Archivio mensile:novembre 2018

L’ultrasinistra è costretta al bilancio della sua strategia. La divisione del Pd e l’investimento sui 5 Stelle, come nuovo contenitore di sinistra a trazione populista, sta pagando? Il bilancio, sotto gli occhi di tutti, è fallimentare: a sinistra del Pd è la disfatta.

L’ultrasinistra scissionista (LeU) di D’Alema, Bersani e Grasso è praticamente scomparsa nei sondaggi elettorali. Oggi è al 1,2 %. A sinistra del Pd, oltre LeU che si frantuma, un minuscolo e insignificante gruppetto di listerelle extraparlamentari prive di ogni valenza e significato.

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Alla Cgil, che è stata un supporto attivo della strategia ultrasinistra, va meglio? Si era illusa di diventare, con i 5 Stelle primo partito di governo, il riferimento sindacale del “populismo di sinistra” dei 5 Stelle e l’interlocutore dei pentastellati nell’attuazione del loro programma di governo. Definito da tanti del Pd e fuori del Pd un “programma di sinistra”. Per questo obiettivo la Camusso e Landini avevano, persino, snaturato il profilo e l’identità della Cgil con l’apertura di credito alle idee e ai programmi dei 5 Stelle: reddito di cittadinanza, decreto dignità, lotta ai contratti a termine, No alla Tav e alle grandi opere, quota 100, riforma della Fornero e pensioni di cittadinanza ecc. Persino sull’Ilva, la Fiom non ha giocato affatto da avanguardia contro l’idea, dei 5 Stelle, di chiusura della fabbrica. Anzi ha cincischiato con l’aberrante proposito grillino della riconversione dell’Ilva.

Ora la Camusso è costretta a guardare ai risultati: un deserto. Quello dei 5 Stelle è un campo di obiettivi, programmi e progetti falliti. Non una della bandiere dei 5 Stelle si è realizzata: il reddito di cittadinanza è sospeso e non si sa come farlo; sulla riforma della Fornero (anch’essa sospesa) c’è la confusione più totale; sulle grandi opere c’è solo il blocco (che incide sulle prospettive di crescita dell’economia), la rivolta dei territori, delle imprese e dei cittadini contro il blocco e, intanto, la vergognosa retromarcia sulla Tap (e, speriamo presto, sulla Tav).

Intanto questo governo che è giunto ad avere la procedura di infrazione europea sulla contestazione della “assenza e scarsa credibilità della politica di crescita e di investimenti” nella manovra di bilancio presentata – una contestazione che più di “sinistra” non potrebbe essere – veleggia nei marosi e traballa. Ma senza una critica, un’opposizione, una richiesta di incontro, un’ora di sciopero della Cgil. Che contro i governi del Pd indiceva scioperi generali ogni mese. E su tutto.

La Cgil ha in corso un congresso. Di che parlano? La disoccupazione ha ricominciato a crescere con questo governo, la crescita del Pil si è arrestata, lo spread sta massacrando i risparmi (che non sono dei ricchi ma di ceto medio, lavoratori e pensionati). E la Cgil a congresso di che parla? Per quel che si sa, discute di eleggere Landini (il teorico della Cgil a 5 Stelle) segretario generale. Immagino il dolore e lo scuotimento, nelle tombe dove riposano, dei grandi capi dell’ex grande Cgil riformista e popolare.

Nei giorni scorsi la Camusso ha avuto un attimo di dignità: ha bollato le tessere del reddito di cittadinanza che intende stampare Di Maio come “tessere della povertà” (poteva pure dire ”, di fascista memoria). Finalmente. Ha aggiunto che rimpiange, invece, il reddito di inclusione. Ma, per non dover citare gli autori di quella misura, alternativa allo scempio del reddito di cittadinanza, cioè Renzi e Gentiloni e gli odiati governi del Pd, si è intascata la misura del Rei, dicendo che… l’avevano conquistata loro. Mentre è sempre stata una delle bandiere delle (tante) riforme di Renzi.

Una tra le tante riforme del Pd, vedrete, che il governo per cui la Camusso ha simpatizzato, quello populista, sarà costretto a resuscitare (ce n’è già una buona quantità) visto l’ignominioso fallimento dei suoi programmi.

Ma… che faccia tosta ha la Camusso.

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Alessandro Di Battista difende Di Maio e attacca Renzi e Boschi: “Hanno la faccia come il culo”

Di Battista all’attacco: “Renzi e la Boschi hanno la faccia come il culo” L’affondo in diretta facebook in risposta al caso Antonio Di Maio: “Chi se ne frega di babbo Boschi e babbo Renzi, il problema sono i figli”

Alessandro Di Battista interviene sul caso del padre di Luigi Di Maio per difendere il vicepresidente del Consiglio e attaccare Matteo Renzi e Maria Elena Boschi: “Non si può tacere di fronte alle robe ridicole che questi due ex politici hanno tirato fuori. Renzi e la Boschi hanno la faccia come il culo”.

Ma è o ci fà?? Perchè forse lui e il suo compagnuccio di merende non hanno attaccato senza ritegno i genitori di Renzi e della Boschi, fra l’altro non più indagati, mentre è stato condannato il direttore del giornalino per cui lui scrive, il Pacco Quotidiano, per diffamazione. Se ne stia all’estero e non continui a rompere gli zebedei in Italia.DI BATTISTA quello che usa persino suo figlioletto per farsi propaganda politica. La Storia insegna: i più moralisti si rivelano sempre i peggiori, lo squallore in persona.

COMUNQUE: è importantissimo per il Paese conoscere il pensiero Di Battista. Ma continuo a non capire perché chi è intelligente, non noi ovvi, creda che sia meritevole di attenzione ogni declamazioni di questo signor nessuno, al momento?

Alessandro Di Battista! Però deve ammettere che è una goduria sapere che il papà di Renzi si è assicurato una vecchiaia tranquilla a spese di Travaglio.Mi viene il sospetto che lo abbia fatto apposta per fare abboccare Travaglio e farsi dare un bell’indennizzo per le sue calunnie; in fondo è molto più facile spillare un po’ di soldi a Travaglio, con qualche condanna per calunnia, che fregare la Consip. Ci aveva mai pensato?

GRANDE LA RISPOSTA DELLA BOSCHI.Leggendo le volgarità di Alessandro Di Battista capisco che in famiglia il fascista non è solo suo padre. La verità è semplice: hanno scaricato quintali di fango su di me per mio padre, che non è mai stato condannato. E adesso giustificano chi sfrutta il lavoro in nero e fa i condoni. Hanno fatto una campagna contro di me basata sulle FakeNews e adesso che la verità viene a galla passano agli insulti. Se vogliamo parlare dei figli, confrontiamoci sulla politica. Se vogliamo parlare dei padri, mio padre non è stato condannato mentre il padre di Di Battista è e rimane un fascista. E si vede. UN BEL APPLAUSO NE ELENA.

