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Matteo Renzi al Pd: “Non facciamo la ruota di scorta del governo”

Matteo Renzi, rivolgendosi al Pd durante l’assemblea nazionale di Italia Viva a Milano, ha detto: “Secondo voi, gente come noi, me e Calenda, con la nostra umiltà, può accettare di fare la ruota di scorta del governo? Amici del Pd, siete voi che viaggiate da mesi con il freno a mano tirato, che avete innestato la retromarcia”. Poi la stoccata: “Ricordatevi che c’è stato un tempo in cui il Pd vinceva le elezioni, in cui prendevamo il 40,8%. Quella stagione è finita perché avete portato in guerra chi vi portava a vincere”.

Con il Pd, ha proseguito l’ex segretario dem, “abbiamo un rapporto complicato” e in queste ore “tanti ex amici mi dicono ‘Matteo se solo fossi rimasto sarebbe stata un’altra storia’”. Ma “vorrei dire a questi amici che, se noi fossimo rimasti nel Pd, non avremmo mai potuto giocare il nostro ruolo come in questi mesi. Se fossimo rimasti nel Pd, avremmo al governo ancora Conte e non avremmo mai avuto Draghi“.

In merito alla Manovra, Renzi ha dichiarato: “Vorrei che noi facessimo una Legge di bilancio più credibile. Abbiamo dato una mano al presidente Meloni con una sorta di tutorial. Quella legge di bilancio – ha aggiunto – si può sintetizzare con due parole: benzina e sigarette. Ed è subito Prima Repubblica. È finita la Repubblica delle banane, è iniziata la Repubblica del gasolio. Calenda ha portato del materiale e fatto una serie di esempi. A proposito del Reddito di cittadinanza, le ha detto facciamo il Rei.

“L’abbiamo fatto noi come Industria 4.0. L’unità di missione Italia sicura, la grande intuizione di Renzo Piano, e le politiche energetiche: abbiamo fatto delle proposte e lei, Meloni, ha detto interessante. Continuiamo a votare no alla Legge di bilancio”, ma “sì alle proposte” che arrivano da Italia viva e Azione. “Questo vuol dire fare da stampella o ruota di scorta o vuol dire fare un servizio pubblico per migliorare una legge di bilancio scritta male?”, ha sottolineato.

Renzi proporrà di “votare un mandato a fare l’accordo di federazione con Azione e Calenda“. “Vi chiederò di fare una federazione e non un partito da subito e questo porterà Iv a cambiare un po’ fisionomia”, ha spiegato il leader di Italia Viva, sottolineando che “avremo bisogno di fare un tesseramento per il 2023 e poi  proporrò, una volta fatta la federazione, di fare modifiche con un impegno: che io non lascio il campo“.

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Le tragedie come Ischia si possono evitare?

Ai tanti morti che l’Italia ha contato negli anni e conta tutt’oggi per effetto di alluvioni, frane e smottamenti, ai tanti cittadini danneggiati nel patrimonio e negli affetti va detto che è possibile agire diversamente.

Si è tenuto il 3 dicembre, a pochi giorni dalla tragedia di Ischia, il webinar organizzato dalla Fondazione Earth and Water Agenda sul tema: “Dissesto idrogeologico: una grande opera pubblica. Si può fare”.

Qualcuno ha messo in discussione l’idea di discutere di lotta al dissesto idrogeologico, ovviamente con toni critici, in un momento di grande lutto nazionale.  A noi è sembrato invece l’esatto contrario. Il modo migliore  per onorare quei morti è quello di presentare la prevenzione del rischio idrogeologico come una possibilità reale per il paese. Ci sono aree del paese, ci sono esperienze in atto che stanno portando avanti processi di riduzione del rischio sia con la mitigazione della pericolosità, attraverso le opere strutturali, sia con l’incremento della consapevolezza sociale di questo tema e quindi attraverso operazioni di allertamento collettivo, di formazione e di informazione legata ai singoli territori e alle singole situazioni locali.

Insomma ai tanti morti che l’Italia ha contato negli anni e conta tutt’oggi per effetto di alluvioni, frane e smottamenti, ai tanti cittadini danneggiati nel patrimonio e negli affetti va detto che è possibile agire diversamente. Non per azzerare tutti rischi naturali che fanno parte intrinseca della realtà fisica e morfologica dell’Italia ma per mitigarne gli effetti devastanti e per diminuirne la frequenza nel tempo.

Il webinar ha riaffermato con forza che si può fare. E se non si fa non è colpa del “destino” ma degli uomini che prendono decisioni sbagliate. La prevenzione, come ha dimostrato la breve ma positiva esperienza di Italiasicura, la “task force” contro il dissesto idrogeologico realizzata dai Governi Renzi e Gentiloni dal 2014 al 2018, è possibile.

Occorrono tre cose principali. La prima è una conoscenza adeguata e aggiornata del tema. Quindi dei rischi a cui è sottoposto il paese, delle modalità con cui si può intervenire per mitigarle, fra cui l’ampio spettro di tecnologie innovative, e dello stato della progettazione e della esecuzione delle opere strutturali. Insomma per prevenire un fenomeno naturale occorre conoscerlo a fondo e occorre conoscere altrettanto bene gli strumenti e le modalità per la mitigazione degli effetti distruttivi. Investire sulla ricerca, sulla informazione e sulla formazione legata al dissesto idrogeologico non è un lusso per accontentare geologi, ingegneri e ricercatori. Ma è un prerequisito insostituibile di una politica di piano per la prevenzione.

