della vita così, si sbatte e a volte si muore.

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Condivido …il perseguimento del consenso e/o di una linea politica non può contemplare la predicazione dell’odio e dell’intolleranza.

Lettera di Michele Santoro e Vauro alle più alte cariche dello Stato: “C’è un giudice per Salvini?” Il giornalista e il vignettista scrivono al Presidente della Repubblica e alle più alte autorità italiane ed europee

Al Presidente della Repubblica

al Consiglio Superiore della Magistratura

al Presidente della Camera

al Presidente del Senato

al Presidente del Consiglio dei Ministri

al Presidente della Corte Costituzionale

al Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Roma

all’Euro Parlamento

Bruxelles-Strasburgo-Lussemburgo

al Presidente della Corte di Giustizia dell’Unione Europea

Lussemburgo

al Presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

– via posta elettronica certificata – loro sedi

Alle Eccellenze Vostre si espone quanto segue.

Il ministro dell’Interno di un Paese democratico è il garante dell’ordine pubblico e della sicurezza di tutti i cittadini. La nostra Costituzione, la Costituzione su cui Salvini ha giurato, all’articolo 54, impegna tutti i cittadini alla fedeltà alla Repubblica. Dunque non è oggettivamente accettabile che egli possa pronunciare frasi che assumono il tono di una minaccia anche nei confronti di un singolo individuo. Affermare che caccerà dal nostro Paese tutti i componenti di una etnia, segnatamente quella Rom, ma che “purtroppo quelli di cittadinanza italiana dobbiamo tenerceli” espone una intera minoranza a rischi assai gravi e viola contemporaneamente interi capitoli della nostra Costituzione, la Legge che punisce chi incita all’odio razziale e la Carta dei diritti che è uno dei pilastri fondanti dell’Unione Europea.

A seguito di queste dichiarazioni si sono già verificati i primi gesti di grave intolleranza, che sarebbero stati compiuti inneggiando al nome del ministro.

Il comportamento di Salvini è contrario alla legge ma nessun giudice ha ritenuto di dover procedere d’ufficio nei suoi confronti. Evidentemente è intervenuta una sorta di assuefazione ai gesti che trasformano l’attività di governo in una dittatura della maggioranza, sovvertendo il principio che ogni maggioranza deve comunque sottostare alla Costituzione e non viceversa.

All’articolo 2, infatti, la Costituzione garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità; all’articolo 16 il diritto di ogni cittadino a circolare e soggiornare liberamente in tutto il territorio nazionale. Qualsiasi forma di discriminazione, fondata sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica e sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione, è vietata.

Né può essere fonte di discriminazione l’appartenenza ad una minoranza nazionale, quali sono i cittadini italiani di etnia rom e di lingua romanì, che si intende schedare con appositi censimenti e la creazione di liste di proscrizione.

Il ministro dell’Interno, a cui sono affidate funzioni pubbliche di primaria importanza, alle quali dovrebbe adempiere con disciplina e onore, deve tutelare la sicurezza di tutti gli italiani. Con le sue dichiarazioni, Matteo Salvini è venuto meno al suo ruolo, ha tradito il suo giuramento e ha violato la Costituzione, la legge delle leggi, nelle sue parti fondamentali. Ci auguriamo che questa denuncia possa servire a qualcosa e che le istituzioni democratiche facciano sentire la loro voce. Ma se ciò non dovesse avvenire, non rinunceremo a batterci in tutte le sedi e con tutte le nostre forze.

Con osservanza,

Roma, 21 giugno 2018

Michele Santoro

Vauro Senesi

Felice D’Alfonso Del Sordo (Avvocato)

 

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