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Che figura di M E R D A!!!! … il giorno che gli si scaricano le pile, GIGGINO ‘O ROBOTTINO si squaglierà come un gelato nel Sahara!

Luigi Di Maio: “Posso non sapere quello che fa mio padre” Il vicepremier interviene a Di Martedì.Il direttore Calabresi a Di Maio: “Dovete abituarvi a qualcuno che vi faccia le pulci”

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Un personaggio penoso inconsistenze ,che si avvia travolto da scandali e condoni al tramonto.Di Maio un delinquente politico e un bugiardo alla massima potenza! vergognati! vai a lavorare vagabondo mangiapane altrui! Di Maio non sapendo cosa fa suo padre ha dato la più semplice spiegazione del perché il Reddito di Cittadinanza come da loro pensato non può funzionare in questo paese.

Adesso tutti contro il povero Giggino o’lavoronero… Ma è ovvio che non sapesse nulla dei magheggi del padre… Era troppo impegnato a farsi rimbalzare agli esami universitari… Crearsi una carriera da fancazzista fuoricorso costa fatica…Vedi ti dò pure ragione beoto grillino.E basta scavare, dai, se avete trovato di tutto dalle parti di Firenze, figuriamoci cosa potete trovare dalle parti di Napoli. Oops. Cattivissima. Ok, cattivissima.Pero` un po’ faceva ridere, no? No eh? Pazienza…

Ti ho pure dato ragione, credo a Giggino o’condonatore … Un frescone che non capisce nemmeno le mail è ovvio che non si renda conto di quello che gli succede intorno. Come vuoi che fosse a conoscenza di vivere in una casa abusiva, se manco sa cosa è un catasto…Io credo a Giggino. Io credo che Giggino non sapesse di vivere in una casa abusiva. Io credo che Giggino non sapesse che l’aziendina del babbo per cui ha lavorato, facesse lavorare gli operai in nero e senza copertura Inail. Certo è che caro BEOTO grillino, se devo credere a Giggino, vuol dire che abbiamo come vice premier un babbeo sesquipedale, che manco capisce quello che gli succede intorno. E manco è una email.Stai cercando di farti coraggio, vero? Una testa pensante fidati che se riesce a fare 2+2 arriva alla conclusione che Giggino o è al corrente dei magheggi del padre, o è un babbeo cosmico. In entrambi i casi non ci fa una gran figura.Ah ah H a h ah ah ah ah ah ah ah mi sa che hai visto un’altra trasmissione, la faccia che ha fatto gigggino quando Calabresi gli ha reso la querela fatta col nome sbagliato. Siete una banda di ci altroni.

E di questa che dite?
https://roma.corriere.it/…/causa-dipendente-ditta…

cito: “Roma Un dipendente della Ardima Costruzioni — la ditta di Antonio Di Maio e Paolina Esposito — ha fatto causa per farsi riconoscere le ore lavorate «in nero». Il contenzioso era ancora in corso nel 2014, quando la società è stata donata alla Ardima srl di cui sono proprietari i figli Luigi — capo politico del M5S — e Rosalba, mentre il fratello Giuseppe è amministratore. C’è stato anche un tentativo di transazione, che però è andato a vuoto perché l’operaio ha deciso di presentare ricorso in appello. E adesso bisognerà stabilire chi ne fosse stato informato e l’abbia gestito visto che l’attuale ministro del Lavoro e attuale vicepremier — che detiene il 50 per cento dell’azienda — ha dichiarato pubblicamente: «Non mi risultano contratti in nero». Anche perché sarà l’ispettorato del Lavoro — che dipende dal suo dicastero — a dover verificare i rapporti con tutti i lavoratori chiamati nei cantieri.

Il verbale del padre
Domenico Sposito decide di rivolgersi ai giudici di Nola nel 2013. Racconta il suo rapporto con la Ardima Costruzioni, spiega di essere stato pagato per quattro ore al giorno, mentre le altre quattro sarebbero state stipendiate «fuori busta». E per questo chiede la regolarizzazione. La società fa capo a Paolina Esposito, mamma di Di Maio, ma il giudice convoca suo marito che effettivamente si occupa dell’azienda. Nell’interrogatorio Antonio Di Maio assicura che il rapporto era regolare. E specifica: «Sposito lavorava dalle 8 alle 12 e dalle 13 alle 18. Quando abbiamo lavorato al cantiere di via Manzoni non arrivava prima delle 9 e andava via dal deposito alle 16,30. Abbiamo lavorato lì dall’8 luglio al 7 agosto del 2009. Si occupava di ritirare e depositare il materiale. Preferiva ricevere un acconto a prodotto delle giornate effettivamente lavorate per 75 euro al giorno entro la prima decade, poi quando il consulente del lavoro ci portava la busta paga aveva il saldo. A lui veniva pagato tutto l’importo della busta paga più una somma in contanti pari alle giornate lavorate per 37 euro al giorno e ciò accadeva per esigenze personali e lavorative». Sposito cita come testimoni altri operai, uno è Salvatore Pizzo che per primo di fronte alle telecamere delle Iene ha ammesso di aver lavorato senza contratto.

Il ricorso in appello
L’8 gennaio 2016 la sua istanza viene respinta, la causa è persa. Da due anni Luigi Di Maio — che in quel momento è vicepresidente della Camera — ha le quote della Ardima srl. Poco tempo dopo è però suo padre Antonio Di Maio a proporre una mediazione a Sposito: soldi per chiudere il contenzioso. Ma l’operaio non accetta e va in secondo grado. Il fascicolo passa alla Corte d’appello di Napoli e la prossima udienza è fissata nel 2020. In attesa, saranno gli ispettori a dover effettuare nuove verifiche sui contratti siglati con tutti i dipendenti delle due aziende.

La sede «abusiva»
Domattina Antonio Di Maio dovrà invece presentarsi al civico 69 di via Umberto I nel comune di Mariglianella. Su quel terreno, che possiede al 50 per cento perché l’altra metà è intestata alla sorella, sorgeva un rudere adibito a deposito dove aveva sede legale la Ardima Costruzioni. I dati catastali — è stato Il Giornale a scoprirlo — non corrisponderebbero però con quelli reali e il sindaco forzista, Felice Di Maiolo, ha inviato i vigili urbani per effettuare il sopralluogo e scoprire eventuali irregolarità.”

Ma il BEOTO grillino!Io credo nella parola Di Maio perché lui è un uomo d’onore e se dice che non sapeva nulla dei maneggi di suo padre allora e cosi la colpa ce la la stampa che non crede alla parola di Maio perché lui è un’omo d’onore e si dovrebbe credere a lui anche quando dice delle bugie perché è un’omo d’onore.COGLIONI.