La seconda cosa importante è la Governance del sistema. Che sia chiara e trasparente per tutti, istituzioni e cittadini, che sia autorevole ed efficiente, e che tenga assieme, in un rapporto di cooperazione, il centro e la periferia. Questa Governance è rappresentabile, sempre con riferimento all’esperienza di Italiasicura, dallo slogan “un solo centro, una sola periferia”. Rispetto ai tanti enti e istituzioni coinvolti ed interessati al tema della prevenzione ci deve essere un solo coordinamento al centro e uno solo in periferia rappresentato da un soggetto forte la centro (dipendente funzionalmente dalla Presidenza del Consiglio) e da uno altrettanto forte in periferia (il Presidente di Regione come commissario di Governo). Tutto il resto deve “girare” intorno a questa “diarchia”.

Infine la terza cosa deve essere un Piano almeno ventennale, sorretto da fondi a carattere pluriennale, attivato da uno specifico Fondo progettuale rotativo in grado di far diventare la Prevenzione una presenza “continua e certa” nell’Agenda dei Governi e di far alzare il livello della spesa di investimento dagli attuali 300/400 milioni all’anno a oltre 1 miliardo e mezzo. Si tratta di riuscire a realizzare l’attuale fabbisogno di opere (oltre30 mliardi) nei prossimi venti anni.

Tutto ciò è fattibile e sta dentro le possibilità tecniche e finanziarie del paese.

Durante il Webinar sono state presentate tre esperienze avviate da Italiasicura che possono essere considerate un “esperimento riuscito” di ciò che dovrebbe accadere nel resto del paese. Un rapporto costruttivo fra centro e periferia che è rimasto tale anche con il cambio di maggioranza politica (Liguria) o di differenza politica fra Governo e Regione (Lombardia). Il tema era combattere il dissesto e non combattersi fra livelli di governo a maggioranza diversa.  Un livello di progettazione delle opere consolidato e aggiornato nel tempo. Una attenzione elevata e mai cedente all’apertura dei cantieri e alla conclusione tempestiva dei lavori. Tutte queste cose si sono realizzate nelle esperienze di Genova (Bisagno), di Milano (Seveso) e di Firenze (Arno). Certo ci sono stati e ci sono tutt’ora dei ritardi rispetto ai cronoprogrammi realizzati all’inizio della formazione del Piano. Ma il “treno” è andato avanti e certamente la stazione di arrivo verrà raggiunta. Con grande vantaggio per queste città e per questi territori.

Insomma in Italia, pur fra tante difficoltà, si possono fare dei piani che guardano oltre le dotazioni i finanziarie di una legge di Bilancio e che costruiscono, nel tempo, la “macchina adeguata” a progettare e ad aprire e chiudere cantieri in tempi simili a quelli sperimentati nel resto di Europa. Basta solo volerlo. E basta pensare e realizzare una verità banale: che sui rischi del paese non ci deve essere contrasto far le forze politiche e fra le diverse istituzioni. Ma solo una cooperazione e integrazione programmatica e operativa per un tempo lungo. Quello che ci vuole per avere un paese più moderno e più sicuro di fronte alle sfide che sono storicamente presenti in Italia e che diventeranno ancora più difficili per effetto del cambiamento climatico in atto.

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Il nuovo Patto di Stabilità e Crescita.

Le linee della Commissione europea tra pregi e riserve. Il nuovo PSC dovrebbe stabilire un rapporto più flessibile tra Ue e Stato membro. Per grandi linee, si prevede che non siano sottoposti a verifiche i Paesi che hanno un rapporto debito/PIL inferiore al 90%.

Il 9 novembre 2022, la Commissione europea ha presentato le linee per la Riforma del Patto di Stabilità e Crescita (PSC). L’accordo ― stipulato nel 1997 tra gli Stati membri dell’Unione europea (Ue) ― ha introdotto un sistema di controllo delle politiche di bilancio degli stessi Stati, cioè delle modalità con le quali ciascun Stato, manovrando entrate e spese del bilancio statale, intende perseguire i propri obiettivi politici. Per mantenere la stabilità economica e monetaria all’interno della Ue, il PSC ― richiamando i parametri del Trattato di Maastricht (1992) ― ha previsto che il deficit di bilancio (eccedenza tra uscite ed entrate) di ciascun Stato, non potesse superare il 3% del Prodotto Interno Lordo (PIL), e che il debito pubblico non potesse essere superiore al 60% del PIL.

I rilevanti fabbisogni finanziari degli Stati manifestatisi a causa della pandemia di Covid-19 hanno indotto la Commissione nel mese di marzo 2020, tenendo conto della rigidità del PSC, a sospenderne l’applicazione, sospensione prorogata fino alla fine del 2023 a causa della guerra Russia/Ucraina e della difficile situazione economica internazionale. L’insieme dei fatti che ne hanno determinato la sospensione ha però indotto la Commissione europea ad un ripensamento del PSC ravvisandone, a fronte dei mutati scenari dell’economia mondiale, l’inattualità delle linee stabilite nel 1997. Si è dunque pensato ad una riforma del PSC, da sottoporre all’approvazione degli Stati membri.

La proposta di Riforma del PSC elaborata dalla Commissione mantiene i limiti del 3% del deficit e del 60% del debito. Una loro variazione avrebbe comportato la modificazione di Trattati, procedimento troppo lungo e complicato. Il Commissario Ue per l’Economia Paolo Gentiloni, presentando le linee della riforma, ha affermato che, obiettivo primario di essa è “sostenere la crescita e migliorare la sostenibilità del debito”, cioè consentire la graduale riduzione del debito dei Paesi membri tenendo conto delle differenze esistenti tra i Paesi stessi. In secondo luogo, la riforma mira a “rafforzare la titolarità nazionale delle decisioni di politica economica”. In terzo luogo, vuole “semplificare le regole e renderle più realistiche”.