IL PROBLEMA CARI SETTARI GRULLI.NON E CERTIFICARE SE IL LAVORO NERO C’è STATO O NO, MA COSTATARE CHE IL MINISTRO DEL LAVORO E TITOLARE AL 50% IN UNA DITTA CHE SFRUTTA IL LAVORO NERO,E LUI NON NE SA DI NIENTE,E QUESTO E UN DATO CHE DOVREBBE PORTARE ALLE DIMISSIONI IMMEDIATE DEL MINISTRO DEL LAVORO.. ALMENO IN UN PAESE NORMALE.MA VISTO IL PAESE TUTTO PASSERA IN CAVALLERIA. BRAVI ITALIANI.

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PER BRUXELLES CARTA CANTA.Roma deve mettere nero su bianco le modifiche della manovra E SALVINI & C NO “NESSUNA CARTA A BRUXELLES” DOMANI COME RAGGIRA LA BORSA! PREVEDO CHE! Il governo dell Infelicità DECRESCITA e destinato a saltare in un paio di settimane.Di Maio addio!!!!!

PER BRUXELLES CARTA CANTA. Roma deve mettere nero su bianco le modifiche della manovra, altrimenti nulla cambia. Intanto continua l’iter verso la procedura di infrazione . NO “NESSUNA CARTA A BRUXELLES” – Salvini esclude revisioni scritte alla manovra. Moscovici: “Procedura a oggi sarebbe necessaria, ma cerchiamo accordo”

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“Puoi essere flessibile quanto vuoi, ma le regole non possono andare ignorate”. Pierre Moscovici parla in conferenza stampa dalla sede della Commissione Europea a Parigi. Il Commissario agli Affari Economici parla di dialogo con Roma, insiste a dire che la squadra di Juncker ha ancora la “mano tesa” verso il governo gialloverde anche dopo la bocciatura del documento programmatico di bilancio. Ma senza novità, senza una revisione di quel documento, senza nuove ‘carte’ per Bruxelles, l’iter verso una procedura di infrazione va avanti. Perché ci sono regole e tappe prestabilite che non possono essere ignorate. Giovedì l’ok alla ‘punizione’ per Roma arriverà dai tecnici del Tesoro degli altri Stati membri, lunedì c’è un’altra riunione dell’Eurogruppo, martedì l’Ecofin, e così via. L’Europa va avanti, mentre Matteo Salvini fa sapere che il governo non sta preparando alcun nuovo documento per Bruxelles.

Ricomincia il balletto delle dichiarazioni contrastanti dei due buffoni. Di poco fa le dichiarazioni di Di Mail all’AdnKronos:”i punti cardine e i saldi restano invariati, mentre stiamo cercando semplicemente di migliorare la quota investimenti e questo aiuta molto la Manovra”.Siamo alle farse di ridolini, all’avanspettacolo anni 50 e 60.Ma di che hanno parlato Conte e Junker sabato sera? O ieri Salvini, Di Maio e Conte con Mattarella? O I tre più Giorgetti e Tria nella riunione di lunedì? Di gossip? Di Meteo?  Se abbiamo dovuto attendere un intero weekend e quasi altri due giorni per ritrovarci punto a capo alle solite trite e ritrite dichiarazioni dove si dice che non si modificherà nulla di sostanziale, ci meritiamo una procedura di infrazione per ridicolaggine. Ma cosa crede Di Mail di fare il furbo con tutta Europa? Si crede il più fico del bigonzo? Ma come può anche soltanto lontanamente immaginare che la Commissione UE possa modificare il suo giudizio di bocciatura della manovra semplicemente perché sta promettendo a voce di trovare (dove poi non si sa) altri 3/4 miliardi da allocare sotto la voce investimenti senza toccare però i saldi della manovra ovvero il rapporto deficit/pil programmato al 2,4% per il 2019 e i fondi destinati alle due misure bandiera Quota 100 e Reddito di Cittadinanza? Ma che se li inventa lui i soldi? Li trova sugli alberi tutti tra l’altro caduti per via del maltempo che imperversa? Ma possiamo essere in mano di simili incompetenti, arrivisti e scriteriati? Vadano avanti con il loro insulso balletto di aperture e frenate e vedremo cosa ne penseranno i mercati di questo governo e della sua serietà e credibilità. Se continueranno a martellarci o ci premieranno.
Poveri noi in mano a questa banda di nani e ballerine!

Sempre dobbiamo capire come questo governo riesce a darsi le martellate sui cosiddetti. Signor ministro Tria ma le sembra cosa da governo “adulto” che per mettere una pezza scrive una lettera dicendo che per correggere la manovra mettiamo sul piatto la cessione di immobili per 18 miliardi.Dove,come,quando ? E poi ci lamentiamo che non ci prendono sul serio ? Facciamo alla Ivano e Jessica di Verdone : “Ndó state? Che fate ? Nd´annate .Significa che quando la Banca d´Italia che ha per scopo di studiare i nostri fenomeni economici e informa i cittadini e un tale Di Maio risponde: “La Banca d’Italia la prossima volta si presenti alle elezioni”,poi non parlo di Salvini che é ancora peggio con l´ultima :”rivoglio le provincie” . Dietro la lavagna..Ma come?

Ma quarda un po! Questi malfidati della UE non si accontentano della parola di Conte-turista-per-caso? E magari vorrebbero anche una scrittura privata con la firma di giggetto e ruspetta? Tanto gigetto e ruspetta dicono di non avere soldi, ma intanto la buttano sugli italiani che per loro li hanno! Vatti a fidare di questi politici…E se tassassimo di 100 euro a testa per ogni imprenditore che ha assunto in nero quanto ci si farebbe?

E tacita anche questa. Salvini: Nel primo CdM aboliremo le accise sulla benzina. Di Maio (gennaio 2018): “Se andremo al Governo dobbiamo prima di tutto adeguare gli stipendi dei docenti italiani alla media europea e garantire la valorizzazione della loro professionalità, anche con il rinnovo contrattuale … Dopo 8 mesi nulla di fatto. E nella finanziaria nulla per il rinnovo del contratto. Queste solo due dei cantastorie.

Questa storia sta stufando. Ogni mezzora c’è una giravolta ……potrebbe essere una commedia all’Italiana ma assomiglia sempre più a un filmetto alla franco franchi e Ciccio Ingrassia. Chi interpreta la parte dei due comici non dovrebbe essere difficile immaginarlo…

Contano, contano, ma state tranquilli tra qualche ora rilasceranno una nuova dichiarazione o pubblicheranno un nuovo tweet in cui si smentirà di nuovo in senso riapertura e lo spread calerà un poco e poi dopo qualche ora ancora nuovo post da duro e puro con lo spread che risale e così all’infinito almeno fino a quando l’Europa non lo costringerà a mostrare davvero le sue carte. Il tempo scorre e non certo a favore di Salvini e dell’Italia. Meno di un mese effettivo ed una qualche legge di stabilità andrà approvata per evitare l’esercizio provvisorio ed allora non ci sarà nessun tweet o post che reggerà, L’Europa ed i mercati potranno leggere il testo definitivo della manovra approvata e diventata legge dello stato e se sarà rimasta sostanzialmente invariata rispetto a quella sonoramente bocciata a Bruxelles la macchina delle procedura di infrazione ripartirà a tutta velocità ed il resto lo faranno i mercati e gli investitori italiani ed esteri che a partire da gennaio e dalle prime aste per i titoli del debito pubblico si faranno da parte mandandole deserte e creando un circolo vizioso di carenza di liquidità per lo stato e tassi d’interesse crescenti.
Le banche italiane entreranno in fibrillazione perché i loro bilanci sono stracarichi di titoli e la progressiva svalutazione del valore di queste masse di titoli costringerà uno dopo l’altro i nostri istituti bancari ed assicurativi a ricorrere al mercato con nuovi aumenti di capitale che se non troveranno integrale soddisfazione faranno colare i picco banche ed assicurazioni e daranno il via ad un fenomeno chiamato credit crinch ovvero stretta sul credito concesso alla clientela con impatti devastanti sulle imprese e famiglie.
Ma lo volete capire o no che non è tutto un video gioco?
E che non non abbiamo le spalle così forti e larghe da poter sopportare queste prove di forza sconsiderate?

 

 

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Di Maio che “rassicura’… Sembra un ossimoro..!Sta a vedere che alla fine, per governare bene, bisogna fare come hanno fatto Renzi e Gentiloni. Santoddio com’e’ complicata la vita!

Di Maio salì al Colle prima della cena Conte-Juncker. Lo riporta il Fatto. Incontro tra il vicepremier e il presidente della Repubblica Mattarella per rassicurare sull’intenzione di trattare con Bruxelles.Un incontro in via riservata, avvenuto giovedì al Quirinale tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il vicepremier Luigi Di Maio. È quanto riporta il Fatto Quotidiano che dà conto della visita del leader M5S al Capo dello Stato per rassicurarlo sullo scontro in atto con la Commissione Europea, scontro che come si è visto si è ammorbidito negli ultimi giorni, soprattutto all’indomani della cena a Bruxelles del premier Conte con i commissari venerdì sera.

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Il bronzino di Pomigliano è salito al Colle per rassicurare Mattarella che presto Babbo Natale, che ha preso l’abitudine di scrivere, gli recapiterà finalmente … la messa in stato di accusa. Perché lui, il bronzino di Pomigliano, mica se ne è dimenticato che Mattarella non è stato eletto dal Popolo! gli ha consegnato ANCHE la lettera di impeachement ?Una tirata di orecchi a Giggino, che pazienza Mattarella! A lavare la testa all’asino rimane un’impresa ardua.

Ahahahahahah,L’IGNORANTE BIBITARO , simbolo della stupidità umana, va da Mattarella cospargendosi il capo di cenere….

ITALIANI INIZIATE A CAPIRE COSA AVETE COMBINATO! I no del bibitaro hanno permesso allo spread di stazionare stabilmente sopra 300, macinando interessi sul debito: Bankitalia ha calcolato che ci è costato un miliardo e mezzo di interessi in più quest’ anno, 5 nel prossimo e 9 nel 2020. Stiamo finanziando il periodo di apprendistato e di rodaggio dei grillini nella sala dei bottoni: è come se un grande gruppo industriale nominasse al proprio vertice qualcuno che è a digiuno di economia e fosse costretto a ripianare i buchi provocati dalla sua inesperienza nella speranza che prima o poi impari, assurdo, ma è ciò che sta accadendo da noi e lo avete voluto voi ITALIANI.Come al solito il rapporto privilegiato che il Colle consente? purtroppo ha capito bene in che mani si è messo il paese .Ma non so se il Paese ci fa o c’è.Niente paura ITALIANI noi abbiamo Giggino… ci penserà lui a tenerci lontani dai guai.SIAMO IN UNA BOTTE DI BALLE.

Nel ´73 Mario Monicelli ha diretto Ugo Tognazzi nel film “Vogliamo i colonnelli” un gradevolissimo film satirico.Mi sembra che costoro non si facciano mancare nulla.Questo che con Dibba da “vojamo l´impicciment” a “ossequi presidente” e Salvini ieri in una sola giornata ha scritto un messaggio a Gattuso per fare la pace,poi con il solito sprezzo del pericolo è salito su un “ruspone”(anche senza patente) ha iniziato a demolire.Non contento,dopo qualche giretto per Roma in cerca di microfoni e videocamere per rilasciare le solite paia di patacche,a sera non si è tenuto e ha sganciato la “bomba” alla Biscardi: VOGLIAMO LE PROVINCIE !!!!!!!

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Applausi a questi imbroglioni, bugiardi seriali, avevano giurato e spergiurato che mai avrebbero chiesto la fiducia in parlamento, ora la chiedono per zittire il dissenso interno. BUFFONI.BUFFONI.BUFFONI.BUFFONI.BUFFONI.BUFFONI

Il paradosso M5s. La fronda grillina voterà la fiducia ma spera che il decreto Sicurezza venga bocciato dalla Consulta. Il governo pone la questione di fiducia. I leghisti sono tutti schierati, assenti molti pentastellati. Delrio avverti i 5Stelle: “Fiducia per chiudervi la bocca”

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SIAMO IN MANO A DEI COGLIONI:La discussione a tratti diventa paradossale. Ecco cosa si sente esclamare in Aula: “Manteniamo delle perplessità sul decreto Sicurezza. Il dibattito sull’immigrazione è preoccupante. Tocca alla Consulta garantire un equilibrio”. Non sono parole che arrivano dai banchi dell’opposizione bensì da quelli del Movimento 5 Stelle. O almeno, da quella fronda grillina che si appresta a votare la fiducia ma che conserva la speranza che il provvedimento targato Matteo Salvini venga bocciato dalla Corte Costituzionale. Ci si trova dunque davanti a un ribaltamento totale della logica politica.Ma cosa hanno fumato questi ridicoli bulli ignoranti.

Quindi votano la fiducia solo per le poltrone. Prima di arrivare alla Consulta c’è un altro passaggio, la firma del Capo dello Stato che di fronte a palesi indizzi di incostituzionalità dovrebbe rinviarla alle camere.