Il nuovo PSC dovrebbe stabilire un rapporto più flessibile tra Ue e Stato membro. Per grandi linee, si prevede che non siano sottoposti a verifiche i Paesi che hanno un rapporto debito/PIL inferiore al 90% (ad esempio, Germania, Svezia, Olanda). Per i Paesi che superano questo rapporto, la Commissione presenterà un piano “personalizzato” di rientro da conseguire non più in un anno ma in quattro. Il Paese, in un’apposita audizione parlamentare a livello europeo, presenterà il proprio percorso di aggiustamento del debito per dimostrarne la sostenibilità. Lo Stato potrà chiedere che il percorso avvenga con l’aggiunta di un ulteriore periodo di tre anni e, quindi, in sette anni.

La Commissione valuterà se il percorso proposto dallo Stato tende alla riduzione del debito, mantenendo però il deficit “credibilmente” al di sotto del 3% del PIL, cioè senza fare artifizi contabili tra uscite e entrate. Il piano nazionale viene quindi adottato dal Consiglio. La Commissione vigilerà, annualmente, sull’osservanza del percorso di rientro del debito. In caso di inosservanza, scatteranno le sanzioni che potranno anche riguardare i finanziamenti europei compresi quelli riguardanti i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR). La proposta di Riforma andrà presentata formalmente dalla Commissione entro il mese di marzo 2023. Si auspica che sia raggiunto un accordo tra gli Stati entro l’autunno 2023 affinché la Riforma possa entrare in vigore dal 2024.

La proposta di riforma del PSC ha pregi, ma suscita anche riserve. È un pregio il voler eliminare la rigidità di alcune regole del PSC originario la cui irrazionalità è stata la causa della loro quasi totale non applicazione negli anni. Assolutamente inapplicabile fu la regola della riduzione del debito di un ventesimo all’anno sulla parte del 60% eccedente il PIL. Va detto altrettanto del sistema sanzionatorio che poteva arrivare ad ammende pari allo 0,2% del PIL nazionale. Ora le sanzioni possono riguardare ― come detto ― la sospensione dei finanziamenti europei. Si ipotizzano anche sanzioni “reputazionali” ― peraltro ancora da definire ― per i Paesi che non osservassero il piano concordato per il rientro del debito. Un altro pregio è la flessibilità prevista per gli aggiustamenti del debito, come ricordato in precedenza.

Le riserve che si fanno sono di varia natura. Alcune ― di carattere generale ― sono avanzate dai cosiddetti “paesi frugali” che vorrebbero che anche il nuovo PSC mantenesse regole di rigore come il precedente. Altre ― specifiche ― riguardano aspetti politici e tecnici. Si teme che la Commissione, valutando la sostenibilità del debito “per la quale non esistono tecnologie affidabili nonostante gli sforzi da parte degli economisti”, eserciti un’eccessiva ingerenza nelle politiche nazionali (MICOSSI S., Nuovo patto di stabilità a rischio di ingerenze nelle politiche nazionali, Il Sole 24 Ore, 17.11.2022). La discrezionalità di fatto della Commissione nell’esame della sostenibilità del debito (verificare una “riduzione plausibile del debito”) potrebbe anche indurla a valutazioni agevolative o limitative, con conseguenze non irrilevanti sui mercati per il Paese che fosse giudicato negativamente (DE ROMANIS V., Il patto di stabilità va cambiato con giudizio, La Stampa, 22.11.2022).

Riserva diffusa tra più commentatori è che l’impianto di controllo da parte della Commissioneche dovrebbe analizzare gli aggiustamenti del debito obiettivo per obiettivo, è simile a quello previsto per le valutazioni dei PNRR. Qui però si valuta un percorso finanziato dall’Europa e al quale gli Stati si sono sottoposti volontariamente. Nel PSC si valutano le situazioni del debito sovrano di ciascun Stato e gli interventi di riduzione che lo stesso intende attuare. La Commissione avrebbe dunque poteri correttivi che non le competono.

Com’è dato di vedere, il dibattito è ancora ampio. Donde l’auspicio di un suo termine nell’autunno del 2023 per l’applicazione del nuovo PSC nel 2024. Il ritorno alle regole precedenti avrebbe conseguenze pesanti per gli Stati. E maggiormente per l’Italia con il suo debito pubblico di circa 2.800 miliardi di euro, tendenzialmente in crescita. Ma di tutti questi argomenti la politica italiana non sembra curarsi particolarmente, sebbene l’Italia potrebbe avere margini ridottissimi di manovra.

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Meloni: “Non critico Draghi però sul Pnrr ci ha lasciato 30 obiettivi su 55 da centrare. Dal 2023 si deve cambiare”

La questione è semplice, è come tale andrebbe gestita anche dal presidente Meloni, resistendo alle tentazioni dettate dalle convenienze.

C’è qualcuno disposto a sostenere che Draghi e il suo governo, se ci fosse stato il modo di fare di più, non si sarebbero sbracciati per farlo? E allora il presidente faccia un altro passo avanti e rinunci, se non a attribuire, almeno ad insinuare, colpe e responsabilità. Si dedichi a fare ciò che spetta ad una persona seria, come mostra di voler essere: rabberciare come si può il fragile sistema amministrativo che l’Italia si ritrova per cause sulle quali è meglio stendere un velo pietoso, cercare di sistemare le cose nei limiti in cui lo si può realisticamente fare, e così alla fine – se tutto andasse per il verso giusto – poter sostenere a viso aperto di aver fatto la propria parte.

Non cercare scuse! arrampicandoti sugli specchi, e governa se sei in grado. La sappevate la sittuazione,e DRAGHI continuava a soleccitare di lavorare velocemente.E chi ha fatto cadere il governo Draghi lasciandolo con la possibilità di poter gestire solo gli affari correnti per mesi? I suoi attuali alleati per caso? Così, per curiosità. Te lo dico io! siete.I primi responsabili della situazione (perché non c’è stata nessuna”caduta “ma ci sono state dimissioni con la fiducia in entrambe le camere ) è la triade Berlusca a Carte Letta e il racconta ball Salvini stesso, l’idraulico chiamato per rifare l’impianto elettrico mandandolo in corto circuito…E allora basta Giogggggiaaa, datte na mossa, il PNRR è un treno che non passerà più… capisco non sia semplice per lei comprendere l’utilizzo delle forme retoriche. Dar la colpa al governo precedente di non aver adempiuto a dei compiti mentre non aveva la capacità giuridica per farlo a causa, sopratutto, degli suoi attuali alleati di governo capisce che risulta un’affermazione valida solo per gente stolta o in malafede? Lei in quale delle due categorie si vuole identificare?OK. Profondamente scorretta. Non dice nulla di falso, ma una mezza verità.MA! Quando è stato fatto cadere il governo Draghi? Un governo che non ha più la maggioranza e che deve solo mantenere le cariche fino a nuove elezioni, quali deleghe ha? Se non ha centrato gli obiettivi mancanti, la causa è un cattivo lavoro o l’impossibilità a operare? Datevi una svegliata tutti, impariamo a fare OPPOSIZIONE VALUTANDO LA SITTUAZIONE a chi ci governa, non solo a cercare di farci bere tutto quello che ci dite, come pecoroni!!! Serve ringraziare M5S- F.I. & Lega se hanno fatto ostruzionismo tattico e fatto cadere in seguito il governo di cui loro stessi erano partner, un monito per la Meloni

Ne ha raggiunti 30 su 55… È italiano, non dovrebbe essere difficile. Le dimissioni ufficiali arrivano il 21 luglio, la messa in discussione del governo è di inizio mese… Oltre a leggere, bisognerebbe anche capire! Ma mi rendo conto che per qualcuno sia complicato!

Non era compito di Draghi centrare gli obiettivi della seconda trance degli obiettivi, perché era un governo dimissionato, quindi ha fatto un favore. Dovreste dirgli GRAZIE. Ma come, ha sempre gridato al lupo, non andava niente bene ecc con mille suggerimenti di cosa avrebbe/ro fatto e ora scarica le responsabilità a gli altri. Trova mille difficoltà, ma dove era prima, non conosceva la situazione? Dove era di marte? Governare non è come sbraitare al mercato del pesce…Ma quando la Meloni fa questi appunti sul governo Draghi,sa che in quel governo c’erano anche i due soci del suo attuale governo,con un Ministro importante anche confermato ,tipo Giorgetti ? Ho idea che se lo dimentica sempre.Quindi con chi se la vuole prendere,solo con Draghi ? Mi sembra una che vuol fare la tosta,ma spesso si mette a fare la Calimero ( alias vittima) : due facce della stessa medaglia….e se la prende se poi la trattano come una …….ragazzina., la Giorgia. Non critichi Draghi, però. Dai Signora Presidente del Consiglio non vorrai credere che gli Italiani siano così ingenui.

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Meloni: “Non critico Draghi però sul Pnrr ci ha lasciato 30 obiettivi su 55 da centrare. Dal 2023 si deve cambiare”

Il presidente del Consiglio in un colloquio con Repubblica: “Raffaele Fitto sta portando avanti un ottimo lavoro e bene ha fatto a suonare la sveglia a tutti i centri di spesa”

“Col mio predecessore ho dialogato con grande profitto nella fase di transizione, sono al servizio delle istituzioni e non criticherò mai chi ha ricoperto la carica fino a poche settimane fa. Ma è un dato incontrovertibile che dei 55 obiettivi da centrare entro fine anno a noi ne sono stati lasciati trenta”. Lo spiega, in un colloquio con il quotidiano La Repubblica, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che aggiunge: “Sono fiduciosa che recupereremo, Raffaele Fitto (ministro per gli Affari europei, ndr) sta portando avanti un ottimo lavoro e bene ha fatto a suonare la sveglia a tutti i centri di spesa. Detto questo, se qualcosa mancasse all’appello non sarebbe colpa nostra. Sarà inevitabile piuttosto nel 2023 cambiare qualcosa per rendere più celere e più fluida la capacità di utilizzo dei fondi”.

La premier sottolinea che il governo, è pronto al lavorare anche nei giorni di festa per approvare la legge di bilancio, “non ci trascineremo certo fino all’esercizio provvisorio – spiega -. Non era scontato mettere su una manovra complessa come questa in poche settimane, sono orgogliosa del risultato raggiunto, la gran parte delle risorse disponibili saranno destinate ad alleviare i contribuenti italiani alle prese col caro bollette”. Fra i temi del colloquio anche il reddito di cittadinanza, “è una questione di principio: non si può dire ‘se la Meloni ci toglie il reddito ci manda a rubare’, perché tra le due opzioni c’è il lavoro ed è la mia opzione. Cosa diversa sono le persone che abili al lavoro invece non sono e tutte le categorie fragili che continueremo a tutelare”. Rispetto al nodo migranti: “L’Europa come andiamo dicendo da tempo, deve farsi carico del problema perché l’Italia non può più accettare che la selezione la facciano gli scafisti – sottolinea Meloni -. Bisogna fermare questo mercato. L’Italia non può essere il solo Paese costretto a pagare il costo delle ondate di migrazione dall’Africa”.

Meloni, inoltre, ci tiene a dire che rimarrà sempre fedele a sé stessa. In particolare, sulle risposte date ai giornalisti durante le ultime conferenza stampa: “Ho risposto a tono. Esattamente come sarebbe accaduto sei mesi fa o sei anni fa: perché se c’è una cosa che mi fa perdere la pazienza è la mancanza di rispetto. Io sono orgogliosa di quel che ho fatto nella vita, di come ho costruito il mio percorso dal nulla e non sopporto coloro che ironizzano e pensano di avere a che fare con la ragazzina alla quale poter sempre insegnare qualcosa e da trascinare di tanto in tanto nel fango, basta tirarla giù ed è fatta. Io non mi faccio tirare giù, non lo permetterò a nessuno”.

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COSA DICONO I MEDIA DI RENZI.