SETTARO GRULLO pare che i tuoi padroni abbiano fatto campagna elettorale proclamandosi diversi in tutto dai precedenti, ora, alla prova dei fatti è palese la truffetta elettorale attuata. Qua quara qua nella manovra finanziaria, ridicoli nelle opere pubbliche, scandalosi sulla c.d.onesta. Tu che li hai votati un po’ di vergogna la provi? Si? Beh dovresti

Quelli che c’erano prima hanno avuto la dignità di non urlare e spergiurare, questi sarebbero dovuti essere gli hontesi di parola, quelli del cambiamento, circola il video della pesciarola cavernicola che urla in parlamento, bugiardi, mentitori seriali, tutta la loro azione si fondata sulla menzogna.Spero che qualche giornalista (con la “schiena dritta” come ripetono sempre i grillini) vada dalla TAVERNA e le faccia vedere il filmato dove tuonava contro i voti di fiducia del precedente governo per zittire le opposizioni…. Qui siamo all’assurdo, addirittura per mettere a tacere la maggioranza stessa…La fronda dei vigliacchi si appresta a votare sperando che altri gli levino le castagne dal fuoco. A cosa servono se non sanno nemmeno decidere con la loro zucca?

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Boschi: “Spero che il padre di Di Maio non viva la gogna che ha subito il mio per colpa di M5S”

Boschi: “Spero che il padre di Di Maio non viva la gogna che ha subito il mio per colpa di M5S”

 

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Anche Maria Elena Boschi commenta la vicenda che ha travolto Luigi Di Maio e soprattutto suo padre, Antonio Di Maio. Dopo la dichiarazione di un ex dipendente dell’azienda Di Maio di aver lavorato per due anni in nero, pubblicata dal servizio de Le Iene, le polemiche sono state tante. Boschi: “Le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto vivere a mio padre e alla mia famiglia”.

Sulla vicenda Di Maio arriva anche il commento di Maria Elena Boschi, una delle persone che ha subìto di più la strumentalizzazione delle colpe dei genitori portata avanti dal Movimento 5 Stelle negli ultimi anni. In merito alla denuncia dell’ex dipendente dell’azienda di famiglia Di Maio, Salvatore Pizzo, che ha accusato il padre del vicepresidente del Consiglio di averlo fatto lavorare in nero, si sono già esposti molti esponenti della politica italiana e non solo. Come è già stato sottolineato, le colpe del padre di Di Maio non dovrebbero ricadere direttamente sul ministro del Lavoro, a meno che non sia evidentemente coinvolto. E tenendo conto del fatto che nel 2009 e nel 2010, gli anni in cui Salvatore Pizzo ha lavorato per Antonio Di Maio, il leader pentastellato non possedeva l’attuale percentuale dell’azienda, i fatti, gravi, sarebbero da accreditare solo ad Antonio Di Maio. In realtà, i commenti emersi dopo il servizio de Le Iene sono tanti, e sono riferiti in particolare a tutte le parole che Di Maio ha speso negli anni contro la Boschi e contro Renzi, proprio per le questioni legate ai loro genitori. Come una ruota che gira, oggi è il turno Di Maio a dover prendere posizione per le accuse rivolte a suo padre.

Quindi, la deputata del Partito Democratico ha deciso di porgere un augurio al padre di Di Maio e con un video, pubblicato sul suo profilo Twitter, ha detto: “Vorrei poter guardare in faccia il signor Antonio Di Maio, padre di Luigi di Maio, ministro del lavoro nero e della disoccupazione di questo Paese. Vorrei poterlo guardare negli occhi e dirgli: ‘Caro signor Di Maio, le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto vivere a mio padre e alla mia famiglia. Lei, signor Di Maio, è sotto i riflettori per delle storie davvero brutte: lavoro nero, incidenti sul lavoro, sanatorie e condoni edilizi. Mio padre è stato tirato in mezzo ad una vicenda più grande di lui per il cognome che porta e trascinato nel fango dalla campagna creata da suo figlio e dagli amici di suo figlio. Caro signor Di Maio, le auguro di dormire sonni tranquilli, di non sapere mai che cos’è il sentimento di odio che è stato scaricato addosso a me e ai miei, di non sapere mai che cos’è il fango dell’ingiustizia che  ti può essere gettato contro perché, caro signo Di Maio, il fango fa schifo come fa schifo la campagna di fake news su cui il Movimento 5 Stelle ha fondato il proprio consenso. Io continuo a fare politica solo per la mia nipotina, perché possa sapere che la sua è una famiglia di persone per bene. Le auguro, signor Di Maio, di poter dire lo stesso della sua, anche se mi rendo conto che ogni giorno che passa per voi diventa più difficile”.

 

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Sono due no tre le cose per cui Di Maio è diverso DAL RESTO DEL UMANITÀ ma quello che si evidenzia e la bugia incorporata nel Dna.

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Sono due no tre le cose per cui Di Maio è diverso dal resto dell’umanità:

1- Ride sempre, anche se gli cascasse un mattone in testa. Probabilmente è un insegnamento della Casaleggio: se il capo sorride, è contento, vuol dire che tutto va bene. Quindi lui sorride, sempre.

2- Ha la bugia incorporata nel Dna: abbiamo eliminato la povertà. Non era riuscito nemmeno a Gesù, che infatti non si è mai spinto così avanti. Ma non era Di Maio.

3- L’ultima bugia è la più clamorosa: sono già in stampa sei milioni di tessere per il reddito di cittadinanza.

In realtà, nemmeno una. Gli enti interessati, a partire dall’Inps, nulla ne sanno. Dentro al ministero non è stata compilata alcuna pratica. Non si sa chi sarebbe il misterioso stampatore e chi lo pagherà mai, visto che non esiste alcuna delibera in proposito.

Ma allora perché ha detto una cosa così palesemente falsa?

Per una ragione molto semplice. Sente che il reddito di cittadinanza gli sta scivolando dalle mani, e allora ha buttato lì “stiamo già stampando le tessere” per dire “tranquilli, tutto a posto”.

In realtà, niente è a posto e gli sta scivolando dalle mani anche il Movimento. Non solo la Lega è molto più avanti, ma contro i 5 stelle sta per scatenarsi una sorta di furia del Nord.

Il 3 dicembre a Torino ci saranno gli stati generali della Confindustria: finora hanno aderito 1500 imprenditori, ma le adesioni proseguono. Si tratta della più grande riunione di imprenditori mai avvenuta in questo paese. E è esattamente contro i 5 stelle e tutti i loro no. Questi che si riuniscono vogliono la Tav e tutto il resto. Vogliono un Nord produttivo inserito in Europa.

Di Maio e i suoi sicofanti diranno che questi sono i poteri forti, gli uomini degli affari. Probabile, ma sono anche quelli che danno lavoro a 15 milioni di italiani e uno stipendio alla fine di ogni mese.

Comunque, basterà attendere il 13 dicembre, a Milano questa volta, e Di Maio riceverà una seconda sberla dalla quale forse non si riprenderà mai più: manifesteranno gli artigiani del Nord Est. Gli organizzatori dicono che sono già stati prenotati 1200 pullman. Se anche solo la metà sarà confermata, sfileranno decine e decine di migliaia di artigiani (forse anche 50 o 100 mila). Anche in questo caso c’è un filo comune: basta con tutti i No dei 5 stelle, vogliamo lavorare. E sostenere che gli artigiani veneti sono “poteri forti” sarà dura.

Ma non è finita. Il centrodestra a trazione Salvini è già oggi in grado di fare un governo da solo, mandando a casa i 5 stelle. Per ragioni politiche è possibile che si tiri avanti fino a febbraio-marzo, poi la tagliola della Lega potrebbe scattare: crisi di governo, nuove elezioni, 5 stelle all’opposizione e in caduta libera. Fine dell’avventura. Le sciampiste torneranno a fare le sciampiste, gli altri sul divano di mamma.

Senza reddito di cittadinanza, ovviamente.

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Pd, tra apprendisti stregoni e accampamenti: 6 mesi per ripartire, se Renzi ci crede

La sera del 16 marzo, all’assemblea del mio circolo, ho deciso di restituire la tessera del Pd. La quarantasettesima, considerando il vecchio albero, la dodicesima dal Lingotto.

Non cambio il mio orientamento per un nuovo riformismo. In quella casa, con Emiliano, Cuperlo, Orlando, semplicemente, non posso più starci. Diventerei, nei fatti, nemico delle mie idee.

Un vecchio amico e compagno, tra gli unanimi che mi invitavano a desistere, mi ha suggerito una moratoria di due settimane dicendomi: aspetta almeno il referendum che si farà tra gli iscritti per decidere il sostegno a una soluzione presidenziale.
Tanta ingenuità mi ha commosso e confesso che sono stato tentato.

Non si farà nessun referendum. Questa genia teme, come il diavolo l’acqua santa, un pronunciamento della base che li sconfesserebbe, ancora una volta, irrimediabilmente, dimostrando che il ‘dimesso’ è ancora saldamente in comando.

Hanno costruito la segreteria con tutti dentro e la benedizione di un fine dicitore che ha indicato nella “regia del Colle” il nuovo segretario. Questo è quello che faranno: disporsi in fila, todos caballeros.

Scrivo questo post, veramente lungo, per dare pubblicamente ragione della mia decisione. Dolorosa ma necessaria.

L’attuale reggenza del Pd chiama i militanti al rito tanto frusto e periodico quanto puntualmente inetto della riflessione post factum e non rivendica l’orgoglio di aver difeso la ragione e di aver salvato il Paese dal fallimento, di aver proposto una riforma istituzionale in grado di mettere in sicurezza il sistema democratico, di aver dato all’Europa, da soli, dopo tanto parlare di radici cristiane, un esempio di umana solidarietà. La nozione di interesse nazionale si sposta dal suo valore essenziale e si muta in salvaguardia delle personali carriere.

Il lessico di questi giorni è invece tornato ad essere quello del 2008 all’indietro. Continuando così, il Pd si dileguerà come neve al sole. Déjà vu, dice Orfini, l’unico a non sbracare in questa Caporetto organizzata e annunciata. Assieme a quella splendida compagna che è Teresa Bellanova.

Io ci parlo ogni giorno con i disoccupati, gli evasori, i lavoratori in nero, i commercianti senza scontrini, gli immigrati super sfruttati. Ma parlo anche con quelli che lavorano e faticano a 1000 euro al mese, con quelli che pagano le tasse, che rispettano le regole, creano, espatriano e che hanno tirato la carretta della ripresa. Ditelo a questi che hanno votato Pd, convintamente, che volete riflettere sui contenuti proposti nel governo d’emergenza. Che bisogna capire chi picchia o spara a un diverso e dare il premio ai disoccupati disorganizzati del sud. Perderete loro e non conquisterete mai nessuno degli altri.

Di più – ed è questa l’essenziale ragione del mio disagio – il Pd ha perso , per malinteso democraticismo, l’etica della comunità che prevede luoghi e tempi della discussione, ma una volta deciso, non tollera la pratica della divisione.

Così è un attrezzo inservibile nel passaggio rischioso del ripetersi degli stalli istituzionali ai quali ci hanno condotto 40 anni di scelte rinviate nella riforma istituzionale.

Se questo Pd , alla prima violenta reazione della conservazione, pensa davvero che bisognava fare come la Lega nel cavalcare la paura e come i 5Stelle nel promettere reddito ai nulla facenti , vuol dire solo che tre primarie e due congressi sono passati come acqua su vetri sporchi di grasso. Vuol dire che il suo gruppo dirigente nazionale e diffuso non ha nessuna fondata e metabolizzata analisi dello stato delle cose. Vuol dire che non ha capito nulla di quel 41% all’europee e al referendum. Su entrambi i versanti, sicurezza e welfare il Pd è, nella sua burocrazia diffusa, prigioniero di concezioni vecchie, stantie, superate. Che trema ogni volta che sente invocare la tolleranza zero nella violazione della legalità e spaccia per progetti di solidarietà le pratiche parassitarie dei lavori socialmente utili sulle quali è ingrassato il cacicchismo nel sud.

Ce lo dice Macerata! Ce lo dice la Puglia! E il voto degli italiani all’estero – dopo tutta la retorica dei cervelli cosmopoliti in fuga – e il voto dei centri urbani di Milano, Torino, Firenze, Roma , questi non ci dicono niente? Questi è meglio sottacerli? Siamo un partito progetto o un supermercato?

Matteo Renzi, l’Antipatico, lui ha ammesso l’errore: non aver mantenuta la barra della coerenza, nelle sue analisi e nella sua condotta, dopo il Referendum. Da rottamatore ha fatto un passo indietro. Ma è errore tattico non strategico. Temporeggi pure, con un occhio ai suoi sostenitori: che non si disperdano intorno ai vecchi idoli.

Ma la domanda che pongo a tanti come a me è: quando si è avvitato il sistema? Quando l’arroganza delle oligarchie e le pratiche clientelari corruttive hanno infranto ogni diga? Quando – per dirla con l’ineffabile – si è “coriandolizzata” (sic) la società civile? Con quale classe dirigente? Con quali maestri del pensiero? Quante prove di un fallimento che data venti anni occorrono per tenersi alla larga da questa gattopardesca e inetta classe dirigente?

Si avanzano stuoli di maestrine riflessive, mentre il sistema in loop conferma tutti i contenuti delle piattaforme elaborate dalla prima Leopolda. A pochi minuti dallo spoglio i vecchi e nuovi corifei della sinistra neocom e del fronte referendario del No , a una sola voce, salgono sul carro decisionista e consigliano/intimano al Pd, autodecapitatosi, di arrendersi . Sembra il comunicato di una Direzione strategica dormiente che rivendica, al posto della srl milanese, padrona del marchio, la linea politica.