SUL Rdc. Rdc, Renzi vs Conte: “La sua è guerra civile, chiama i soldati russi?” Il leader di Italia viva torna all’attacco sulla misura di contrasto alla povertà introdotta dall’ex premier, oggi presidente del M5S

Al Mezzogiorno devi dare le infrastrutture, non sussidi”. E’ quanto ha detto Matteo Renzi a Padova, durante la presentazione del suo libro ‘Il Mostro’. “Conte difendendo la cultura del sussidio porta le persone a fuggire dal Sud per cercare opportunità” aggiunge.

“Conte e gli assistenzialisti chiedono alla politica. La politica per noi invece deve dare opportunità e chiedere ai cittadini di rimboccarsi le maniche – conclude Renzi -. Poi mi chiedo: Giuseppe ‘condono’ Conte questa guerra civile in difesa del reddito la fa da solo o chiama i soldati russi?”.

Sulla vicenda POEN. Renzi, Nordio: “Conosco solo parte dei fatti”. Ma fu informato dai pm via Pec

Il ministro ha annunciato in Senato l’invio degli ispettori. La Procura mandò tutti gli atti il giorno prima

“Conoscenza solo parziale dei fatti”. Ma i pm informarono Nordio

“Nella scenetta già di per sé poco edificante avvenuta in Senato il primo dicembre scorso tra Renzi e Nordio c’è un retroscena ancora più imbarazzante per le istituzioni”. Inizia così l’articolo de Il Fatto Quotidiano che prende in esame le pieghe della vicenda Open. “Di fronte al senatore-imputato-interrogante Renzi, Nordio ha fatto riferimento a una sua conoscenza parziale e non ufficiale di quanto successo a Firenze. Di qui la necessità di fare ricorso all’Ispettorato per chiarire e prendere poi provvedimenti”, spiega il Fatto Quotidiano.

Secondo il Fatto Quotidiano, “il ministro aveva tutti gli elementi per rispondere in aula. Il giorno prima, nella serata del 30 novembre, era arrivata ai suoi uffici una mail con posta pec dalla Procura di Firenze, con allegate tra l’altro la richiesta degli atti da parte del Copasir e la risposta del pm Luca Turco, in risposta a una richiesta partita dalla stessa via Arenula. In quella nota che dunque Nordio avrebbe dovuto conoscere c’era la spiegazione del perché il pm di Firenze, pur essendo consapevole dell ’annullamento del sequestro delle carte di Carrai senza rinvio, con restituzione degli atti e con l’invito esplicito a non trattenerne copia, avesse scelto di inviarli al Copasir per il suo ruolo istituzionale di tutela della sicurezza nazionale”.Ma il Fatto Quotidiano ricorda che Nordio ha risposto a Renzi al Senato dicendo la conoscenza degli atti è parziale.

SULLA SITTUAZIONE DEL PD. Pd, Ricci: “Portare la barra più a sinistra, Renzi teniamolo fuori”

“La mia idea è che il Pd tenga la barra a sinistra e sia combattivo all’opposizione: solo così potremo contrastare l’opa ostile che stiamo subendo sia da Conte sia da Renzi e Calenda. Va in questa direzione l’idea di una mobilitazione per il salario minimo, da tradurre in una proposta di legge popolare: la destra con gli evasori, noi con i lavoratori sfruttati e sottopagati”. Così il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci pronto a candidarsi al prossimo congresso dem che in un’intervista a Repubblica spiega: “Dobbiamo tenere Renzi fuori dalla discussione congressuale perché disturba, ha l’obiettivo di demolire il Pd. E dobbiamo pretendere rispetto per la nostra comunità che si rimette in cammino. Anche da Conte che deve ricordarsi che senza il Pd non ci sarebbe il Pnrr e non avremmo contrastato meglio di altri la pandemia”.

Asse Nardella – Bonaccini: sul Congresso del PD si allunga l’ombra di Matteo Renzi.

Quello che con la solita felicità di titolazione il manifesto ha definito “Toscanello emiliano”, volendo rappresentare l’asse ormai formalizzatosi sulla strada del congresso del Pd fra il sindaco di Firenze Dario Nardella e il governatore dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria del partito Stefano Bonaccini, ha procurato l’orticaria a un bel po’ di osservatori apparentemente neutrali, distaccati e quant’altro: in realtà, schieratissimi contro l’ipotesi di una vittoria di questo tandem. Che sarebbe né più né meno che la rivincita di Matteo Renzi dall’esterno del partito da lui guidato negli anni scorsi: un partito scalato a suo tempo dalla postazione di sindaco di Firenze, lasciata poi in eredità a Nardella, con l’appoggio proprio di Bonaccini.

In un commento sulla Stampa titolato sull’”ombra di Renzi”, bontà sua, Lucia Annunziata ha scritto che “il filo renziano, sia chiaro, non è una colpa, e nemmeno un complotto”. Ci mancherebbe altro, con tutto quello peraltro che il senatore di Scandicci ha da fare su tutti i fronti che pratica o gli sono soltanto attribuiti. Ma la prospettiva di una vittoria del “toscanello emiliano”, per tornare al manifesto, sarebbe solo rovinosa per un Pd che ormai -per esempio Stefano Rolli nella vignetta sulla prima pagina del Secolo XIX, dello stesso gruppo editoriale della Stampa, e di Repubblica– paragona all’isola d’Ischia travolta dal fango che precipita dalla montagna sovrastante tra le case abusive.

“Rottamazione. Quanta eco in questa parola. Che grande soddisfazione per Renzi”, ha scritto l’Annunziata a proposito del progetto di Bonaccini e Nardella di “smontare e rimontare” il Pd, piuttosto che inseguire a sinistra -come altri preferirebbero- Giuseppe Conte alla testa di quel che è rimasto del movimento grillino nelle elezioni anticipate del 25 settembre scorso. “I timori di scissione che cominciano a circolare in queste ore”, sempre secondo l’Annunziata, “sono la proiezione più chiara” del disastro incombente sul Nazareno. “Giusto, sbagliato?”, finge di chiedersi l’editorialista, esperta e quant’altro della Stampa invocando Watson e fingendo di garantire che “noi non facciamo politica, ma raccogliamo solo le parole che altri lasciano per strada”.