Persone intellettualmente oneste dovrebbero inorridire di fronte a questa compagnia che qualcuno continua a definire di intellettuali. E cosa sarebbe mai un intellettuale se non un verificatore dei fatti? Questi, tutti questi, negli ultimi cinque anni – ma molti vengono da più lontano – i fatti li hanno falsificati, inventati, sovrapponendogli le loro macabre ideologie. E dunque l’appello al sostegno dei 5Stelle da parte di costoro è l’indizio più terribile della pulsione totalitaria che anima quel movimento . In confronto Casa Pound e FN sono congreghe di nostalgici in costume.

Neanche questo è stato sufficiente all’intimorito gruppo dirigente del Nazareno, per fare uno scatto nell’orgoglio di partito.

Non si superano i passaggi cruciali con il codismo. Il codismo procura qualche strapuntino, non prepara rivincite. I passaggi cruciali si affrontano con un partito che sappia esprimere con la sua iniziativa “un grado di previsione” che dia fiducia ai pilastri portanti del futuro.

Non offre il capro espiatorio a folle di manipolati ed eterodiretti.

Dal 4 marzo tutta la rappresentazione per giungere a una qualche soluzione nella governance diventa pedagogica e vale incomparabilmente più di mille proclami.

Questi apprendisti stregoni che giocano al cialtrone in chief statunitense, senza averne le miniere e le ricchezze in loco per gridare “America first”, non hanno altra strada che allearsi e dare una tale sgangherata e disastrosa prova di sé, da valere mille Appendino e mille Raggi nella vaccinazione politica di massa.

È il prezzo da pagare a un ventennio che con il berlusconismo e l’antiberlusconismo ha bruciato ogni senso dello Stato, ha fanatizzato plebi inermi, ha lasciato il campo agli incendiari.
Il suicidio è pagare più del dovuto a questo tornante della storia, come qualcuno vorrebbe fare.

Se, Lega e 5 Stelle, invece, si tirano indietro, non avendo i polsi per governare congiuntamente con la verifica delle loro false promesse, si abbia il coraggio di convocare i comizi elettorali per un’Assemblea Costituente che ci dia una nuova Costituzione e una governance certa e duratura. Si tagli corto con tutti gli imbroglioni paludati e accademici, falsificatori di fatti, che calcano le scene da 40 anni.

A Roma dicono: “Te regge la pompa?”

Leggo citazioni di Cincinnato, di Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore e, anche, del Mao della lunga marcia. Si evocano dunque figure di condottieri che furono in grado di uscire vittoriosi da situazioni date irrimediabilmente per perdute. Ognuno dei citati aveva molto coraggio e fiducia nella ricognizione dei dati permanenti del terreno, della soggettività, del pensare al di là. Io scorgo uno solo che abbia qualche talento e il coraggio necessario per essere all’altezza dei tempi.

Chi è il leader

Anche a me piace evocare una qualche metafora che alluda alle strade che portino a far prevalere il senso comune ragionevole che appare, al momento, umiliato e battuto.

E la mia metafora è quella degli accampamenti.

Sono sparsi un po’ dovunque, dalle Alpi ai Lilibeo e anche extra moenia.

C’è innanzitutto l’accampamento principale, quello che ora è retto dal buon Martina. Resiste con la bandiera dell’opposizione ai conciliaboli che si tengono nelle tende dei vari generali. Ma assiste, imbelle. alla sguaiata epifania traditrice di un Emiliano, alla inettitudine debilitante di un Cuperlo, al corruttivo doroteismo di un Orlando. Un accampamento destinato, se non si libera dei cavalli di Troia, ad avere più generali che divisioni. Non vi ingannino le adesioni eccellenti – c’è una dote di sette milioni e mezzo di elettori e qualcuno pensa che a Matteo Renzi si possa sostituire Renzo Mattei – la realtà invece, dopo le prime debolissime reazioni è che l’emorragia dal basso, di chi ha visto mortificato il suo impegno dal quotidiano picconamento dei suoi presunti compagni di partito, senza che vi si opponesse una decisione, è costante. Di più, lo sventolio dell’opposizione a Salvini-Di Maio è un falso scopo per tenere buona la base sul punto di fare le valigie: quello che gli stremati generali in tenda realmente auspicano è il manifestarsi della “regia del Colle” per accodarsi con compunto sussiego. La fine della politica e del Pd.

C’ è l’accampamento dei laici radicali, europeisti senza se e senza ma, un po’ troppo tecnocratici, magari, sempre un po’ supponenti, ma decisi a non arrendersi agli eserciti barbarici convergenti da Nord e da Sud.

C’è l’accampamento dei Sindacalisti Liberi. Liberi dalla gabella corporativa, curiosi del futuro, tempratesi in quel di Taranto e di Piombino, nelle crisi aziendali, nella vincente ristrutturazione della Fiat, sempre più distanti dalle fumisterie inattuali del secolo passato.

A fianco, enorme e operoso, c’è l’accampamento dei Volontari, laici e cattolici. Una riserva strategica di altruismo e di coscienza civile. Da non confondere con quella mutualità di secondo tipo che è servita a drenare appalti e ad alimentare caporali e clientele o a farsi partitini ideologici in proprio , accampati intorno alle faglie di crisi, invitati nei salotti televisivi a pontificare sui loro Risiko all’amatriciana.

C’è il piccolo accampamento di tende rosse socialiste e di tende bianche, moderate, centriste, cattoliche . Meno numerosi delle bandiere che sventolano ma intellettualmente onesti e leali compagni di viaggio.

C’è l’accampamento di Pizzarotti, autentico interprete delle ragioni dei cittadini mobilitatisi contro il fallimento del feudalesimo partitocratico ma non succubi del totalitarismo di tipo nuovo. Nei Games of Throne sarebbero le truppe dei “secondi figli”. È, a torto molto sottovalutato, ma avrà meriti in un futuro molto prossimo.

C’è l’accampamento di Tosi il leghista pragmatico,ex amministratore di un territorio laborioso, che ha sperimentato la pesantezza delle burocrazie regionali. Lui sì una costola, ma del produttivismo infaticabile e creativo del Nord.

C’è l’accampamento degli Scampati. Quelli liberatisi da tutte le soggezioni ideologiche. In crescita e in attesa, con l’attitudine tipica dei cinici che ne hanno viste di cotte e di crude. Molti di questi non sono neanche andati a votare: gli è basto il rinculo del 5 dicembre 2016 per dire: “Ah, sì, avete scherzato”.

C’è l’accampamento dei Millennials dove uno vale per il merito di ciascuno, che ascoltano Jack Ma ed Elon Musk in inglese, inventano app, sognano viaggi interplanetari, curano la bellezza italiana in tutte le sue forme e guardano ai fratelli più grandi oltre confine senza timori e con ottimismo.

Chi ha a cuore il riformismo democratico e la patria deve seguire con cura questi accampamenti e lavorare a radunarli in un solo esercito. Senza ansia e senza correre ma con grande determinazione, liberandoli dei piccoli e grandi detriti che li frenano. Una nuova sintesi è di nuovo possibile. Oltre quel fatidico 41%.