All’Annunziata della Stampa fa ecco in qualche modo, leccandosi i baffi che ancora non ha, Marco Travaglio sul solito Fatto Quotidiano titolando “contro Bonaccini&Co” che nel Pd, o a proposito del Pd, “tutti parlano di scissione” anche o proprio in attesa che scenda “in lizza”, probabilmente oggi stesso, la deputata per quanto non iscritta al partito Elly Schlein, ex vice di Bonaccini alla regione Emilia Romagna e sorella della diplomatica italiana entrata in Grecia nel mirino degli anarchici.

A tali e tanti annunci di scissione del Pd velleitariamente -secondo i grillini- attestatosi nelle elezioni di settembre sopra il MoVimento 5 Stelle, a sua volta dimezzatosi rispetto al clamoroso risultato del 2018, Conte si starà fregando le mani nel tour intrapreso, e cominciato a Napoli, contro il governo “disumano” e “guerrafondaio” di Giorgia Meloni. Che praticamente vuole togliere il reddito di cittadinanza a tanta povera gente, fra cui pochi profittatori, per spendere di più in armamenti, compresi quelli destinati agli ucraini ostinati nel volersi difendere dai russi che li sommergono di missili destinati anche contro scuole ed ospedali.

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Si è proprio cosi… La critica si scatena quando lui non c’è.

Se fossi Matteo Renzi. Invitato in TV, diverso quando avviene nelle redazioni dei giornali, pretenderei di essere intervistato in chiusura di trasmissione e non all’inizio. Per il semplice motivo che andando all’inizio lascia tutto il tempo successivo alla canea organizzata contro di lui, quindi non confutabile.
Es. Da Giletti, dopo di lui, Cacciari che ebbe a disposizione il tempo per contestarlo partendo dal ” simpatico megalomane per continuare con la seria autocritica ” ecc.
Dalla Merlino uguale, la tattica e’ quella di invitarlo, creare audience per poi finire l’intervista e dare spazio a tutto il cialtroname in attesa di sproloquiare contro di lui senza poter controbattere.
Provate a farci caso alla prossima intervista.

Lo avete notato io si. Anche se guardo l’intervento di RENZI e poi, dopo pochi minuti, giro, ma lo scopo lo hanno ottenuto. Mi sembra un ottimo consiglio, potrei inviarglielo.

Ho notato , ormai è un criterio acquisito commentano su Renzi perfino quando nemmeno interviene in studio figurarsi dopo i suoi interventi. Quello di ieri con la Merlino poi, che a tutti i costi voleva estorcere il disegno da loro costruito per cui il terzo polo entra in maggioranza è vergognoso. Meno male che è un grande comunicatore e li mette in riga.

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DI MALE IN PEGGIO. AVANTI COSÌ ED IL PD È FINITO.PECCATO!!

Ma è possibile che chiunque si candidi a guidare il PD, inizi il percorso con il solito “ma Renzi…”
Non gli bastano i danni fatto negli ultimi anni?

Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, già vicepresidente del PD quando Renzi era segretario, quindi convintamente elettore/sostenitore dello stesso e oggi nuovo faro sinistro della corrente più ortodossa della “ditta”, ha spiegato la sua personale idea sul futuro del partito, sembra, che sarà fra i candidati alla segreteria. Tra le sue convinzioni sul futuro del PD, se lo guidasse lui, c’è quella di considerare Matteo Renzi un inutile disturbatore e che pertanto vada tenuto fuori da ogni accordo futuro. Ma caro compagno Ricci, l’analisi giusta che dovresti fare è se ci sarà un futuro per il tuo PD, con il tuo schema politico; le alleanze future, verranno dopo, tanta acqua dovrà passare sotto ai ponti, vedi mai, che quello che accadrà sarà magari la necessità politica di sopravvivenza e costringerà il tuo partito a “pregare” di sederti al tavolo col disturbatore, ben misera fine per la tua altezzosa e sprezzante posizione odierna.

UN RIASSUNTO SU MATTEO RICCI. PER CHI E UN PO SMEMORATO! POI DATE VOI UN GIUDIZIO.

Il Sindaco di Pesaro,Matteo #Ricci,una volta era renziano, infatti fu vice segretario del Pd sotto la guida di Matteo Renzi,quindi quando i numeri erano da record,41%.
Poi sappiamo che sono accadute tante cose,fallimento del Referendum,inchieste su commissione…scissione,con la corsa sul carro vincente( almeno quello che credevano loro!).
Matteo Ricci certo non segui’ Renzi perché in quel momento seguirlo significava fare una scommessa,ma si accuccio’ sotto l’ala della Ditta tanto che oggi la sua quotazione sale grazie all’endosement di #Bettini.
Il “Ricci” ,pertanto,sta pensando ad una sua possibile candidatura e quindi incomincia a rilasciare interviste “…Io credo che dobbiamo dire con forza: fuori Matteo #Renzi dal nostro Congresso.Serve un patto interno al Pd per tenere Matteo Renzi fuori dalla discussione.Non si devono intorpidire le acque avendo solo l’obiettivo di distruggere il nostro partito.Renzi lo persegue da quando con una scissione ha creato Italia Viva.VA TENUTO FUORI,perché lui non ha interesse al dibattito che stiamo facendo; l’unico interesse che lo muove è la possibilità di poter approfittare delle nostre debolezze per distruggerci e cancellare così la storia dei partiti del riformismo italiano”
E però! Ma quanta acredine! Quanto lo teme?! E si’,perché io penso che se c’è uno che andrebbe tenuto ben lontano dal Pd,al fine di non sparire del tutto, sia il DOLCEVITA ex Pochette, che si è gia approfittato delle loro debolezze, fagocitandoli e tallonandoli,tanto da proporsi come il vero riformista di sinistra.E poi strano che con tutte le scissioni avvenute, Mdp-Articolo 1( Speranza),Leu(ideato da Grasso),Possibile(Civati)… ricordi solo Italia Viva!
Il problema è uno solo: Renzi è un mattatore che pensa,agisce per cambiare le cose che non vanno,cerca di evidenziare e rimuovere le incrostazioni…viceversa loro vogliono uno che sappia blaterare senza però che le cose cambino:troppi gli interessi e legami consolidati.
Se #Renzi fosse veramente ” il problema”,quando e’ andato via,ormai da parecchio tempo,il loro consenso sarebbe dovuto spiccare in alto,viceversa alle elezioni hanno avuto una vera debacle tanto da indire un Congresso ed oggi sono dati sul 16%