Ma non la faranno mai i caminettoformati. Hanno la faccia tosta di presentare come leader del futuro (Zingaretti, ndr) un quadro del passato, che ha regnato a Roma nel periodo in cui si è sviluppato, fino a trionfare, il sistema consociativo di Buzzi e della terra di mezzo. Memorie corte.

Tempo al tempo. Lavoriamo a concentrare tutta la nostra intelligenza, coraggio e creatività sugli appuntamenti prossimi venturi quando sarà chiaro anche alle pietre dove risiede la rovina dell’Italia e che non si dà un’altra strada democratica se non quella di una grande riforma. Merkel e Macronnon ci faranno sconti: il precipizio del default, peggiore dei drammi della brexit inglese.

Naturalmente i miei suggerimenti li rivolgo, oltre che a me stesso, al neosenatore Matteo Renzi. Vada in ciascuno di questi accampamenti: è l’unico che ancora può entrarvi senza danno. Si sieda intorno ai loro fuochi, e ascolti. Dodici mesi buoni per prepararci agli appuntamenti decisivi con una grande riforma e facce nuove, tante e soprattutto di donne e di giovani.Nel frattempo mi sono iscritto a La Republique – En Marche Sezione di BRESCIA.

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IERI LA BORSA E LO SPRED HANNO REAGITO BENE DOPO LA RETROMARCIA DEL GOVERNO GIALLOVERDE SUL deficit al 2,4.ora servono i fatti e Bruxelles vuol vedere le carte.

Risultati immagini per Bruxelles vuole le carteBruxelles vuole le carte: se il governo di Roma vuole evitare la procedura, presenti una revisione del documento bocciato. La Commissione non è interessata allo scontro ma già giovedì 29 sull’Italia parla il comitato economico dell’Ecofin. Ora che il governo di Roma dice di voler rivedere al ribasso il deficit al 2,4 per cento contenuto nel documento programmatico di bilancio bocciato dalla Commissione europea, a Bruxelles aspettano le ‘carte’. Se il governo gialloverde fa sul serio, se vuole fermare la procedura di infrazione ‘apparecchiata’ contro l’Italia, dovrà presentare una revisione del documento bocciato. “Il dialogo continua a tutti i livelli”, fanno sapere dall’entourage del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker che sabato sera, insieme ai commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, ha ricevuto a Bruxelles il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, accompagnato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria.

Ma i sboroni GIALLOVERDI SONO CONVINTI CHE L’EU SIA AL AMMAZZA CAFFÈ.

Davvero voi pensate che sia la Commissione Europea ad essere all’ammazza caffè? Ma non vi rendete conto che se i commissari europei hanno imboccato con decisione questa strada della procedura d’infrazione è perché hanno le spalle coperte da un consenso generalizzato a livello di ministri delle finanze e di premier/cancellieri/capi di stato europei?? Aprite gli occhi e smettetela di dar retta ad una assurda propaganda che vi fa credere che l’Italia contro tutti vincerà, non è così.
D’altronde perdonatemi se davvero la Commissione Europea fosse alla canna del gas come mai Salvini e Di Maio avrebbero abbassato i toni ed aperto ad una revisione al ribasso del rapporto deficit/pil?
Potevano decidere semplicemente di continuare a fottersene ed accelerare sull’approvazione della Legge di Stabilità. Ed invece tutto resta ancora vago, ovunque girano bozze di revisione dalla dubbia autenticità che i vari esponenti di governo italici sventolano a favor di telecamere senza però svelarne e diffonderne il contenuto.
Poche voci di corridoio, molte dicerie e pochi fatti e documenti certi. Ancora tutto sembra in movimento e già questo dovrebbe far riflettere in molti..

I sboroni gialloverdi: la UE ah hanno il consenso effettivo di Benelux e Malta. L’Austria è costretta a stare dalla loro parte essendo una colonia bancaria della Germania. Noi abbiamo il consenso di USA, RUSSIA e UK. Vuoi mettere?

Ok continuate con la favolina del “consenso” di Putin e Trump…Dei sorrisini del dinamico duo non ce ne facciamo una beneamata. Putin e Trump non stanno investendo un cent sul nostro debito pubblico.Se la rotta la si era cambiata 2 mesi
fa, avremmo risparmiato qualche miliardo ! Comunque, mentre a troppi Italiani sono sufficienti chiacchiere che parlano di buona volontà, la Commissione vuole impegni
nero su bianco !!!….Dopo quanto accaduto, è il minimo!!! aggiungerei che da quando è nato questo governo la vulgata preferita è stata quello dello scontro verbale sempre più feroce con le istituzioni europee e con la Francia e la Germania. Sono mesi ormai che assistiamo a questo spettacolo dell’Italia contro tutti, quasi fosse un onore avere tanti, anzi tutti, nemici. Si badi bene che i primi ad alzare i toni contro siamo stati noi in particolare Salvini e la Lega per pura valutazione di opportunità politica. Lo sanno tutti che la Lega ha una strategia politica continentale, per me sbagliata e da contrastare, ma chiara ed esplicita, mentre purtroppo il M5S in Europa non ha ne voce ne strategia e tenta goffamente e disperatamente di tener dietro alla Lega provando qua e là ad acquistare visibilità smarcandosi dalla sua ingombrante presenza.

Se trattasi di bluff o meno lo sapremo tra poco. Ricordo che l’Italia per costituzione deve approvare la legge di stabilità per l’anno 2019 entro la fine di quest’anno altrimenti scatterà l’esercizio provvisorio e ti saluto “quota 100” e pensioni e reddito di cittadinanza!

E, arriverà Weber (a confronto Juncker è un tenerone..) e non cambierà nulla.
Continuate con la solita manfrina del “cambia tutto”, ma l’unica cosa cambiata in Europa è il fatto che l’Italia è sola come un cane.Il cammino per “Canossa” è intrapreso !
Bene fa la Commissione Europea a non fidarsi, visti i soggetti. Quello che dicevo si sta avverando. altro che gli 0, di Salvini, servirà bene altro e questo arriverà. Garantito !

Visto che il solo accennare ad una “ragionevole rimodulazione” della manovra finanziaria ha, fortunatamente, comunicato che la borsa riprende fiato e che lo spread diminuisce a beneficio di tutta l’economia e soprattutto a beneficio che una reale speranza per i meno abbienti si avveri in ripresa e nuovi lavori. E non credo che i nostri saranno tanto incoscienti da non valutare bene quello che stanno facendo, visti i dati reali. E come dicevo, alla fin fine, la montagna partorirà il topolino. Il popolo sovrano dovrà attendere ancora qualche DECINA anni prima di vedersi soddisfatto nelle promesse demagogiche dei due sovranisti all’amatriciana !

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