CHE DEVO AGGINGERE?

CHE. Il PD ormai è un partito di mediocri consapevoli talmente tanto della loro mediocrità che non possono farsi vedere accanto a Renzi, la loro insipienza sarebbe talmente palese che fanno e faranno di tutto per nasconderlo. Renzi disturba, dice una nullità che grazie a Renzi e ai successi di Renzi divenne sindaco.
Ho torto? Ditemi chi a sinistra ha il coraggio di confrontarsi in TV con Renzi. Men che meno una mediocre nullità come Ricci o chi gli sta intorno.
Sarà per questo che preferiscono Giuseppi, solo che è pure una banderuola costruita a tavolino da Casalino come Giuseppi al loro cospetto sembra un fenomeno.

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Per ricostruire, il Pd parte demolendo Veltroni. Ma Walter Veltroni é ancora muto??

Ma Walter Veltroni é ancora muto??
Non dice una parola difronte alle scempiaggini pronunciate in questi giorni, sulla necessità di distruggere la carta dei valori del PD? Che tristezza… Ma lui purtroppo è entrato in questa atmosfera del silenzio già dal 2009, quando lo hanno completamente distrutto, facendo perdere il candidato del PD qui in Sardegna con una feroce campagna “contro”…
Ai soliti noti non gliene fregava niente di perdere, dovevano eliminare due pericolosi indipendenti come Veltroni e Soru, che
le idee le avevano ma non ubbidivano abbastanza, di Renzi non se ne parlava nemmeno.

Colpiti, affondati, o diciamo meglio affogati con grande soddisfazione e da allora Veltroni sta zitto. Ma perché?

COMUNQUE. La sconfitta al referendum e la formazione di Italia Viva ha avuto almeno una ricaduta positiva: ci ha permesso di distinguere “il grano dal loglio”, cioè chi fa politica per convinzione ideale dai politicanti che cercano solo di aggregarsi ai carri vincenti. Invito tutti ad avere una buona memoria, nel caso che qualche topo, abbandonando la nave che affonda, cercasse di salire sulla nostra scialuppa.

Per ricostruire, il Pd parte demolendo Veltroni.

L’esordio del Comitatone dem, l’organismo che riscriverà il patto fondativo, diventa un processo al Manifesto dei valori del primo segretario: “Ordoliberista”, “datato”, “scritto male”. Tra i candidati si vede Matteo Ricci che declina l’invito di Decaro di sostenere con tutti i sindaci la candidatura di Bonaccini, potrebbe diventare la carta anti-Schlein della sinistra interna.

Doveva accadere. Anche i padri nobili prima o poi conoscono l’amarezza del giudizio sommario. Nel Pd è il destino toccato a Walter Veltroni, primo segretario del partito. Il Comitatone dem, l’organismo che riscriverà il patto fondativo dei Democratici, finisce in una sorta di processo al Manifesto dei valori che Veltroni fece approvare il 16 febbraio del 2008.

I veri democratici dovrebbero ribellarsi a questi sfascisti sciagurati. Veltroni perchè non urla il suo sdegno???

Il manifesto dei valori del PD era il punto più alto toccato dalla politica della sinistra democratica degli ultimi 30 anni. Si meritano la disintegrazione. Comunque. Le vicende del PD non ci interessano più. Per me devono sparire… La sinistra deve essere un’altra cosa rispetto a questi… Ma lì dentro si annidano altre insidie, Invidie, personalismi, personaggi mediocri che cercano di mantere un pezzettino di potere, ci vorrebbe in fiume in piena per spazzarle via. Giusto per sgombrare gli ultimi dubbi li dentro. L’unico vero valore è la poltrona che galleggia in un mare di nulla cosmico politico. Con buona pace della stampa amica che non sa più cosa inventarsi a difesa. Si parla di uno scottante report sui brufoli fascisti della Meloni. Che tristezza.

Non sanno più che cosa sono e dove andare con chi e quando dove e perché. In piena crisi di identità. Si scontrano le anime religiose e atee- liberali -socialiste e comuniste. Sono un minestrone perennemente in lotta fra di loro inconciliabili destinati a dividersi in correnti per sempre

Ho visto il PDS accusare il PCI di essere datato, il DS accusare il PDS di essere datato, il PD accusare il PDS di essere datato ed ora il nuovo partito sta accusando il PD di essere datato. Meno male che ho smesso di votare a sinistra da anni, si quando ho capito che prendevano in giro i gonzi che gli andavano dietro.

Il PD discorsi tanti, idee poche e confuse: continua ad incolpare gli altri piuttosto che fare una autocritica. Il PD fino ad oggi è sopravvissuto solo perché i suoi elettori vivono nel ricordo di quello che PCI e Ulivo sono stati un tempo. L’ho detto è lo ripeto : sarà questo un congresso burla ,e tutto nelle mani della ditta e decidono loro il corso de congresso è hanno deciso anche l’epilogo .

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Sarà il suicidio per il PD aver tentato l’omicidio di Renzi.

Ma perchè il candidato alla segreteria del PD, nella sua presentazione PRECISA di essere lontano dalle idee di Matteo Renzi
Mah allora non hanno capito niente.
Invece di parlare sempre e solo di Matteo Renzi, devo iniziare a costruire e pensare alla politica che vogliano fare.
Comunque vi ricordo che il momento più glorioso che ha visuto il PD è stato quando Matteo Renzi era segretario, FORSE AVETE PAURA?

Se non ci fossero questi del PD con delle idee geniali che tirano fuori periodicamente, bisognerebbe inventarli, perché alla fine sono persino divertenti se riesci a contrastare quel leggero senso di nausea… E’ incredibile, riescono a fare ogni volta dei danni peggiori dei precedenti, e ora pare che i cinque stelle abbiano superato il PD di un punto, ridotto al 16% nei sondaggi.
Non ho sentito nessuno ovviamente parlare di disfatta storica, quei commenti vengono riservati ad un unica persona, per il resto si fa finta di niente. Comunque il punto importante non è questo, la notizia straordinaria della giornata è che sarà Speranza a dettare la linea per la rinascita del partito. Speranza? Si proprio lui, quello dei comitati per il no, quello della scissione, quello dei probabili brindisi dopo la sconfitta del referendum, quello che non è mai andato oltre il 3% e ultimamente stava all’1,5%, ma nessuno glielo ha mai rinfacciato, ed è stato inserito trionfalmente nelle liste del PD per essere rieletto, e ora sta nel comitato dirigente, come un politico di altissimo livello che ha contribuito al bene del partito.
Sembra una barzelletta ma purtroppo non lo è.
Ecco, ora Speranza dice che sia arrivato il momento di buttare al macero la carta dei valori, quella messa per iscritto al momento della fondazione del PD nel 2007 da Walter Veltroni.
Troppe cose che non vanno in quel progetto, probabilmente troppa democrazia, troppe idee moderne, troppe aperture. Per vincere ora si tornerà ai piani quinquennali per un economia pianificata, o alla collettivizzazione forzata dell’agricoltura con la creazione dei kolchoz?? E chi lo sa, tra tante cose così assurde, ci possiamo aspettare di tutto. Ciò che però ormai appare chiarissimo, è che conferma la mia teoria… è che quel 4 dicembre del 2016, il PD ha firmato il suo suicidio politico.

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Voglio pensare che quando fai del male solo per cercare consensi,questo debba tornarti indietro. Si chiama effetto boomerang.

Voglio pensare che quando fai del male solo per cercare consensi,questo debba tornarti indietro. Si chiama effetto boomerang.Si chiama legge di causa ed effetto è la legge universale che non guarda in faccia a nessuno…pensiamoci bene e cerchiamo di mettere sempre buone cause..mi sa che Salvini sia in contumacia . Che dite?

Prima o poi i nodi vengono al pettine. I politici devono cambiare perché e’ il tempo che lo chiede. Per crescere bisogna essere uniti e proporre idee migliorative non opporsi a prescindere. Tutti i partiti devono lavorare in parlamento per il bene di tutti i cittadini . Le cose devono tornare a posto. E chi fa del male, deve pagare! Basta fare e dire per la scena. L’ Italia ha bisogno di politici responsabili e preparati …Facciamoli studiare.

È ufficiale: Matteo Salvini, Marco Minniti, Federica Mogherini, sono i tre Alti Funzionari italiani denunciati alla Corte Penale Internazionale (CPI) dell’European Center for Costitutional and Human Rights (ECCHR) affinché si indaghi su crimini contro l’umanità nei confronti di migranti e rifugiati intercettati in mare e sistematicamente riportati in Libia dove sono sottoposti a detenzione sistematica e a torture indicibili.

L’ECCHR è ONG di giuristi con Sede a Berlino che si occupa di diritti umani e ha messo a punto un dossier con il sostegno di un’altra Organizzazione non governativa la SEA WHATCH.

Ha inoltrato all’AJA una comunicazione ex art 15 dello Statuto di Roma.

In parole semplici: una denuncia!

Si chiede di indagare sulla responsabilità penale ed individuale di Funzionari di Alto Livello degli Stati membri della UE e delle Agenzie, in merito a molteplici e gravi privazioni della libertà personale risultanti da intercettazioni in mare tra il 2018 e il 2021.

Tra i presunti coautori, figurano politici europei di Alto Livello tra cui Minniti, Salvini, la Mogherini, Fabrice Leggeri (Direttore esecutivo di Frontex)

e membri del Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo Italiano e Maltese assieme ai Funzionari del Servizio Europeo per l’Azione esterna (SEAE).

I fatti accaduti avrebbero evidenziato un ruolo decisivo che i Funzionari della UE svolgono in relazione alla privazione della libertà personale.

La denuncia si basa su testimonianze dirette raccolte da giornalisti investigativi ed esamina 12 episodi di privazione della libertà personale che hanno avuto origine in mare.

Le decisioni che verranno prese saranno molto severe.

Prima o poi chi fa del male lo paga, a volte con gli interessi!

SPERIAMO! Che sia la volta buona? In Italia per ottenere giustizia i privati devono spendere una marea di soldi e aspettare anni per averla. I politici ”godono” di diverso trattamento. Quando e se indagati o sono vessati, tipo Matteo Renzi, oppure assolti. A scanso di equivoci bene ribadire che siamo garantisti, sempre e con chiunque, fino a sentenza passata in giudicato. Anche se. Ho sempre visto che i politici se la sono sempre cavata! Escuso qualche caso. Ritengo illecita quella norma che protegge il politico “l’immunità parlamentare” sarebbe come accettare il principio che il politico non è’ un comune cittadino ma un personaggio super partes.

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